L'Alto Adige, il Coronavirus e la comunicazione che non c'è

«I mali incerti sono quelli che ci tormentano di più».  Difficile dar torto a Seneca in giorni come questi. Dopo aver monopolizzato l’attenzione dei media, il Coronavirus è passato alle nostre vite: scuole chiuse, svaghi ridotti al lumicino e discorsi che inevitabilmente finiscono lì. E tutto questo non si deve alla sua pericolosità, le cui dimensioni effettive sono ancora in fase di valutazione, ma soprattutto alle incertezze che porta con sé. Non si sa bene come e quando si sia diffuso, come sia arrivato da noi, perché in alcune zone si presenti molto più aggressivo che altrove e nemmeno quando finirà. Non si hanno tempi certi per il vaccino e non si sa se la primavera se lo porterà via come fa con le normali influenze.
Si tornerà in seguito sui dettagli, ma è evidente che in un contesto come questo, le scelte e le comunicazioni delle autorità politiche e sanitarie devono essere il più coerenti e trasparenti. Così da evitare l’aumento dell’incertezza e quindi dello stato d’ansia, ma soprattutto per scongiurare la perdita di fiducia nei confronti delle autorità stesse. Da questo punto di vista, le autorità della provincia di Bolzano si sono mosse persino peggio di quelle nazionali.
Il governo centrale sembra aver reagito in maniera emotiva al diffondersi del virus, anche a causa del comportamento della maggior parte dei media che si può considerare al limite dell’irresponsabile.
Sono stati decisi passi in una direzione, poi due in un’altra, in un balletto che solo in parte può essere giustificato dall’incertezza di cui sopra.
Va detto, però, che a più di un mese dal primo caso di virus, almeno la comunicazione nazionale si è fatta trasparente. Ogni sera viene emanato dalla Protezione Civile un bollettino molto chiaro con dati suddivisi per regioni. Vi si trova il numero dei ricoverati in ospedale, il numero dei ricoverati in terapia intensiva, quello delle persone in isolamento e la loro somma che identifica il numero totale dei positivi. Segue numero dei decessi, dei malati e dei tamponi effettuati. Sulle analisi dei dati si tornerà, ma la tabella è essenziale, di facile comprensione e, nel suo essere aggiornata quotidianamente, risulta molto utile per comprendere diffusione e pericolosità dell’epidemia.

Bene, un dato balza agli occhi di tutti gli altoatesini: il ridottissimo numero di tamponi effettuati in provincia di Bolzano: 20 contro gli 11949 del Veneto, i 12354 della Lombardia o i 122 del Trentino.
Questo in un contesto in cui in Germania sono risultate positive oltre dieci persone che rientravano dall’Alto Adige mentre tra i residenti in Provincia di Bolzano sono stati segnalati solo due contagiati.
Ma l’aspetto più preoccupante è un altro. Il giorno seguente alla notizia del caso del turista tedesco risultato positivo dopo aver assistito ai mondiali di biathlon di Anterselva (migliaia di spettatori presenti ogni giorno), le autorità provinciali hanno disposto la chiusura di alcune scuole in Alta Pusteria, Val Gardena e Val Badia.
Nello specifico a Santa Cristina, Selva di Val Gardena, Badia, Predoi, Monguelfo e Dobbiaco.
Perché solo e proprio questi? Si presume che la scelta sia stata fatta in base ai contatti dei turisti tedeschi risultati positivi in Germania, ma in quale altro posto al mondo si sono chiuse le scuole senza aver fatto i tamponi? (Per altro basandosi su tamponi fatti all’estero…).
La decisione di chiudere solo queste scuole in sei Comuni, ha inevitabilmente scatenato numerose polemiche, dovute proprio alla mancanza di informazioni, risposte e trasparenza. Ancora, perché fino a ieri sera (giovedì 5 marzo) la tabella di cui sopra riportava che in Alto Adige erano stati effettuati solo 20 tamponi, compiuti quasi interamente a seguito del primo caso di Terlano?

Gli errori della comunicazione

Ma per valutare il livello della comunicazione delle autorità provinciali, risulta istruttiva la lettura del comunicato emesso per annunciare la chiusura delle scuole dei sei comuni. Dopo aver illustrato le modalità della chiusura delle scuole ed altre decisioni correlate, il comunicato passa alla voce «Il punto della situazione». I numeri riportati non riguardano, però, i malati, i ricoverati o i tamponi. Eccoli: «La Giunta ha colto oggi l’occasione per fare il punto delle misure adottate finora in Alto Adige e di quelle da adottare nell’immediato futuro. Dal giorno della sua istituzione una settimana fa, il 25 febbraio scorso, sono state 2.819 le telefonate arrivate al numero verde Covid-19 800 751 751 attivo ogni giorno dalle 8 alle 20. Alle telefonate rispondono 1 medico e da 2 a 4 collaboratori dell’Agenzia per la Protezione civile a seconda delle necessità. Il giorno con più telefonate è stato quello della sua istituzione: il 25 febbraio scorso sono arrivate 697 chiamate, pari a 62 chiamate l’ora. Assidua la consultazione online e sui social…». Seguono i «fondamentali» dati relativi alla consultazione sui social.
A dieci giorni dal primo caso registrato in Alto Adige, questo era il livello della comunicazione della Provincia fino a ieri sera, 5 marzo, quando è stato finalmente emesso un comunicato sul numero dei tamponi effettuati. Ricordate i dati semplici e lineari emessi quotidianamente dalle autorità nazionali?
Bene, ora dimenticateli.

Sessanta su ventotto

Ecco quelli forniti dalle autorità sanitarie altoatesine: «Sono 125, in Alto Adige, le persone in isolamento domiciliare, 60 i test effettuati per il Coronavirus su 28 persone. L’unico caso positivo confermato, e annunciato la settimana scorsa, riguarda un uomo le cui condizioni di salute continuano ad essere buone».
Sono dati non paragonabili con quelli nazionali (e a dire il vero anche internazionali). Hanno fornito solo il numero dei tamponi effettuati differenziandolo da quello delle persone (60 su 28 che cosa significa? A ogni persona un tampone in italiano, uno in tedesco e ad alcuni in ladino?).
Poi hanno fornito il numero delle persone in isolamento domiciliare a cui non è stato fatto il test.
Perché proprio questi dati? Possibile che in Alto Adige non si sia presentato nessuno con una polmonite o con sintomi sospetti? (Residente o turista).
Se è successo, a quanti di questi è stato praticato il tampone per verificare il Coronavirus?
Queste sono le informazioni e i dati che il resto del mondo sta comunicando. Non quelli delle telefonate, non quelli relativi allo stato di salute dei turisti che sono venuti in visita.
In sintesi, si può auspicare un’ informazione più dettagliata e trasparente da parte della Provincia di Bolzano o dalle sue strutture? Se può essere utile, questi i numeri forniti  dalle autorità austriache: 3711 test effettuati, 41 positivi (continua, domani, 7 marzo).

Massimiliano Boschi

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