Guida alle opere d'arte NFT "made in Alto Adige"

“Parla l’inventore degli NFT: non vi preoccupate, nemmeno io c’ho capito un c…” ironizzava un noto giornale satirico online, captando un sentiment collettivo: da un paio d’anni si parla molto di NFT  in relazione al mercato dell’arte, anche se spiegare di cosa si tratta non è semplicissimo. Come noto, NFT è l’acronimo di non-fungible token (gettone non fungibile): un codice unico e insostituibile, una specie di firma, che si lega indissolubilmente ad un oggetto digitale– un brano musicale, un video e naturalmente un’opera d’arte digitale- attestandone l’autenticità. Il sistema che garantisce la sicurezza e la non modificabilità di questo legame è chiamato blockchain (ne avevamo parlato qui). Esploso nel 2021 con la vendita dell’opera d’arte dell’artista Beeple al prezzo di quasi 70 milioni di dollari, il mercato NFT, la cui corsa sembrava inarrestabile, ha subito una brusca frenata nel 2022 (con gli scambi scesi a 400 milioni di dollari nel novembre 2022, rispetto ai 17 miliardi di gennaio). Mentre gli esperti considerano il crollo come un fisiologico ridimensionamento, gallerie, musei e artisti famosi si sono o si stanno approcciando a questa tecnologia. Tra i primi il celebre artista britannico Damien Hirst, con la sua serie di NFT “The currency” lanciata nel 2021. Ma la febbre da NFT ha contagiato anche le collezioni d’arte del Vaticano, mentre è di pochi giorni fa la notizia che la Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea a Roma ha lanciato la prima collezione inedita di 10 opere NFT, in collaborazione con l’ex-designer Martí Guixé.

Vista la portata del fenomeno, ci siamo chiesti se l’onda lunga dell’ NFT abbia lambito anche l’Alto Adige. Abbiamo iniziato una piccola indagine, che comincia con Lisa Trockner, direttrice del SKB, Südtiroler Künstlerbund. “È un mondo parallelo, che si sta sviluppando e credo che diventerà sempre più parte della nostra realtà. anche se molti collezionisti fanno fatica, per loro è difficile accettare di pagare un prezzo per qualcosa di intangibile, che non puoi toccare – mentre le generazioni più giovani sono più aperte. E comunque questo è il futuro, basti pensare che una galleria come König ha una curatrice dedicata solo agli NFT ed hanno fatto anche delle mostre interamente virtuali” racconta Trockner. Gli artisti e le artiste che in Alto Adige si confrontano con questa tecnologia si contano però sulle dita di una mano. Tra questi, Arianne Streitberger giovane artista, laureata alla Facoltà di Design e Arti dell’Università di Bolzano ( “ariannearian” su IG), che dipinge le sue opere su ipad e le vende come NFT su Opensea, una delle principali piattaforme del settore. Per me l’iPad è come una “big canvas” (una grande tela, ndr), che porto sempre con me, mi dà un senso di grande libertà, ci dice Streitberger.

Un’opera di Arianne Streitberger, courtesy of the artist

In effetti, per un/una giovane artista agli inizi, la possibilità di realizzare- e vendere – le proprie opere in una dimensione digitale risolve diversi problemi, a cominciare dalla necessità di avere un atelier, con i relativi costi di affitto, fino all’acquisto dei materiali. Grazie all’NFT Streitberger ha così realizzato anche dipinti di grandi dimensioni – di 2 metri e oltre – formato che però non è semplice da visualizzare nei device correnti e comunque “anche se sicuramente questa dimensione parallela sarà parte del nostro futuro, l’esperienza con colori e pennello davanti alla tela è un’altra cosa, è molto più intensa”.
Lukas Mayr (Bolzano, 1994) sembra invece essere riuscito a conciliare perfettamente dimensione artistica fisica e universo digitale. Da un paio d’anni anche lui è presente e vende regolarmente le sue opere NFT sulla piattaforma Opensea (su Facebook, IG e YouTube come MyOneSphere). Aspetto interessante e insolito per il mondo dell’arte digitale è che Mayr è uno sculture e ha studiato l’intaglio del legno in Val Gardena. Il giovane artista declina quindi una tecnica tradizionale-e a rischio tradizionalismo- in un medium e con un approccio totalmente innovativo. Ma Mayr ci confessa di “amare gli estremi”: crea sculture enormi e pesanti anche diverse tonnellate, in legno, o cemento, che modella con le sue mani e che poi traspone nell’ineffabile dimensione digitale.

Lukas Mayr al lavoro. Foto Werner Dejori

Le sculture si ispirano alle forme primordiali della Venere di Willendorf e intendono lanciare un messaggio di speranza, far germinare positività, attraverso vie innovative. Così racconta il processo creativo Mayr, per cui fisico e digitale non sono due mondi rigidamente separati, ma i terreni su cui germina e scorre il flusso della sua energia creativa “Dopo aver lavorato le sculture a mano, le passo in uno scanner 3D e creo un gemello della scultura tridimensionale. Insieme all’architetto Matthias Ausserer, con cui collaboro, modifico ulteriormente questa scultura gemella, che diventa un NFT: insomma, nel digitale porto avanti l’idea, l’ispirazione che ha guidato l’opera d’arte iniziale”. L’NFT sembra essere un’incredibile cassa di risonanza delle sue possibilità creative, in un ciclo potenzialmente illimitato.

Lukas Mayr con la scultura “Venus” esposta a Chiusa. Foto Michele Franciotta. La scultura di cemento misura  300 x 220 x 180 cm e ha impegnato l’artista per un anno e mezzo di lavoro.

Mentre l’artista ci accompagna nel mondo del Metaverso, MetaMask, wallet e cripto valuta, emerge quanto questo universo parallelo sia il contrario di un mondo virtuale in cui esistono copie infinite di immagini e opere d’arte, anzi sia invece molto organizzato e tracciabile in ogni passaggio, quasi rigido: “in realtà, proprio in un momento in cui si sta diffondendo l’intelligenza artificiale, per chi crea contenuti l’NFT sarà l’unico modo per dimostrare chi è il creatore dell’opera. Certo chiunque può scattare una foto mia scultura e diffonderla, ma solo io risulterò come l’autore, colui che l’ha originata”. Generalmente le opere NFT vengono acquistate con la cripto valuta Ethereum, ma Mayr ci spiega che se si conosce l’acquirente ci si può accordare anche per una transizione bancaria “classica”.

Una delle “trasformazioni” della Venus come scultura. Foto Werner Dejori

Anche se il giovane sculture riesce a vendere le sue opere come NFT (nel 2022 una singola scultura è arrivata a 10.000 Euro) ammette che le vendite di sculture “reali” sono molto di più “perché molti ancora non lo capiscono e servono ancora dei passaggi mentali. Credo che la difficoltà sia nel fatto che per entrare in questo mondo occorre essere ancora esperti, non è alla portata di tutti. Ma se le grandi ditte inizieranno a integrarlo nella quotidianità, come WhatsApp, la diffusione sarà velocissima”, ci racconta. Nel frattempo, chi non vuole avventurarsi nel Metaverso, trova la sua “Goldene Venus” -12 tonnellate di peso e 3 metri di altezza- a Chiusa.

(continua)

Caterina Longo

Immagine in apertura: La “Goldene Venus” di Lukas Mayr come NFT (1920 x 1080) , courtesy of the artist.

 

 

 

 

 

 

 

 

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