Ecco la ciaspola più antica al mondo

Fu proprio il 5 agosto 2003 che Simone Bartolini, cartografo e Capo Sezione Confini di Stato dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, sul ghiacciaio del Gurgler Eisjoch/Bocchetta Gelata (3134 m/slm) in Val di Fosse nel comune di Senales per eseguire rilievi topografici del confine fra Italia e Austria, rinvenne uno straordinario reperto: una ciaspola di legno preistorica. La data del ritrovamento è stata confermata sia dai dati di registrazione dell’apparecchio GPS utilizzato da Bartolini che dai dati di registrazione di volo del 4° Altair di Bolzano, gruppo elicotteristi dell’Esercito, che aveva trasportato i tecnici per i rilevamenti.

Solo dodici anni più tardi, però, dopo un colloquio con la direttrice del Museo Archeologico provinciale Angelika Fleckinger in occasione di una mostra sui reperti nei ghiacciai a Bolzano, Bartolini ha affermato di essersi reso conto della possibile importanza storica del reperto. Nel luglio 2015 consegna pertanto la ciaspola, che aveva conservato presso il suo ufficio a Firenze, all’Ufficio Beni archeologici. Il reperto è stato quindi sottoposto a indagini scientifiche in due istituti di ricerca dove sono state eseguite le datazioni radiocarboniche. I risultati delle medesime dimostrano chiaramente che la ciaspola risale al tardo Neolitico e cioè all’epoca compresa tra il3800 e il 3700 a.C.  Si tratta, così, della ciaspola più antica al mondo, finora conosciuta, risalente a  circa 5.800 anni fa.

Il rinvenimento, pertanto, è più antico di Ötzi, la mummia dell’Uomo venuto dal Ghiaccio, conservata presso il Museo Archeologico provinciale a Bolzano, che trovò la morte intorno al 3200 a.C. al Giogo di Tisa in alta Val Senales nei pressi del confine Italia-Austria. La ciaspola, interamente di legno di betulla, fu realizzata piegando un ramo a sezione circolare lungo circa 1,5 m (diametro 32 cm); all’interno furono tesi alcuni tiranti.

La ciaspola del Gurgler Eisjoch, come ha detto Catrin Marzoli, direttrice dell’Ufficio Beni Archeologici, nell’ambito della presentazione odierna (12 settembre) presso la Soprintendenza ai Beni Culturali a Bolzano, conferma che già nel tardo Neolitico gli uomini, opportunamente equipaggiati, si portavano sullo spartiacque alpino. Circa la frequentazione delle alte quote da parte dell’uomo preistorico, così come a proposito dello stesso Ötzi, come affera Marzoli, possono essere formulate ipotesi diverse. Da battute di caccia, allo sfruttamento dei pascoli alpini, dalle cerimonie di culto a viaggi nelle regioni vicine, oppure la fuga dai nemici. Ma una risposta sicura non può essere fornita.

Il reperto è potuto giungere sino ai giorni nostri per il microclima presente sui ghiacciai, ideale per la conservazione delle materie organiche.
La ciaspola, una volta adeguatamente studiata, sarà esposta presso il Museo Archeologico a Bolzano assieme alla mummia dell’Uomo venuto dal Ghiaccio. Nella zona del ritrovamento saranno condotte delle ricerche e se si troveranno ulteriori tracce si provvederà ad eseguire degli scavi. In seguito ai cambiamenti climatici e al ritiro dei ghiacciai per l’archeologia si aprono nuovi ambiti di studio, come ha fatto presente il direttore di Dipartimento Valentino Pagani, intervenuto a nome dell’assessore provinciale Florian Mussner, alla presentazione dell’eccezionale reperto. Ringraziando della scoperta, ha posto in evidenza l’importanza dei reperti archeologici ad arricchimento della storia dell’uomo e l’obiettivo di renderli fruibili al pubblico.
Il Generale di Divisione Gianfranco Rossi, Comandante dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, ha sottolineato, come durante la sua lunga permanenza in Alto Adige dove ha prestato servizio, si sia potuto rendere conto di come la Provincia di Bolzano si prenda cura del patrimonio culturale. Dopo aver illustrato i compiti dell’Istituto, ha affermato che con il ritrovamento della ciaspola preistorica l’Istituto abbia fornito un contributo importante per la storia e per la storia della provincia.

Come ha ricordato Catrin Marzoli, vari rinvenimenti archeologici nell’ambito di ghiacciai forniscono indicazioni sull’equipaggiamento d’alta montagna dei nostri antenati. In primo luogo va menzionato Ötzi, i cui capi di vestiario si sono conservati straordinariamente bene. L’uomo, morto intorno al 3200 a.C., portava leggings, scarpe, una veste di pelliccia, un berretto di pelliccia d’orso e probabilmente un mantello di erbe intrecciate. Nel 1994 presso il Gamsbichljoch nel gruppo del Rieserferner, ad una quota di 2850 m/slm, è stato possibile individuare per la prima volta galosce e calze di lana. Esse si datano all’età del Ferro, tra l’800 e il 500 a.C. Quanto resta delle scarpe è fatto di cuoio. I reperti documentano che già allora gli uomini erano equipaggiati in modo ottimale per la frequentazione invernale delle alte quote. Galosce identiche nella forma e nella fattura venivano indossate fino a non molto tempo fa in area alpina. I nostri predecessori conoscevano anche i ramponi. Una tomba scavata in località Windschnur di Rasun di Sotto conteneva come corredo per il defunto un paio di ramponi di ferro datati al VI sec. a.C. La scoperta dell’uomo venuto dal ghiaccio venticinque anni fa segna l’inizio dell’archeologia dei ghiacciai in Alto Adige.

Il rinvenimento più importante è rappresentato da Ötzi. Degni di menzione sono però anche i resti di vestiario del Rieserferner (2841 m/slm) in Val Pusteria, risalenti all’età del Ferro. Alcuni anni fa venne segnalato all’Ufficio Beni archeologici un sito presso il Langgrubenjoch (3017 m/slm) in Val Senales. Da alcuni anni è oggetto di indagine in quella località un sito dell’età del Rame, del Bronzo e di età romana. Tra i reperti spiccano soprattutto resti di cuoio e pelle, un gancio di cintura di legno risalente all’età del Rame e resti di un edificio dell’età del Bronzo, cui si riferiscono numerose scandole in legno di larice. L’intensa frequentazione dello spartiacque alpino fin dalla preistoria è ora documentata anche dal recente rinvenimento del Gurgler Eisjoch (3134 m/slm) in Val Senales.

Parlando della frequentazione delle alte quote da parte dell’uomo preistorico, Marzoli ha ricordato come sia oggetto di un progetto di ricerca (Ufficio Beni archeologici, Museo archeologico dell’Alto Adige, Istituto di Botanica dell’Università di Innsbruck) che ha l’obiettivo di investigare i processi insediativi in Val Senales e lo sfruttamento a fini pastorali nella preistoria. Accanto a ricognizioni archeologiche e veri e propri scavi, sono stati sottoposti ad indagine pollini tratti da paludi d’alta quota.

I relativi risultati documentano una crescente presenza dell’uomo appena a partire dall’età del Bronzo (secondo millennio a.C.). In quest’epoca i rinvenimenti si fanno più numerosi e compaiono strutture abitative anche in alta quota. In Val di Finale è stato possibile scoprire un luogo di culto tipo “rogo votivo”. Un significativo aumento degli indicatori di pascolo nei profili pollinici documenta l’influsso esercitato dagli animali sull’ambiente.

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