
Giorno della memoria, il programma. Kompatscher: «Non sia solo data sul calendario»
Il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è stato proclamato “Giorno della memoria”, per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, di rom e sinti e dei deportati militari e politici nei campi nazisti. Ma se non si approfondisce la conoscenza delle radici storiche e delle cause dell’Olocausto, anche il Giorno della memoria rischia di diventare un rituale, ammonisce il presidente della Provincia Arno Kompatscher: “Noi non dobbiamo ridurre quel ricordo a una data segnata su un calendario di celebrazioni. Pace, libertà e democrazia non sono valori scontati, che si conservano semplicemente con un ‘mi piace’ su facebook. Vanno difesi con i fatti e trasmessi come insegnamento per il domani.” Per questo, ribadisce il Landeshauptmann, “anche in Alto Adige, una terra che fa della convivenza la sua bandiera, l’attenzione va tenuta alta ogni giorno, anche quando riflettori e telecamere sono spenti. Ricordare sempre – senza indugi né revisionismi – significa riflettere su estremismi e xenofobia, promuovere la tolleranza e il rispetto degli altri, combattere ogni violazione dei diritti e della dignità della persona.”
Nel Giorno della memoria, Kompatscher osserva che “la memoria è una bussola che aiuta ad orientarsi nel presente. Non dimenticare ci aiuta a capire che oggi, in una fase di smarrimento dell’Europa, le forme di integralismo rischiano di trasformarsi in forme di violenza. Questa memoria attiva – chiarisce Kompatscher – si deve tradurre in impegno concreto nelle sedi politiche, istituzionali, associative. Come stanno facendo le scuole dell’Alto Adige, dove la memoria storica trasversale è diventata elemento di un lavoro educativo continuo che coinvolge insegnanti, studenti, famiglie. Perché è essenziale spiegare ai giovani ciò che accadde settant’anni fa, metterli nelle condizioni di capire e aiutarli a distinguere il bene dal male, a non essere indifferenti.”
In questo contesto il Presidente guarda anche allo storico momento del prossimo 18 marzo a Bolzano, quando la Chiesa proclamerà beato Josef Mayr Nusser, “una figura simbolo”, condannato per la sua opposizione al nazismo e morto durante la deportazione al lager di Dachau. Infine Kompatscher rinnova il suo appello alla comunità locale: “Lavoriamo tutti assieme per respingere ogni forma di razzismo e pregiudizio, di emarginazione, di violazione del diritto alla patria, di ostilità e violenza verso chi è diverso, chi è in minoranza, chi è debole e indifeso. Vogliamo essere una società aperta, garanzia di un cammino libero verso il futuro.”
Ecco invece il programma delle celebrazioni previste dal Comune di Bolzano.
Cerimonia ufficiale
27.01.2017
Ore 10.15 in via Resia 80 – Ore 11.00 Cimitero Ebraico di Oltrisarco Ore 11.15 Cimitero Maggiore di Oltrisarco – Ore 11.45 Monumento alla deportazione di via Pacinotti
Ore 10.15
Deposizione di corone, in via Resia 80
In memoria dei deportati del Lager e dei Sinti vittime dell’Olocausto con breve lettura a cura del Centro
Giovanile “Villa delle Rose”
Ore 11.00
Deposizione di una corona al Monumento dedicato agli Ebrei della Regione, presso il Cimitero Ebraico di Oltrisarco.
Preghiera della Presidente della Comunità Ebraica
Ore 11.15
Deposizione di una corona al Monumento di Manlio Longon presso il Cimitero Maggiore di Oltrisarco
Ore 11.45
Deposizione di una corona al Monumento alla deportazione di via Pacinotti
Via Resia 80 . L’ex Lager
Il Lager nazista di Bolzano o Pol. Durchgangslager Bozen si trovava nell’odierna via Resia (civico 80), al margine del quartiere operaio delle Semirurali. Fu in funzione dall’estate 1944 agli inizi di maggio del 1945. Vi confluirono civili arrestati per ragioni soprattutto politiche; numerosi anche gli ostaggi familiari e i deportati per motivi razziali (ebrei e nomadi). Non si conosce il numero esatto dei deportati nel Lager di Bolzano; fonti cartacee indicano la cifra di 11.000 immatricolazioni. Tuttavia, dalle testimonianze sappiamo che non tutti i deportati qui venivano immatricolati, e quindi forse il numero complessivo dei deportati sarebbe superiore.
Cimitero Comunale, settore ebraico. Il Monumento
Inaugurato nel 2004 dalla Comunità Ebraica di Merano, fu realizzato grazie alla raccolta di fondi “Ein Stein für” del quotidiano Dolomiten. Esso è opera dell’artista romana Ariela Böhm e consiste di due prismi a sezione triangolare collocati l’uno sopra l’altro; uno dei 9 volti sul prisma superiore ricorda la piccola Olimpia Carpi, a cui la Città di Bolzano ha dedicato un parco giochi per bambini. Accanto, una stele riporta i nomi dei 96 cittadini di religione ebraica residenti in Trentino Alto Adige, deportati e uccisi dai nazisti. Tra le tombe del cimitero ebraico, cinque di semplice fattura ricordano uomini e donne ebrei uccisi nel Lager di Bolzano.
Cimitero Comunale, settore cattolico, riquadro M . La tomba di Manlio Longon e di altri
Manlio Longon (Padova 20.12.1911 – Bolzano 31.12.1944), direttore amministrativo della Società Anonima Italiana per il Magnesio e Leghe di Magnesio di Bolzano, era a capo del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) della città, il comitato clandestino che aveva lo scopo di organizzare la lotta di liberazione dal nazismo in Alto Adige. Longon fu arrestato sul posto di lavoro il 15 dicembre 1944 e, dopo due settimane di detenzione e interrogatori, fu ucciso dalla Gestapo nell’oderno Palazzo Alti Comandi di piazza IV Novembre. E’ medaglia d’oro al valor militare alla memoria. La sepoltura di Manlio Longon è affiancata da due lapidi. La lapide di destra riporta i sette nomi di De Gasperi Tullio, Ferrari Erminio, Adolfo Beretta, Gerolamo Meneghini, Decio Fratini, Romeo Trevisan, Walter Masetti:lavoravano in varie fabbriche della Zona Industriale di Bolzano. Nel dicembre 1944 furono arrestati per attività antinazista, rinchiusi nel Lager di Via Resia, inviati nel Lager di Mauthausen e di qui nel sottocampo di Gusen 2, da cui nessuno fece ritorno. La lapide di sinistra elenca invece 24 nomi di uomini, in gran parte deceduti nel corso degli scontri armati del 3 maggio 1945 a Bolzano.
Via Pacinotti Il Binario dei Transporte
Una fondamentale funzione del Lager di Bolzano è stata quella di trasferire nei Lager nazisti d’Oltralpe migliaia di civili italiani. Dalle testimonianze raccolte apprendiamo che dal binario di Via Pacinotti partirono molti dei 13 trasporti per i Lager nazisti d’Oltralpe, carichi di uomini e donne deportati nel Lager di Bolzano. Il primo trasporto partì il 5 agosto 1944, l’ultimo il 22 marzo 1945. I Lager di destinazione dei 13 trasporti furono: Mauthausen (5 trasporti), Flossenbürg (3), Dachau (2), Ravensbruck (2), complesso di Auschwitz (1).