Il nobel Amartya Sen a Bolzano il 23 maggio

Il livello del reddito è un indicatore sufficiente a valutare il benessere della società? No, secondo l’economista indiano Amartya Sen che con i suoi studi su etica ed economia ha messo in discussione l’affidabilità del Prodotto interno lordo (PIL) come indicatore del progresso economico e sociale di un paese. Per misurare lo stato di salute delle nazioni, il docente di Harvard suggerisce un approccio più ampio che consideri parametri diversi per le nazioni ricche e per quelle in via di sviluppo, ma anche per esempio per l’America e per l’Europa, poiché sono le esigenze della popolazione a essere diverse. Per questo contributo ha ricevuto il Premio Nobel per l’economia nel 1998.

Sen sarà a Bolzano per un incontro pubblico il 23 maggio alle ore 18 nella cornice della rassegna “Incontrando i Premi Nobel” organizzata da Eurac Research e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano.

«Il livello di reddito non esprime aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità pacifica e libera dal crimine». Le parole di Amartya Sen spiegano perché il PIL non si possa considerare un indicatore sufficiente a valutare la qualità della vita delle persone. Nelle teorie economiche di Sen, l’utilitarismo basato sull’appagamento dei desideri del singolo, deve lasciare il posto a un sistema fondato sul rispetto dei diritti civili, attento alla salute e all’istruzione delle persone. Si tratta di un sistema basato anche sulla solidarietà tra paesi ricchi e paesi in difficoltà, un aspetto che si scontra con l’atteggiamento di chiusura di molte nazioni che caratterizza questo periodo storico.

«La ricerca scientifica può avere un ruolo chiave nel trovare un equilibrio tra la crescita e la qualità della vita delle persone: si pensi alla sempre più frequente contrapposizione tra lo sfruttamento delle risorse naturali e la tutela del territorio in ambiti come il turismo o lo sviluppo industriale» spiega Roland Psenner, presidente di Eurac Research. Ma la ricerca può contribuire al benessere anche in altri ambiti: può elaborare modelli di convivenza sociale che garantiscano il rispetto dei diritti civili ai gruppi minoritari e l’accoglienza ai migranti, o contribuire a migliorare le condizioni di salute della popolazione grazie a studi epidemiologici al fianco delle strutture sanitarie pubbliche. «Riflettere sulle posizioni di Sen ci aiuta a capire come il nostro lavoro non debba mai perdere di vista i bisogni della popolazione, perché il successo economico perde il suo valore in una società che non sta bene» conclude Psenner.

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