
"Chiacchiere da bar": il centro di Bolzano
Bolzano. Non fosse che ha pochissimo di rigoroso e scientifico, “Chiacchiere da bar” potrebbe essere considerata un’indagine sociologica più che un’inchiesta giornalistica. L’idea di fondo è, infatti, quella di verificare “cosa si dice in città”, senza entrare nei dettagli, senza cercare l’eccezionalità, ma piuttosto per registrare la normalità.
Per tre settimane sono stati “spizzicati” i dialoghi di decine di persone sedute nei bar e di altre incrociate casualmente mentre chiacchieravano per le strade del centro storico di Bolzano. Pochi secondi di ascolto per comprendere gli argomenti di discussione senza doversi fare i fatti altrui.
Prima di passare ai risultati, però, sono necessarie un paio di premesse. I numerosi turisti incrociati sono stati pressoché ignorati, mentre la cittadinanza di lingua tedesca risulta sottostimata per un motivo preciso: tendenzialmente parlano molto meno e soprattutto a voce più bassa degli italiani, rendendo molto complicato l’ascolto.
Chiarito questo aspetto, ecco gli argomenti preferiti dai cittadini di Bolzano che frequentano le strade del centro storico: la famiglia, soprattutto le donne, il lavoro, soprattutto gli uomini, le malattie o i “bei tempi andati”, entrambi i sessi, le imprese dei propri animali domestici, in prevalenza le donne.
E’ evidente che chi porta a spasso il proprio cane ha uno strumento in più per relazionarsi col prossimo, i cani si abbaiano addosso o si annusano le terga – un po’ come fanno gli umani sui social – e i padroni finiscono inevitabilmente per fermarsi per domandare razza, età e “preferenze” del cane altrui, per poi passare ai pregi e alle imprese del proprio.
Particolarmente pregevole la gara tra tre signore che rivendicavano la spavalderia e la temerarietà del proprio animale. Intrepidi canidi che, nonostante le dimensioni ridotte, avevano sfidato cani molto più grossi e aggressivi: “il mio, proclamava piena di orgoglio una anziana signora con un barboncino al guinzaglio, si è azzuffato con un corso! Non ha paura di niente!”.
Discorsi non molto diversi da quelli che appassionavano altre donne sedute in un bar di piazza Walther. Unica differenza: i protagonisti erano i figli e le figlie.
In questo caso, la narrazione delle gesta lavorative o scolastiche della progenie sostituisce quella delle spavalde imprese degli animali domestici. Sfide che, ovviamente, hanno caratterizzato anche molte delle chiacchiere relative a malattie e acciacchi vari. Una gara a chi aveva il malanno più grave che tutti siamo in grado di apprezzare e/o affrontare.
Proseguendo in ordine sparso, si sono registrate discussioni sull’eredità di famiglia, questioni legate a separazioni e divorzi, le vacanze e, ovviamente, il lavoro.
Quest’ultimo veniva affrontato in maniera molto diversa dalla cittadinanza maschile in evidente correlazione con l’abbigliamento indossato. Chi era in giacca e cravatta discuteva essenzialmente di soldi e stipendi, mentre chi era in abito da lavoro manuale si lamentava di orari e turni.
Le donne, generalmente, si limitavano a temi più specifici e privati. Se è lecita un’opinione personale, molti uomini sembravano parlare del proprio lavoro come centro della loro vita, mentre le donne, più facilmente se ne lamentavano, come se impedisse loro di vivere una vita decente.
Passando a tematiche meno diffuse, si sono registrate chiacchierate sul cinema, ma era in corso il Bolzano Film Festival, sui defunti – con un’attenzione e cura paragonabile unicamente a quella di un noto ex senatore trentino che quotidianamente sforna numerosi necrologi dedicati anche a ogni singolo defunto – sui vestiti dismessi, oltre al sempreverde meteo e a qualche pettegolezzo.
Da questo punto di vista, non può non essere rilevata una importante differenza generazionale: i giovani, che questa “indagine” ha trovato molto più pettegoli degli anziani, si passano gli smartphone per mostrare la veridicità di quanto affermato su Tizia o Caio, mentre i più anziani sembrano ricorrere più frequentemente al vecchio trucco del sussurrare il pettegolezzo per renderlo più credibile.
La politica
Nonostante manchino solo tre settimane alle elezioni comunali di Bolzano, sono stati registrati pochissimi dialoghi sulla politica o sulla vita pubblica più in generale. Si segnalano solo tre conversazioni su temi pubblici: un anziano signore che avendo appena traslocato si lamentava della mancanza di supermercati nei pressi della nuova casa e della scarsa pulizia dei dintorni “ma ormai Bolzano è sporca dappertutto”.
Una signora sudtirolese di mezza età che, davanti a un fornaio particolarmente apprezzato dai turisti ribadiva che questa volta non li avrebbe votati (le calzature e la sciarpetta della signora hanno fatto presumere che la sede del partito incriminato non fosse lontana) e una coppia di anziani che, fuori da un’edicola, discutevano animatamente delle differenze tra Trump e Obama.
Mentre sui giornali e sui social, troppo spesso intercambiabili, l’attenzione si concentrava sulle iniziative di Donald Trump, ma anche sui capelli tirati o non tirati da Romano Prodi a una giornalista, sul kit di sopravvivenza dell’Unione Europea, o sul l’ormai eterna questione “sicurezza”, per la strada i temi privati sembrano prevalere nettamente su quelli pubblici.
Probabilmente, è proprio questo l’insegnamento principale emerso da questa prima parte di indagine. I temi che dominano i media e soprattutto i social, non hanno la stessa rilevanza nella vita pubblica reale, o almeno non come ci si immagina.
D’altra parte, per strada, fortunatamente, non si viene criticati e insultati per ogni affermazione come succede su Facebook o Twitter (X), così come non si incrociano ad ogni passo procaci signorine seminude che si esibiscono in balletti sexy per allietarti la giornata, come accade a ogni maschietto con un profilo Instagram. La vita è altrove.
Prima di chiudere, non si può non rilevare come tra i tavolini dei bar pochissimi leggessero giornali o libri. Del girovagare durato diversi giorni, si può segnalare una distinta signora di origini africane che seduta in un bar di Piazza Walther leggeva a voce alta un opuscolo religioso e Riccardo, l’”inquilino” della panchina del Museo di Scienze naturali, che leggeva l’Alto Adige ai tavolini di un bar di via Dr. Streiter. Poco dopo, sulla stessa strada, passo dopo passo, stampella dopo stampella, ha incrociato un gentile signore che l’ha fermato per regalargli una caramella al carrubo. “Fa benissimo!” gli ha spiegato con enfasi. Riccardo ha ringraziato con un’espressione tra lo stupito e l’indulgente che si è legittimamente guadagnata il finale di questa piccola indagine sociologica.
Purtroppo, dovete immaginarvela.
Massimiliano Boschi