Blocco Euro 3, Cna e artigiani contrari: danno per le Pmi

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Cna e Confartigianato esprimono, per usare un eufemismo, forti perplessità per i provvedimenti annunciati dall’assessore provinciale all’Ambiente, Richard Theiner, oggetto di discussione con i Comuni principali, per contenere i continui sforamenti di biossido di azoto nell’aria, che dovrebbero prevedere da gennaio 2019 il blocco dei veicoli diesel Euro 3 e, negli anni successivi, Euro 4 e Euro 5.

«I veicoli diesel Euro 3 – argomenta Claudio Corrarati, presidente regionale della CNA-SHV – sono stati introdotti sul mercato nel 2001, sostituiti dagli Euro 4 nel 2005. Tra le nostre aziende associate, in poche hanno ancora veicoli Euro 3 e di sicuro li utilizzano per lavorare e non per divertimento. Fermo restando che la qualità dell’aria è un bene primario e che occorre intervenire presto e bene, ci chiediamo quali benefici potrà avere l’ambiente dal blocco di pochi veicoli indispensabili alle PMI che li utilizzano, mentre la principale fonte di inquinamento, ovvero l’A22, rimane al suo posto senza nemmeno considerare la nostra proposta di incapsulare il tratto autostradale che attraversa il capoluogo. Tenendo conto che le emissioni dei veicoli Euro 4 sono solo leggermente inferiori a quelle dei mezzi Euro 3, presumiamo che il divieto di circolazione verrà presto esteso a veicoli che hanno una decina di anni di vita e che sono in uso nelle piccole e micro imprese che rappresentiamo. L’impatto economico sulle PMI in tal caso sarebbe decisamente maggiore».

«Vietare l’impiego dei diesel Euro 3, e in prospettiva Euro 4 e 5 – prosegue Corrarati – sarebbe un grave danno perché non tutte le piccole aziende possono permettersi di cambiare veicoli, tanto più che i contributi per acquistare mezzi aziendali sono stati aboliti. Se la Provincia, d’intesa con i Comuni, vuole imporre i divieti per i mezzi diesel, riattivi gli incentivi per rinnovare il parco mezzi. Ci teniamo a sottolineare che gli autotrasportatori nostri associati sono in massima parte dotati di mezzi nuovi e poco inquinanti. Semmai sono i concorrenti rivali, che entrano nel mercato altoatesino con offerte low cost, ad avere in dotazione veicoli vetusti e inquinanti.

Secondo il presidente della CNA-SHV «l’impressione è che siano trascorsi 17 anni dall’ingresso sul mercato dei diesel Euro 3, c’era tutto il tempo per apporre divieti se davvero fossero questi veicoli la causa principale degli sforamenti di biossido di azoto. Invece per 17 anni c’è stato immobilismo nei confronti delle vere fonti di inquinamento come l’autostrada e la viabilità interna del capoluogo e dei grandi centri come Merano, Bressanone e Laives. Così oggi, pur di intervenire, si adotta la soluzione più facile, ovvero vietare i veicoli diesel, con il rischio di penalizzare fortemente gli operatori economici».

La posizione degli artigiani

A pochi giorni da Pasqua, ecco una frittata che rischia di risultare particolarmente indigesta per l’economia altoatesina. Tra appena nove mesi l’Alto Adige potrebbe infatti dover fare i conti con un divieto di circolazione per i veicoli diesel. Ad annunciarlo nella giornata di ieri è stato l’assessore provinciale Richard Theiner. «Siamo assolutamente favorevoli al progetto che mira a migliorare la qualità dell’aria respirata nella nostra terra – ha commentato il presidente di lvh.apa Gert Lanz -. Tale passaggio non deve tuttavia avvenire penalizzando le aziende locali, bensì concretizzarsi in maniera sensata». Un divieto di circolazione minaccerebbe seriamente l’artigianato locale, in particolare in quanto la gran parte dei mezzi artigiani funziona proprio a diesel. Le conseguenze negative di una simile chiusura sarebbero evidenti non solo nel traffico giornaliero degli artigiani, bensì anche nella consegna delle merci e nello svolgimento dei servizi. «Il divieto dei mezzi diesel ridurrebbe notevolmente la fornitura di negozi, cantieri e privati con beni e servizi dell’artigianato – ha aggiunto il presidente -. Al contempo si dovrebbe fare i conti con restrizioni drastiche per i pendolari, per il traffico economico e per la fornitura della popolazione. Per non parlare di chiusure aziendali e della perdita di numerosi posti di lavoro nei centri cittadini». Non mancherebbero peraltro conseguenze ulteriori e le perdite maggiori riguarderebbero soprattutto i prestatori di servizi nelle città. Si pensi a categorie come orologiai, orafi o sarti su misura, che si troverebbero costrette all’impresa impossibile di sopravvivere unicamente con la clientela occasionale visto che quella proveniente da fuori andrebbe in gran parte perduta.

Il problema principale per Lanz riguarda l’introduzione a così breve termine della nuova legge: «I soggetti maggiormente colpiti dal divieto sarebbero quelli legati all’edilizia, con le loro auto, i loro veicoli commerciali leggeri e pesanti, i loro camion – ha concluso Lanz -. Sino ad oggi i mezzi alternativi elettrici, a gas o ibridi disponibili sul mercato sono solo quelli con meno potenza ed in nove mesi un simile aggiornamento nel parco macchine dell’artigianato non è pensabile. L’economia necessita in primo luogo di veicoli adatti ad azionamento alternativo ed in secondo luogo di termini di adeguamento più lunghi per adattarsi a simili divieti di circolazione».

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