Un incrocio di popoli alla deriva: “Copula mundi”, il nuovo romanzo di Carlo Miccio

“Copula Mundi”, il romanzo di Carlo Miccio pubblicato da Alphabeta di Merano, ha diversi pregi, uno più importante di altri: mostrare come a trent’anni dall’avvio della cosiddetta “emergenza immigrazione” non abbiamo ancora compreso i termini della questione. L’autore lo evidenzia descrivendo il mondo di coloro che dominano da decenni l’agenda mediatica e politica del paese, quelli capaci, lor malgrado, di decidere la vittoria o la sconfitta nelle elezioni di ogni ordine e grado. Il protagonista Marco Cicoli, infatti, si ritrova a lavorare in una delle tante strutture improvvisate che le prefetture autorizzano per fronteggiare la cosiddetta “emergenza migranti”. Si ritrova così a prestare servizio presso il Casolare, un vecchio e malridotto motel sulla via Appia parzialmente riadattato a centro di accoglienza straordinaria per profughi e richiedenti asilo. In questo contesto, il protagonista Marco, come l’autore Carlo, si ritrova  travolto da “un’umanità pulsante di vita e traboccante di storie cariche dell’urgenza di essere raccontate, ma sempre lontane dai luoghi comuni e dalle narrazioni tossiche alimentate dai media”.
Storie vere, verosimili o forse persino false, narrate attraverso la tecnica dell’autofiction, che Miccio esplicita nelle pagine centrali del libro e conferma in occasione di una breve intervista telefonica.
“L’autofiction è un genere letterario dove l’autore mischia storie vere ad altre un po’ meno vere, o comunque questionabili. In questo modo racconta la realtà, ma falsificandola. Nel romanzo mi riferisco ad alcune testimonianze degli ospiti del Casolare. E’ la tecnica che ho utilizzato anche io nello scrivere il libro”.
Il tutto, in un romanzo che, come accennato, mimetizza e non nasconde gli aspetti autobiografici, a partire dal nome del protagonista, Marco Cicoli: “E’ vero, ma anche l’altro protagonista Valerio è parte di me. Ho lavorato per anni all’accoglienza dei migranti, l’ho fatto con diversi ruoli e responsabilità, anche come interprete. Questo mi ha permesso di immagazzinare la massa di storie che sono alla base del libro. Storie individuali che non si annacquano nel racconto di una categoria, non fanno parte di un discorso sui migranti, ma contengono un preciso punto politico”.
Come capita spesso nei buoni romanzi, non sono solo i personaggi o i luoghi ad essere protagonisti, ma anche, e soprattutto, i sentimenti. In questo caso, l’empatia, attorno a cui ruotano diverse pagine del libro. La capacità di mettersi nei panni di un altro che, in qualche caso, può trasformarsi in un problema. “Innanzitutto, credo che un punto essenziale stia nel non trattare gli ospiti esclusivamente come vittime. Poi si dovrebbe discutere della professionalizzazione di chi lavora nei centri in un contesto così complesso. Troppo spesso vi lavorano persone che non sono state preparate a tenere quel necessario distacco emotivo che permetta loro di non restare schiacciati. E’ un lavoro con altissimi tassi di burn out che colpisce soprattutto chi ha una forte empatia con gli ospiti, ma non ha gli strumenti necessari a gestirla. Purtroppo, solo molto raramente agli operatori viene fornita assistenza psicologica”.
Un altro punto fondamentale che emerge chiaramente dalle pagine di “Copula Mundi” riguarda le certezze. Quelle di cui avrebbero bisogno i migranti che approdano in Italia rispetto a spostamenti, prospettive e regole e che dovrebbero essere fornite da operatori che, invece, si ritrovano abbandonati nella medesima incertezza. Come precisa Miccio al telefono: “E’ la pazienza a selezionare il personale dei centri di accoglienza. La prima domanda che fanno al colloquio di lavoro è se si è disposti a tollerare i ritardi nei pagamenti dello stipendio. Quelli che si rendono disponibili sono quasi sempre assunti. L’incertezza domina quasi ogni aspetto. Rispetto all’empatia, non sono sicuro che sia una qualità dell’animo, è più facile che si instauri in specifici rapporti individuali”.
Quanto descritto finora, contribuisce a creare “un cortocircuito di disumanità” incapace di garantire un futuro dignitoso a chi arriva come a chi accoglie e, forse, a un intero Paese che vive sospeso nella precarietà. Tanto da valutare i propri valori democratici e di libertà come un peso da cui liberarsi. Da questo punto di vista, risulta sempre più simile ai Paesi da cui provengono i migranti. Non a caso continuano a persistere leggi come lo “ius sanguinis” tipiche di un paese di emigrazione e non di immigrazione. Le conclusioni di Miccio ci riportano al punto di partenza: “Le migrazioni esistono da sempre e non si fermano per decreto legge come sembra credere qualcuno al governo. Purtroppo, dopo decenni di dibattiti manca ancora una reale comprensione del fenomeno”.

Massimiliano Boschi

Carlo Miccio (Firenze, 1965) vive a Latina, dove lavora come mediatore culturale con profughi e richiedenti asilo politico, e nel settore dell’assistenza a persone diversamente abili. Ha pubblicato racconti per la collana Toilet, della 80144 Edizioni, di cui è stato uno dei fondatori. Come artista digitale ha all’attivo diverse mostre personali e collettive (Londra, Roma, Torino, Latina), ed è stato incluso in un’antologia della Taschen (Illustration Now!, vol. V, 2014) tra i più interessanti illustratori europei contemporanei.

Carlo Miccio presenterà il suo “Copula Mundi” (Alphabeta)
lunedì 3 aprile alle ore 17 alla Libreria Ubik di Bolzano.
Modera Gabriele Di Luca

Immagine di apertura: Dettaglio dell’acquerello di Valerio Libralato dalla copertina di “Copula mundi”

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