Fraunhofer Italia per l'industria 4.0: quasi 5 milioni fino al 2018

La Provincia di Bolzano finanzia l’Istituto Fraunhofer con 4,9 milioni di euro per i prossimi quattro anni, dal 2015 al 2018, coprendo così il 40% dei costi operativi, il 100% degli investimenti e l’80% dei costi d’affitto. Obiettivo: collegare la ricerca all’industria, migliorare il trasferimento tecnologico. A Bolzano, città che ospita l’unica sede in Italia dell’istituto di ricerca tedesco, lavorano oggi 20 collaboratori che si occupano tra le altre cose di sviluppo dei prodotti, automazione, meccatronica e la cosiddetta “industria 4.0”, ovvero la combinazione fra prodotti, processi e tecniche comunicative e dell’informazione. Inoltre 31 studenti hanno avuto l’opportunità di uno stage.

La partnership è cominciata nel 2010, e oggi un convegno nella sede di Fraunhofer Italia è stata l’occasione per fare il punto e guardare avanti, con il direttore Dominik Matt, il direttore della Ripartizione innovazione, ricerca e università Maurizio Bergamini, il direttore di Assoimprenditori Alto Adige Josef Negri e il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher.

Dominik Matt e Arno Kompatscher

Dominik Matt e Arno Kompatscher

I settori di intervento: nella fase di startup il grande sforzo di Fraunhofer Italia è stato verso il settore dell’edilizia, con l’ambito di ricerca “Process Engineering in Construction” che ha coinvolto 12 aziende di piccole e medie dimensioni sviluppando metodi, strumenti e strategie innovative. Ora si punta a introdurre in queste imprese la digitalizzazione con tecnologie di informazione e comunicazione innovative, come BIM, Parametric Design e Virtual Reality. Il secondo ambito di ricerca è la meccatronica, “Automation and Mechatronic Engineering” e un terzo ambito è “Business Model Engineering”.

Per la Provincia l’obiettivo, anche sostenendo l’istituto, è di arrivare entro il 2020 a una spesa in ricerca e sviluppo pari al 3% del Pil. «Benessere e occupazione di un territorio – dice il presidente Arno Kompatscher – dipendono strettamente dalla forza e dalla capacità di innovare delle imprese e delle persone. Per favorire una crescita sostenibile, l’Alto Adige ha bisogno di incentivare la ricerca, ma non deve essere una ricerca fine a se stessa, bensì applicabile alle reali e concrete esigenze delle imprese».

Dominik Matt traccia il quadro del modello Fraunhofer in Germania: «Con 68 centri di ricerca e 23mila collaboratori – ha spiegato – riusciamo a sviluppare ogni anno un volume di ricerca pari a 1,9 miliardi di euro. L’obiettivo della sede altoatesina è quello di creare un ponte fra ricerca di base e applicazione nell’industria, ma anche di rafforzare la collaborazione fra area germanica e area italiana. Nei prossimi anni ci concentreremo principalmente sull’automazione intelligente, e sulla sua applicazione nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura, entrambi attraversati da una forte tendenza all’innovazione e alla digitalizzazione».

Per il direttore della Ripartizione innovazione, ricerca e università Maurizio Bergamini «per valutare la propensione all’innovazione di un territorio, non bastano le percentuali degli investimenti, ma occorre valutare anche il numero delle piccole e medie imprese innovative».

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