Contratto a tempo indeterminato, il mito vacilla anche in Alto Adige

Contratti di lavoro a tempo determinato: uno dei temi maggiormente d’attualità anche in Alto Adige, alla luce del crescente numero di giovani assunti con tale tipo di rapporto. Ma quali sono le cause e i motivi di questo trend? A questa domanda cerca di dare una risposta l’ultimo numero di Mercato del lavoro news, pubblicazione periodica dell’Osservatorio provinciale mercato del lavoro. Nel 2008 risultava occupato a tempo indeterminato l’84,3% dei 24enni, percentuale scesa al 67%, con un crollo del 17,3%, nel 2017. Quest’ultima cifra può essere scorporata in due parti: 7,5 punti percentuali sono da addebitare al fatto che i 24enni di oggi hanno meno esperienza lavorativa rispetto a quelli delle precedenti generazioni, i restanti 9,8 punti percentuali sono il risultato di una offerta ridotta sul mercato del lavoro. Più della metà del calo di contratti a tempo indeterminato fra i ragazzi di 24 anni, dunque, è da imputare alle scelte dei datori di lavoro.

«Ma anche l’esperienza accumulata incide in maniera decisiva – sottolinea l’assessora Martha Stocker – in quanto riscontriamo che più un lavoratore ha un curriculum di un certo livello, più alte sono le possibilità di avere accesso ad un contratto stabile». Dai dati locali, inoltre, emergono importanti differenze laddove, ad esempio, la persona abbia o meno svolto un periodo di apprendistato. Per quanto riguarda la costante crescita di giovani assunti a tempo determinato, e l’evoluzione che questa forma contrattuale ha avuto negli anni, il direttore della Ripartizione lavoro, Helmuth Sinn, precisa che «rispetto al passato la situazione è cambiata. Innanzitutto – prosegue – perché al giorno d’oggi i giovani entrano più tardi nel mondo del lavoro: analizzando la fascia di età dei 24enni, riscontriamo un calo dei giovani con oltre 6 anni di esperienza lavorativa e una corrispettiva crescita di giovani con un passato nel mondo del lavoro inferiore ai 3 anni. In questo caso dobbiamo dire che meno esperienza comporta più precarietà».

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