Confesercenti chiede la riforma dei buoni pasto: «Commissioni troppo alte»

I buoni pasto sono sempre più una gimkana di difficile soluzione per bar e ristoranti. In tutta Italia e anche in Alto Adige. Per tutta la giornata di domani, mercoledì 15 giugno, dunque, Confesercenti ha organizzato un’iniziativa a livello nazionale: “Non accetteremo buoni pasto”. Un’iniziativa che viene recepita anche dalla sezione altoatesina dell’associazione di categoria. “Abbiamo esteso la campagna a tutti i nostri iscritti spiega la rappresentante della categoria Elke Moeltner. “La criticità è molto sentita e c’è assoluto bisogno di una riforma sensibilizzando anche le aziende che forniscono questo benefit ai dipendenti. In alcuni casi per ogni buono da 8 euro ricevuto si incassano 6 euro cui vanno poi decurtate tasse e altri costi di servizio specifico. Spesso in una giungla di condizioni”.

UNA GIUNGLA SENZA NORME

Ad entrare più nello specifico ci aiuta Luca Bonato, presidente della categoria dei pubblici esercizi di Confesercenti e contitolare del bar Romagnolo a Bolzano. “Il primo, enorme, problema con i buoni pasto è la mancanza assoluta di regole. La commissione media è dell’8-10% ma proprio l’altro giorno ho ricevuto una proposta che prevedeva il 18% di trattenuta. Impressionante”. È tutta una questione di percentuali dunque? “No, affatto. Per alcuni aspetti quello è il meno. C’è tutto un mondo di costi accessori che incidono in modo significativo. Per esempio c’è chi chiede 3,66 euro per emettere ogni singola fattura senza dare la possibilità a bar e ristoranti di farlo in autonomia. Il tutto senza la possibilità di fare fatture cumulative dato che le variazioni di scontistica sono (volutamente?) molteplici e necessitano ciascuna di una fattura diversa. È come se un professionista mi chiedesse la fattura per il pranzo appena consumato e io gli applicassi 3 euro di maggiorazione perché devo compilarla. Sarà un problema mio che voglio incassare o no? L’altra stortura è che tutto deve avvenire utilizzando dei Pos forniti dalle aziende con un canone medio di 23 euro al mese, 276 euro l’anno. Ricapitolando: commissioni tra l’8 e il 18%, quasi 4 euro a fattura e 276 euro l’anno come base. Alcuni, inoltre, applicano una commissione pure su ogni transazione elettronica. Poi ci sono sconti e trattenute. Facile comprendere come rimanga molto poco agli esercenti. Tutto questo necessita di regole più chiare, precise e uguali per tutti”.

UN’INCIDENZA SIGNIFICATIVA

Quanto incide però realmente il fenomeno? “Io sono un bar e lavoro su molti altri fronti quindi posso onestamente dire che arriviamo più o meno al 5% del volume d’affari. Rappresento però anche esercenti, tra bar e ristoranti, dove i buoni pasto coprono quasi il 100% del lavoro. Avranno delle difficoltà ad aderire allo sciopero perché significherebbe non lavorare per un giorno ma è anche per loro che si deve chiedere a gran voce un cambiamento. Posso aggiungere un’ultima cosa?“. Prego. “Va imposta una maggiore chiarezza per disdire le convenzioni. Oggi aprirle è molto facile ma uscirne praticamente un’impresa tra Pec introvabili e procedure lunghissime. Non va bene”.

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