Fattura elettronica, benzinai sul piede di guerra: «Perdiamo soldi e tempo»

C’è l’innovazione digitale, sì, ma c’è anche l’impatto non sempre facile che, nel concreto, ha sulle persone che lavorano. Prendiamo il caso della fattura elettronica, partita il 1 gennaio 2019 tra i timori e i mugugni di partite Iva e commercianti. Un meccanismo gestito dall’Agenzia delle Entrate che non ha mancato di mostrare le prime, forse inevitabili, crepe.

Nel caso dei benzinai, che il 6 febbraio sciopereranno proprio per protesta contro la nuova applicazione, il sistema alla perdita di tempo somma quella di denaro. Con un guadagno che si assottiglia da 1,70 euro lordi al litro a 1,20 euro quando il pagamento avviene con bancomat o carta di credito.

Il perché è presto detto, e lo denuncia Confesercenti Alto Adige. «Sta accadendo ciò che avevamo previsto – denuncia il presidente di Confesercenti Alto Adige Federico Tibaldo – quando è stata introdotta la fattura elettronica. Una misura che sta mettendo in difficoltà i commercianti sia dal punto di vista economico sia per quanto concerne l’organizzazione del lavoro».

Ai distributori di carburante la fattura elettronica impone il pagamento con il pos – bancomat o carta di credito – in modo da rendere tracciabile la transazione collegata. Per l’esercente c’è già un costo: quello della commissione, che oscilla tra lo 0,4 e 0,8%. Costo che, indirettamente, viene imposto dallo Stato che si era detto pronto a restituirlo come rimborso. Qualche mese fa, però, la marcia indietro: rimborso cancellato.

Poi c’è la perdita di tempo, che poi si traduce in meno clienti da servire. Ogni nuovo cliente deve essere abbinato al codice unico con inserimento dei dati anagrafici, fiscali e aziendali in un portale di gestione che costa tra i 200 e i 600 euro annuali. Un’operazione che può durare fino a 15 minuti, afferma Confesercenti, dilatando in modo sensibile i tempi di lavoro, mentre il tempo necessario scende a 5 minuti se i dati sono già presenti nel software.

Per ovviare alla perdita di tempo dell’emissione continua di fatture elettroniche le aziende hanno messo a disposizione delle carte fedeltà che permettono di cumulare più rifornimenti in un’unica fattura. Il servizio, però, ha un costo che grava ancora sugli esercenti, che secondo i calcoli dell’associazione vedono scendere il proprio guadagno da 28 millesimi (nei casi peggiori) a 21 con un costo di servizio di 7 millesimi per litro.

I numeri del fenomeno. Il pagamento con il pos determina una commissione, come scritto, tra lo 0,4 e lo 0,8% a transazione sul totale dell’incasso a seconda se si utilizza il bancomat o la carta di credito. Spostare l’operazione sulle tessere aziendali implica un risparmio di tempo ma l’incidenza sul guadagno è del 25% in meno al litro. Su 100 euro incassati, insomma, 63 vanno allo Stato per le accise. Dai restanti 37 euro vengono decurtati i soldi destinati alla compagnia petrolifera e alla distribuzione. Su quel che rimane ecco piombare l’accetta delle commissioni. Il guadagno puro per i benzinai, quindi, è di 1,70 euro lordi per un rifornimento classico, 1,30 se viene utilizzata la carta aziendale e 1,20 quando il pagamento avviene con bancomat o carta di credito.

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