Coronavirus, accordo Alto Adige-Tirolo: 5 pazienti altoatesini verso l'Austria

La situazione Coronavirus in Alto Adige non migliora e i numeri fanno paura; 789 casi confermati e ben 44 decessi, tutti anziani con patologie già pregresse e quadri clinici compromessi. Quest’oggi è arrivato dalla Cina il carico di maschere e tute protettive, e una piccola parte verrà distribuita anche al personale sanitario del Tirolo. «Cinque pazienti affetti da coronavirus saranno trasferiti in Tirolo, in Austria. Tre pazienti saranno ricoverati in terapia intensiva a Lienz e due nella clinica universitaria di Innsbruck. In cambio noi cederemo del materiale protettivo. A livello di Euregio stiamo lavorando molto bene», ha spiegato il Presidente della Provincia Arno Kompatscher.

Nel frattempo il mantra rimane lo stesso: rimanete a casa, uscite il meno possibile e copritevi. Anche con i famosi scaldacollo: «Chi dubita della loro utilità può verificare il loro funzionamento su siti autorevoli e capire che comunque è uno strumento che riduce il rischio contagio. Bisogna coprirsi se si esce! Qual’è la distanza massima dalla propria abitazione? Noi ci appelliamo anche al senso di responsabilità delle persone. Crediamo che ogni persona deve capire che l’importante è che non ci siano contatti sociali per diffondere virus. Chi si comporta bene non verrà fermato dalla Polizia, chi si comporta in maniera sbagliata verrà sanzionato», prosegue Kompatscher.

L’Azienda Sanitaria sta intanto continuando l’incredibile lavoro di analisi dei tamponi. Sinora ne sono stati effettuati 6.631 su 4.292 persone ed il carico di lavoro diventa sempre di più: «I nostri laboratori stanno svolgendo un lavoro sensazionale, ma non sempre si riesce a dare la comunicazione di positività o negatività al paziente entro 24 ore. Il tempo dipende dal carico di lavoro che c’è, se un tampone risulta positivo si innesca un circolo di operazioni da attivare. Stiamo inoltre cercando di testare tutto il personale sanitario perché sono a rischio contagio in prima linea e a loro volta sono un rischio per gli altri». spiega il presidente.

Coronavirus, il lato economico

Ma quanto vale l’emergenza in costi? La Provincia si dice vicina a imprese e famiglie: «Come Giunta siamo impegnati nello spostamento dei termini dei pagamenti di spese e bollette, cerchiamo di continuare a erogare invece i pagamenti come pubblica amministrazione. La crisi ha effetto su tutti e anche qui in Alto Adige ne siamo coinvolti. Siamo una delle poche regioni in Europa che non ha debiti, e questo ci permetterà di mitigare gli effetti per uscire prima dalla crisi, è questo il nostro obiettivo», ha detto Kompatscher.

Coronavirus, assistenza agli anziani

L’emergenza Coronavirus, lo dicono i dati, colpisce maggiormente persone anziane e con malattie pregresse. Complessivamente in Alto Adige operano 77 case di riposo nelle quali sono ospitate ed assistite 4300 persone. In base ai dati attuali 58 ospiti delle strutture sono positivi al Covid-19, 5 persone di varie strutture sono decedute, 4 sono assistite in strutture ospedaliere, 278 ospiti, per ragione di sicurezza sono in quarantena presso le strutture. Per quanto riguarda gli operatori sinora 54 sono positivi al test del Coronavirus e 44 si trovano momentaneamente in quarantena.

Inoltre sono stati attivati servizi di assistenza domiciliare e servizio pasti: «Nelle case di riposo si sono preparati per tempo per affrontare l’epidemia, già il 4 marzo è stato sospeso l’aiuto dei volontari e ridotto l’accesso alle strutture ai parenti. Un importante ruolo di coordinamento e di sostegno per le case di riposo viene svolto attualmente da una task forc nella quale vi sono rappresentanti dell’Ufficio provinciale, dell’Associazione provinciale della case di riposo, della Protezione civile, dell’Azienda sanitaria che collaborano con i direttori, i presidenti ed i direttori infermieristici delle varie strutture. “La situazione è seria, ma viene affrontata con l’impegno necessario da parte di tutto il personale” sottolinea Brigitte Waldner, direttrice dell’Ufficio anziani e distretti sociali.

Alexander Ginestous

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