Assistenza anziani, abbassata l’età minima per accedere al servizio

Novità in arrivo per il servizio di assistenza anziani. Attualmente sono 9 le strutture che in Alto Adige danno ospitalità a persone anziane per le quali il sostegno presso il proprio domicilio non è più sufficiente, ma per le quali l’accoglienza in una residenza per anziani non rappresenta la soluzione ottimale. Il numero dei posti totali è 93. Si tratta del servizio di accompagnamento e assistenza abitativa, operativo dal 2014, per il miglioramento del quale è stato istituito nel corso dell’ultimo anno un gruppo di lavoro che ha elaborato una serie di proposte approvate dalla Giunta provinciale. Fra le novità viene abbassata l’età minima per accedere al servizio da 70 a 65 anni.

«Il servizio – spiega l’assessora Martha Stocker – sarà organizzato in maniera più flessibile, e si dovrà tenere sempre più conto delle esigenze individuali delle singole persone». Dal punto di vista concreto, le forme abitative vengono ridotte da tre a due (accompagnamento e assistenza), e rappresentano la base da cui partire per calcolare le tariffe, che saranno strettamente legate alle prestazioni offerte. «In caso si modificassero le esigenze di assistenza anziani – precisa la Stocker – se ne terrà conto anche in fase di calcolo delle tariffe, che saranno dunque sempre aggiornate alla reale situazione».

Assistenza anziani, maggiore flessibilità e semplificazione

Il servizio di accompagnamento e assistenza abitativa si rivolge a persone che rientrano nei parametri previsti dal primo e dal secondo livello della non autosufficienza, e con i nuovi criteri l’età minima è stata abbassata da 70 a 65 anni per allinearla con quella prevista per l’accoglienza in casa di riposo. A proposito di case di riposo e residenze per anziani, è stato semplificato l’iter procedurale da osservare nel caso in cui vi fosse la necessità di spostare le persone all’interno di queste strutture, mentre tra le novità vi è la possibilità di consentire il prolungamento della convivenza a coppie o famigliari pur non appartenenti allo stesso gruppo di assistenza.

Il servizio potrà essere offerto sia in singoli alloggi collegati, sia in un alloggio unico suddiviso in piccole unità (la cosiddetta comunità di alloggio), ampliati anche i margini di manovra a disposizione dei Comuni per quanto concerne i costi delle abitazioni. A partire dal 2018, infatti, il canone di locazione non sarà più calcolato sulla base del valore di un alloggio sociale, ma dovrà semplicemente rimanere al di sotto di un tetto massimo prefissato.

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