Boccia ad Assoimprenditori: «Alto Adige modello da seguire per tornare a crescere»

Il lavoro è la grande missione dell’Italia. E l’Alto Adige è il modello da seguire per tornare a crescere e a essere competitivi, dentro e fuori dall’Europa. Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, non ha dubbi: la «provincia cerniera» è centro nevralgico della ripresa. Best practice che dimostra quanto di buono possa fare anche tutto il resto Paese. Purché, però, non si facciano passi indietro. Dall’Assemblea Generale di Assoimprenditori Alto Adige manda un avviso chiaro al nuovo governo: «Non possiamo distruggere quanto di buono è stato fatto come con il Jobs Act e con il Piano Industria 4.0. Dobbiamo ripartire dai fondamentali dell’economia e dai principi della Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sull’assistenzialismo. E il lavoro vuol dire impresa, dunque futuro».

Boccia: «Infrastrutture fondamentali»

Non a caso, il titolo dell’incontro era proprio «Le nostre imprese, il nostro futuro». Ma quale futuro si può costruire con questo ecosistema imprenditoriale? Anzitutto, un futuro unito, in cui l’Europa deve essere centrale. «Non possiamo pensare di andare avanti da soli, con il protezionismo di Trump da una parte e l’avanzata del colosso cinese dall’altra. Come diceva Gianni Agnelli: “Per essere italiani nel mondo, occorre essere europei in Italia”» – ricorda Boccia. Ma questo vuol dire non appiattirsi sul presente e investire al massimo sulle proprie potenzialità. «Dobbiamo coinvolgere i giovani, puntare sulla crescita e sulla riduzione del debito pubblico. Sono queste le condizioni imprescindibili per tornare a correre. Peccato però che nessun leader politico parli seriamente di lavoro e che pochi abbiano capito che solo la crescita può garantire la stabilità. L’Alto Adige è tra quei pochi» – assicura Boccia. Da qui, l’esigenza primaria di investire in settori importanti come le infrastrutture: «Non possiamo mettere in discussione grandi opere come la Tap e la Tav, è arrivato il momento di superare questo blocco ideologico. Le infrastrutture sono produttività. Altrimenti, creeremo una società esclusiva, in cui centro e periferia non si incontreranno mai. L’Alto Adige ha compreso anche questo: ha capito che le infrastrutture sono fondamentali e non lo sono solo per la sua provincia, ma per tutto il Paese» – ribadisce il numero uno di via dell’Astronomia.

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Kompatscher: «Attrarre talenti»

Parole che certamente fanno piacere al presidente della Provincia Arno Kompatscher che, impossibilitato a partecipare all’evento, ha comunque riassunto il suo pensiero in un messaggio video in cui ha ricordato la capacità del territorio di fare bene, insieme: «Lavorando insieme siamo riusciti a salvare l’Alto Adige dalla crisi, abbiamo introdotto misure anticicliche e fiscali che ci hanno consentito di sostenere le aziende, abbiamo creato domanda da parte del pubblico e del privato. Insieme siamo riusciti a vivacizzare la congiuntura economica tanto che oggi l’Alto Adige vive un momento molto positivo con piena occupazione. Anche se – ammette – abbiamo ancora molto da fare in termini di minore burocrazia, di ricerca e innovazione, a partire dal NOI, e di attrazione di talenti. Speriamo che anche il nuovo governo nazionale possa fornirci la cornice migliore per operare».

Giudiceandrea: «Abbassare aliquote per i capannoni»

Già, ma le imprese del territorio cosa ne pensano? Da Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori Alto Adige, arrivano richieste precise: «Abbassiamo l’aliquota in vigore per i capannoni produttivi allo 0,2%, portandola al livello delle cooperative frutticole. Non è giusto che le stesse attività siano sottoposte a tassazioni differenti. La Provincia ha competenze anche sull’IRAP e sull’addizionale regionale IRPEF: sfruttiamola il più possibile, premiamo il merito, ovvero chi investe, assume o innova. Le agevolazioni concesse in questi anni – fa rilevare Giudiceandrea – non hanno portato a riduzioni delle entrate fiscali, ma le hanno fatte aumentare tanto che nel 2013 il bilancio della Provincia era appena superiore ai 5 miliardi di euro, quello del 2018 invece sfiora i 6 miliardi». Ma sotto la lente degli imprenditori altoatesini ci sono anche spending review e burocrazia: «Eliminiamo le spese improduttive. Serve coraggio: dal piano degli indicatori di bilancio della Provincia, apprendiamo che la quota di investimenti è scesa per la prima volta sotto il 20% e se non invertiremo la tendenza, entro il 2020 sarà addirittura inferiore al 15%. Ma la crisi ci ha insegnato che se non approfittiamo del buon andamento economico e delle entrate in crescita per fare le riforme necessarie, i tagli potranno essere anche molto dolorosi». Dunque, la semplificazione, con una richiesta precisa anche al consiglio provinciale che si insedierà con la nuova legislatura: «Chiediamo che aboliscano più leggi di quante ne approveranno, partendo dalla cancellazione delle normative inutili o superate. Insomma, che legiferino meno e meglio». A ciò si aggiunge lo stimolo per l’export: nel 2017 le imprese altoatesine hanno esportato merci e prodotti per 4,8 miliardi di euro, ovvero 2 miliardi di euro in più rispetto a quanto hanno fatto nel 2009, all’inizio della crisi. Ma le imprese esportatrici sono meno di 3.000 su quasi 60.000. Il potenziale di crescita, dunque, è enorme.

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Il valore dell’innovazione di squadra

Ancora: l’innovazione, asse portante per la competitività, con il Piano Industria 4.0 che, pure ottimo, deve essere affiancato dall’investimento sul know how. «Il NOI Techpark è un buon punto di partenza, ma non può assorbire le esigenze di 60mila imprese. Le nostre aziende cambiano e si muovono nel mondo. Innovazione e internazionalizzazione dipendono fortemente una dall’altra e chi non innova non può interagire con altri Paesi. Possiamo e dobbiamo fare di più» – continua Giudiceandrea. E «fare di più» significa anche rendere il territorio sempre più attrattivo: «Chi lavora qui deve sentirsi a casa propria: integrarsi significa accettare leggi e culture. Gli altoatesini, grazie alla loro multiculturalità e al plurilinguismo, sono già predisposti a farlo. Abbiamo – conclude – un potenziale enorme, ma vinceremo questa sfida solo se giocheremo in squadra». (foto: dpi)

Silvia Pagliuca

 

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