«Arroganti, rigidi e filo-tedeschi». E l'Alto Adige fa scattare l'operazione simpatia

Ve lo ricordate il secchione primo della classe? Quello sempre preparato, rigido, senso dell’umorismo pari a zero. Ovviamente arrogante. Ma molto bravo, e per questo capace di godere, da parte dei professori, di una certa autonomia nel fare le cose. Insomma, la persona che frequenti solo se hai bisogno di qualcosa, di un tornaconto. Altrimenti, con un gran sorriso, ci passi qualche ora insieme ma per il resto dell’anno lo eviti. Ecco, è come se l’Alto Adige impersonificato avesse letto le righe sopra, magari con un ghigno, per poi rendersi conto però che il secchione è lui. Almeno questo è quanto emerge da una ricerca curata dalla società specializzata milanese Astarea che, su input provinciale, è andata a indagare come viene visto l’Alto Adige dal resto d’Italia.

Ne è uscita l’immagine dei primi della classe. E se essere considerati ai vertici per senso civico, funzionamento della macchina amministrativa, rispetto delle tradizioni e cura del paesaggio va anche molto bene, venire accusati di «malcelata superiorità» e «arroganza», di un amore sproporzionato per il turista tedesco molto meno. Così come il nodo dell’autonomia, (leggi «molti più soldi»), universalmente poco capito. Se ne ricordano poco le ragioni storiche, non se ne vede l’esigenza attuale. Meglio correre ai ripari: la provincia di Bolzano ha dato così ufficialmente il via ad una sorta di «operazione simpatia». Una campagna affidata agli esperti di Weber Sandwick, una delle più importanti agenzie di comunicazione mondiali con sede anche in Italia, con un incarico sotto soglia (quindi sotto i 40mila euro).

Il dettaglio dell’analisi

La ricerca è stata presentata da Laura Cantoni, esperta di ricerche di mercato, che ha ricordato che la ricerca aveva come il rilevamento dell’identità in Alto Adige e Trentino, per evidenziarne le differenze: sono state effettuate un’analisi della comunicazione dei due territori, un ascolto tramite focus group con frequentatori e non frequentatori dei due territori, e infine un’indagine estensiva web presso la popolazione italiana. Dai rilevamenti dei 10 focus group è risultato apprezzamento per il paesaggio naturale, il territorio salubre e rilassante, l’ordine. È emerso inoltre che l’82% degli intervistati erano a conoscenza dell’Autonomia speciale, e che circa un terzo sapevano effettivamente di cosa si tratta. Ben un terzo degli intervistati non conosceva però le province della Regione Trentino-Alto Adige, e il 60% non era al corrente che l’Alto Adige avesse anche il nome “Südtirol”. Un 40% di persone non era mai stato in Alto Adige.

In quanto ai motivi che spingono a frequentare l’Alto Adige, ci sono la ricerca di quiete, pratica sportiva, immersione nella natura, panorami, ma anche la volontá di vivere una situazione diversa, il confronto con specificità locali, una ricerca introspettiva. Motivi per non andare in Alto Adige sono invece i prezzi, la percezione di un turismo elitario, la distanza, la scarsa accessibilità per la morfologia inadatta agli inesperti, l’assenza di alternative alla montagna. Altre barriere percepite dagli intervistati sono la scarsa proattività linguistica, l’austerità e il protezionismo, il senso di superiorità e la rigiditá senza cordialità. In rapporto con il Trentino, la popolazione dell’Alto Adige è percepita come un po’ più vecchia, un po’ più antipatica e rigida, un po’ più egoista, un po’ più etico e più tradizionale. Visto come brand, l’Alto Adige è percepiti come posto di grandi tradizioni e valori morali, associato al costume tirolese, mentre il Trentino è più legato ad accoglienza e accessibilità, associato a segni più generalisti, come montagne e baite. La relazione col turista è percepita come esclusiva («si ha la percezione che il turista tedesco sia preferito a quello italiano, che mancino offerte, che non sia l’operatore ad adattarsi al turista ma il contrario»), selettiva e poco orientata al servizio. Rispetto al Trentino, inoltre, i prezzi sono percepiti più alti rispetto al Trentino; la percezione di stare a casa è del 38% in relazione all’Alto Adige, del 66% rispetto al Trentino. Quali grandi differenze tra le due province vengono percepite quelle relative al carattere della popolazione, all’architettura, alla struttura urbana, alla gastronomia e all’innovazione tecnologia. In sintesi, sono rappresentate come diversità forti tra Trentino e Alto Adige l’eredità culturale, l’attaccamento all’identità, il rigore morale, la severità, l’ordine e la precisione.

Marco Pappalardo, responsabile dell’Agenzia di stampa e comunicazione della Provincia autonoma di Bolzano, ha riassunto: l’Alto Adige Südtirol viene percepito come una bellissima terra che gode di privilegi speciali. È emerso inoltre che in tempi di crisi l’invidia aumenta, e che gli altoatesini appaiono come contraddistinti da arroganza. Il territorio e la sua immagine sono il risultato delle voci ha da esso emergono: «Noi vorremmo accompagnare l’immagine di un paesaggio bellissimo, ordine, salubrità, folklore ed efficienza in maniera positiva, e questo in un momento in cui non possiamo controllare tutte le voci, in particolare a livello digitale». L’immagine della provincia deve passare da quella del secchione a quella del migliore della classe che è disponibile ad aiutare i compagni. Bisogna iniziare dal concetto di molteplicità quale base e fondamento dell’Autonomia, lavorando a un processo di lungo periodo, trasmettere la tutela delle minoranze come un plusvalore, valorizzare la molteplicità culturale, la funzione ponte della provincia, modelli positivi come la solidarietà: tante iniziative in quest’ambito, come gli interventi per aiutare i terremotati, non sono state raccontate. Questo sarà fatto tramite l’attività di pubbliche relazioni dell’Agenzia e facendo parlare coloro che conoscono questa terra, tramite uno storytelling che collega Autonomia a responsabilità e, quindi, a solidarietà. Vanno evidenziate, sottolineando la disponibilità a mettere a disposizione certe competenze, le storie positive in settori come energia e ambiente, tecnologie alpine, agricoltura, ricerca e parco tecnologico, servizi per i cittadini, il plurilinguismo. In quest’ambito, si potrebbero proporre progetti e premi, mettendo da parte l’arroganza. Vanno poi utilizzate le voci di importanti personalità del mondo dello sport, della montagna, della cucina, che sono nate qui, e che possono dare un messaggio positivo.

Il presidente Arno Kompatscher, ricordando che il lavoro era stato commissionato dal Consiglio provinciale, ha dato un risultato corrispondente alle aspettative. L’immagine che la provincia ha all’esterno non è sempre positiva, e bisogna fare qualcosa per cambiarla, intervenendo gradualmente affinché ci si ponga non come i migliori, ma come diversi, una qualità da connotare con aspetti positivi, e che è alla base dell’Autonomia. Non si tratta di propaganda, ma di raccontare delle storie positive e vere per far capire quello che si vuole trasmettere. Non si tratta di investire milioni in campagne di sensibilizzazione, ma di svolgere in modo più consapevole le cose che già fanno IDM, l’economia locale.

 

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