Gender pension gap, il 79% delle donne riceve un assegno inferiore ai mille euro

Il gender pension gap rimane un dato di fatto. Le ragioni dello svantaggio femminile dal punto di vista previdenziale sono molteplici: le retribuzioni sono spesso più basse, il lavoro retribuito viene frequentemente interrotto per i periodi di cura dei figli e dei familiari. Ciò si ripercuote inevitabilmente sugli assegni pensionistici percepiti dalle donne, che risultano sensibilmente inferiori rispetto a quelli erogati agli uomini. A maggiore rischio povertà in vecchiaia sono quindi prevalentemente le donne. L’appello in occasione del sesto Equal Pension Day è quindi ancora una volta quello di pensare per tempo alla propria copertura previdenziale e di costruirsi un secondo pilastro  per la vecchiaia per prevenire possibili situazioni di fragilità economica futura.

Secondo i dati dell’Osservatorio Statistico dell’INPS riferiti al 2019 le pensioni di vecchiaia delle donne risultano dimezzate rispetto a quelle degli uomini (735 euro contro 1.433 euro). Ma questo non è l’unico dato preoccupante. In Regione il 79% delle donne riceve un assegno pensionistico di vecchiaia inferiore ai 1.000 euro, mentre “solo” il 34% degli uomini deve accontentarsi di simili importi. Le super-pensioni superiori ai 2.000 euro vanno invece per il 22% nelle tasche dei pensionati maschi e per il solo 4% alle pensionate.

 

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Previdenza complementare quale integrazione della pensione obbligatoria, in particolare per le lavoratrici autonome

Risulta quindi oltremodo importante per le donne costruirsi da subito una pensione integrativa. In Trentino Alto Adige la popolazione degli iscritti alla previdenza complementare si compone per il 49% da donne, quindi la distribuzione tra uomini e donne risulta pressochè paritetica. Nel resto d’Italia il 62% degli aderenti ai fondi pensione sono uomini e solo il 38% donne. Meno positivo è invece il dato sulla contribuzione alla previdenza complementare. Dei 492 milioni di euro versati ai fondi pensione nel 2019 il 61% riguarda le posizioni di aderenti maschi e “solo” il 39% le posizioni di aderenti donne.
Se si considera il mondo delle lavoratrici autonome il dato sulla percentuale di adesione alla previdenza complementare scende al 33% in Italia e al 44% in Regione, mentre più del 50% delle lavoratrici dipendenti versano in un fondo pensione. Nel 2019 le lavoratrici autonome hanno versato in media alla previdenza complementare il 26% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. L’importo medio accantonato dalle lavoratrici autonome risulta pari a 13.972 € e quindi il 19% in meno rispetto ai lavoratori autonomi di sesso maschile (17.154 €).

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