Body shaming, lanciata una campagna contro la derisione dell'aspetto fisico

Si chiama body shaming, letteralmente  “derisione del corpo”. E’ in sostanza l’atto di deridere o discriminare una persona per il suo aspetto fisico. L’Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Bolzano, Chiara Rabini, ha presentato una campagna di sensibilizzazione contro il body shaming, condividendo con importanti partner di lavoro, il gruppo “Liscià. Donne che raccontano donne” della più ampia rete WE_Women Empowerment di piazza Parrocchia e con il Centro Pace, la necessità di realizzare una campagna di sensibilizzazione sul tema del “body shaming”, una forma di violenza psicologica, in particolare con bersaglio ragazze e donne, esercitata attraverso i social media. I social sono uno strumento fondamentale nel modo di comunicare e lavorare, soprattutto in questo ultimo anno, così condizionato dagli effetti pandemici. Hanno grandi potenzialità per abbattere le necessarie distanze fisiche, ma purtroppo possono fare da vasta cassa di risonanza a comportamenti violenti e molesti che hanno come obiettivo i commenti sul corpo, molto spesso femminile.  Il “body shaming” si esplica in termini molto  invasivi e offensivi: è tutta quella categoria di comportamenti che mira a “deridere e far vergognare” una persona per le caratteristiche del suo corpo: il peso, sia adiposo che troppo magro, le forme corporee, il viso, i capelli, e molte altre caratteristiche fisiche.

Si annoverano diversi esempi eclatanti di donne famose derise per le loro caratteristiche fisiche: il “culone” della Merkel,  le “atlete cicciottelle” del tiro con l’arco alle Olimpiadi 2016, il “look” delle giornaliste RAI Giovanna Botteri ed Manuela Moreno (TG2), anziché citate per la loro professionalità e per il loro impegno. Ma il body shaming esercitato attraverso i social network più famosi e diffusi è una forma di discriminazione e di violenza molto pericolosa, in particolare per le giovani secondo uno studio realizzato da Nutrimente onlus, un’associazione di Milano che si occupa di disturbi del comportamento alimentare. L’indagine, condotta su un campione di 4 mila italiani, tra maschi e femmine dai 18 ai 55 anni, evidenzia come una donna su due sia stata denigrata sui social per le forme del proprio corpo e che a soffrirne di più sarebbero le adolescenti dai 18 ai 21 anni con gli effetti delle offese che si manifestano con un calo dell’autostima (45%), aumento dello stato d’ansia (43%) ed un aumento importante del rischio di sviluppare comportamenti alimentari scorretti.

 

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Da questi presupposti nasce questa iniziativa integrata tra Amministrazione comunale, il gruppo Liscià e il Centro Pace con una campagna di manifesti in città e una conferenza martedì 16 febbraio con l’avvocata e attivista per i diritti umani Cathy La Torre. La campagna ideata dalle operatrici di Liscià: “Il bodyshaming è violenza. Qualunque forma abbiamo o desideriamo avere, è perfetta” è partita lo scorso 8 febbraio, Giornata contro il cyber bullismo. “Abbiamo voluto condannare gli atti di bodyshaming e promuovere una cultura del body positive attraverso queste frasi che ritroverete sui cartelloni posizionati nei diversi quartieri della città. Il nostro obiettivo quindi attraverso questo progetto è di promuovere una cultura del body positive in modo che tuttə possano avere un’immagine corporea positiva di sé stessa. Riteniamo quindi importante promuovere l’accettazione di tutti i corpi, indipendentemente dalla forma, dalle dimensioni o dall’aspetto, costruendo e promuovendo la fiducia in sé stessə.” ha afferma l’operatrice Rachele Sordi.

Martedì 16 febbraio, alle 18.00, in diretta fb sulla pagina del Centro Pace, si svolgerà invece un incontro con Cathy la Torre sul suo testo “Nessuna causa è persa”. L’autrice ha vissuto da sempre sul proprio corpo una battaglia tra generi e stereotipi. Un percorso complesso il suo, che racconta in questo libro, il cui risultato è un intreccio di storie che parlano di diritti negati e crimini d’odio, di omotransfobia e revenge porn. A dialogare con lei Corinna Canali, ricercatrice altoatesina, attenta ai temi di genere, attualmente impegnata in un PhD in History of Art presso lo University College London (UCL) di Londra. Canali affronterà il tema specifico del cyberbullismo, attraverso tecniche quali la moderazione, il monitoraggio del corpo online; ma parlerà anche del rapporto tra sessualità e Internet, la censura e auto-censura online, ecc.

“L’Assessorato alle Pari Opportunità della Città di Bolzano – ha detto l’Ass. Chiara Rabini – assume  un ruolo attivo per prevenire queste forme di violenza, agendo a livello culturale, supportato anche dalla normativa vigente, la legge sul cyberbullismo. E’ importante sapere che gli insulti pubblici sull’aspetto fisico si trasformano nel reato di diffamazione quando sono espressi in modo da offendere la reputazione della vittima e in particolare, quando sono espressi a mezzo social. Queste  forme di reato sono quindi perseguibili penalmente, attraverso la querela e possono dare atto ad un risarcimento del danno.

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