Da Bolzano a Roma, via Aosta. I treni e la magnifica ossessione di Martin Aufderklamm

Per completare l’intervista a Martin Aufderklamm sono serviti tre incontri a distanza di mesi. Non che fosse difficile strappargli le parole di bocca, al contrario, quando incominciavamo a parlare non la smettevamo più. Le divagazioni finivano sempre per farci dimenticare il motivo per cui ci eravamo incontrati. Colpa di un interesse comune, il trasporto pubblico, che per Aufderklamm è qualcosa di più, è una vera e propria passione, una magnifica ossessione.
Per descriverla si potrebbero utilizzare decine di aneddoti, di post Facebook o di mail ad assessori o tecnici del trasporto pubblico, ma perché farlo quando è sufficiente raccontare uno dei suoi ultimi viaggi? Per esempio, il Bolzano Roma (via Aosta) con treni regionali o al massimo interregionali. Lasciata Bolzano in direzione Bologna, Aufderklamm è sceso a Nogara dove ha preso il primo treno “della mitica Transpolesana” a destinazione Mantova. Qui si è fermato solo per scattare qualche fotografia in stazione e ha proseguito per Modena. Lì altro cambio per Piacenza con sosta per il pranzo, ovviamente al Dopolavoro Ferroviario e per un breve giro in città. “La città non è particolarmente bella e mi è sembrata un po’ triste, – ammette – ma hanno un invidiabile servizio metrobus“. Da Piacenza ha proseguito per Tortona e ha raggiunto Torino. “Volevo valutare il servizio ferroviario del Piemonte, in gran parte dismesso in anni recenti, per cui ho acquistato un biglietto ‘Italia in tour’ che permette di viaggiare per 5 giorni consecutivi sui treni regionali e interregionali per 49 euro. Ho scelto Torino perché ero un po’ che non ci andavo e perché da lì volevo raggiungere la Val d’Aosta in cui non ero mai stato”.
Il racconto dei cinque giorni in viaggio tra Torino Lingotto e Savona, Alessandria, Chivasso, Fossano e ovviamente Aosta, sarebbe lungo, ma, in sintesi, Aufderklamm ci tiene a segnalare il centro di interscambio di Fossano “Piccolo, ma molto efficiente, con personale molto competente che ha saputo rispondere a tutte le mie domande, anche a quelle trabocchetto“. Riguardo ad Aosta, non ha speso molte parole se non per ribadire che sulle linee provinciali utilizzano “i famosi convogli bimodali della Stadler“.
Al termine dei cinque giorni di durata del biglietto, ha lasciato Torino per raggiungere Roma Tiburtina, ovviamente utilizzando solo il trasporto regionale. “Ero diretto a La Spezia dove dovevo incontrarmi con chi mi ha venduto su ebay due libri sul segnalamento ferroviario, poi ho proseguito per Pisa. Avevo un appuntamento sul treno con una amica che si occupa di trasporto locale in Toscana, lei ha proseguito per Firenze mentre io ho proseguito per Roma. Ero partito da Torino Lingotto alle otto e trenta e sono arrivato a Roma alle 21.30“. Poi, in qualche modo è tornato a Bolzano, ma si è preferito evitare di chiedergli con quali mezzi. Meglio concentrarsi sulle origini della sua “magnifica ossessione”.

 

“Sono nato in una casa di Brunico dal cui balcone si vedeva il passaggio a livello di Teodone, forse tutto è nato lì. Poi mi hanno regalato il primo trenino e questi sono i risultati. Appena ne ho avuto la possibilità, andava in bici alla stazione di Brunico per guardare i treni. Mi ricordo che facevo fatica a farmi vedere dalla signora della biglietteria perché non arrivavo allo sportello, ma la tempestavo di domande. Poi ho lasciato Brunico, ma a 15 anni di distanza ha incontrato quella signora e mi ha riconosciuto, ‘tu sei quello che saltava per farsi vedere e farmi tutte quelle domande’… mi ha fatto piacere”.

Negli anni è passato dalla passione per i trenini (Marklin) a quella per l’intera rete di trasporto pubblico, provinciale, nazionale e internazionale. Si studia orari e tariffari del trasporto ferroviario, ma non solo e a questo punto la grande domanda risulta inevitabile. Perché?
“Dal punto di vista lavorativo mi occupo di tutte altre cose, ma ho la stessa vocazione. Ogni volta che posso, provo a dare un mio contributo alla comunità. Se segnalo problemi e disservizi lo faccio per dare un aiuto”. Ne sanno qualcosa gli assessori comunali e provinciali di Bolzano che pubblicamente o privatamente ricevono i suoi feedback. “A volte noto che le segnalazioni sono recepite, altre volte meno, ma credo che migliorare il servizio pubblico e quindi evitare i danni prodotti dal trasporto privato, sia ormai una necessità”.
Che basti regalare un trenino invece di una macchinina per creare una coscienza sociale e per allargare gli orizzonti? Parlando con Aufderklamm il dubbio viene. A proposito di orizzonti, i suoi viaggi, ovviamente, non sono limitati ai confini nazionali e, di conseguenza, le sue osservazioni sono figlie anche di paragoni con altri sistemi di trasporto pubblico europeo. Questo non lo spinge, come chi scrive, a maledire il trasporto pubblico italiano. Aufderklamm è più propenso a vedere pregi e difetti di un sistema che deve tenere conto di una serie
infinite di variabili. “Credo che il trasporto ferroviario italiano, nel suo complesso, sia migliorato negli ultimi vent’anni. Sarebbe un discorso lungo, ma credo che innanzitutto debba cambiare la mentalità dei cittadini, il cambiamento climatico lo ha reso solo più urgente.
Purtroppo anche l’Alto Adige è intriso della cultura automobilistica, quella per cui l’auto, non solo è considerata indispensabile, ma uno status symbol, una sorta di vetrina della propria vita. Invece credo vada utilizzata il meno possibile, io non ce l’ho più e vivo benissimo comunque”.

Massimiliano Boschi

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