Da Treviso al Noi: così la startup che ricicla gli scarti è arrivata a Bolzano

Trattare in 5 ore gli scarti organici per produrre un nuovo materiale da usare come energia rinnovabile, in agricoltura o come filtro per la depurazione delle acque. È questa l’idea innovativa di una startup trevigiana che ha anche un po’ di sangue altoatesino. L’azienda infatti è stata recentemente insediata all’interno del Noi Techpark di Bolzano.

Utilizzando una nuova tecnologia, Hbi trasforma i rifiuti biodegradabili in uno speciale materiale chiamato Greenpeat, che può essere usato come combustibile solido, pulito e ad alto rendimento, negli impianti di cogenerazione per la produzione di energia termica ed elettrica, oppure in campo agronomico in sostituzione della torba fossile, che ha costi di importazione elevati, produce un notevole impatto ambientale derivante dall’attività estrattiva ed può essere contaminata da metalli pesanti e altre sostanze tossiche.

Impianti su misura per il cliente

«Noi possiamo vendere sia la Greenpeat che la tecnologia per produrla – spiega Daniele Basso, founder di Hbi –. Con la nostra tecnologia risolviamo contestualmente il problema dei rifiuti biodegradabili in un modo nuovo e totalmente sostenibile, e produciamo materiale innovativo non impattante che può essere utilizzato come ammendante, ovvero può andare ad aumentare la produttività dei terreni».

La startup propone un modello di economia circolare, e il modello di business si basa sulla commercializzazione di impianti customizzati e modulari, che variano di dimensioni per poter essere applicati a tutti i tipi di industrie: piccoli impianti per quelle agroalimentari e grandi per le municipalizzate.

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La storia di Hbi

Ma andiamo con ordine. Hbi nasce dalla tesi di dottorato in ingegneria ambientale di Daniele Basso, discussa a Trento ma co-supervisionata da un docente della Libera Università di Bolzano. In seguito è avvenuto il significativo incontro con l’imprenditore Renato Pavanetto e la sua società, Carretta Srl, partner tecnologico di Hbi. Di lì allo sviluppo di un business plan il passo è stato breve, cui è seguita la partecipazione a diversi concorsi, per capire se la strada fosse quella giusta. Così il 5 ottobre 2016 è avvenuta la costituzione della startup.

È quindi cominciata la fase di espansione, a partire proprio dal Veneto. Il 26 maggio 2017 la startup ha vinto nello stesso giorno il titolo di Startup Trevigiana dell’Anno ai Treviso Innovation Days e il primo premio del “China Italy Innovation Entrepreneurship Competition 2017”. «Questa vittoria – spiega Basso – ci ha portato a importanti collaborazioni in Cina, Indonesia e Svezia». Nell’ultimo anno, poi, Hbi ha vinto altri premi nazionali e internazionali, tra i quali il Premio Impresa Innovazione D2T (Trentino Sviluppo, Trento), il Premio Speciale “Green and Circular Economy” e il Premio Speciale “Bioeconomy” (Global Social Venture Competition, Milano), Premio Speciale Italeaf (Italeaf e Intesa San Paolo), Alimenta2Talents (PTP, Expo e Comune di Milano), il Premio Unicredit StartLab (Unicredit, Milano) e il Premio Speciale Gaetano Marzotto (Roma).

L’arrivo in Alto Adige

Infine, a luglio 2017 si è concluso con esito positivo il processo di selezione intrapreso a gennaio con Idm Südtirol – Alto Adige per avere una sede all’interno dell’Incubatore d’imprese di Idm nel Noi Techpark. Da settembre quindi Hbi ha iniziato a operare attivamente in Alto Adige.

«Avere la sede al Noi è molto importante, vista la forte componente di ricerca e sviluppo di Hbi» afferma Basso. Il nuovo Parco tecnologico si configura infatti come un’unica area che mette insieme centri di ricerca, università e imprese e offre alle aziende diversi benefici nei settori green, alpine, food, ict & automation. Nell’Ideas Space si può lavorare al modello di business e allo sviluppo prodotto, mentre nel Business Incubator le startup già avviate vengono accompagnate per un periodo che varia dai 3 ai 5 anni.

Insieme a Daniele Basso e Renato Pavanetto, fanno parte di Hbi anche l’azienda trevigiana Carretta S.r.l., Sara Sbroggiò, che si occupa di bandi e comunicazione, Alberto Serena, project manager, e altre due collaborazioni in fase di formalizzazione, tra cui un temporary manager.

Oltre ai servizi offerti da Idm, le aziende che lavorano in Alto Adige possono godere di diversi benefici messi a disposizione dalla Provincia, che punta molto sul tema di innovazione e ricerca. Delle 66 startup innovative presenti in Alto Adige nel 2016, 19 sono state incubate in Idm, raggiungendo un fatturato complessivo di 2,8 milioni di euro, in aumento del 74% rispetto all’anno precedente, con 101 persone impiegate (il 29% in più rispetto all’anno precedente).

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Rebecca Travaglini

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