
Annata 2024 difficile per la viticoltura altoatesina: rese ridotte, ma il bilancio qualitativo resta positivo
Economia. L’annata viticola 2024 in Alto Adige è stata tra le più complesse degli ultimi anni. Dopo un inverno insolitamente mite e una fioritura precoce, il ritorno di gelate in aprile ha compromesso lo sviluppo di molti vigneti. A questo si sono aggiunti periodi di pioggia e grandinate che hanno ostacolato ulteriormente la maturazione delle uve e reso necessaria una vendemmia tardiva, frammentata e particolarmente impegnativa sotto il profilo operativo.
Il comparto vitivinicolo in Alto Adige si sviluppa su una superficie di circa 5.850 ettari, pari a poco più dell’1% del totale nazionale, ma rappresenta una realtà ad alta specializzazione. A coltivare la vite sono circa 4.800 viticoltori, distribuiti tra i 200 e i 1.000 metri di altitudine, in un territorio che produce mediamente 40 milioni di bottiglie l’anno, di cui il 96% a denominazione DOC. La produzione è orientata per il 65% verso i vini bianchi e per il 35% verso i rossi. Tra i vitigni più diffusi spiccano Pinot Grigio, Chardonnay, Gewürztraminer e Pinot Bianco per i bianchi, mentre tra i rossi dominano Pinot Nero, Lagrein e Schiava. Il settore include anche una quota rilevante di spumanti metodo classico, con una produzione annuale che supera le 600.000 bottiglie.
Le conseguenze sul piano produttivo per il 2024 sono state evidenti: secondo i primi rilievi tecnici del Consorzio Vini Alto Adige, le perdite di resa hanno oscillato tra il 15% e il 70% a seconda delle zone e delle varietà coltivate. In alcuni casi isolati si sono registrate perdite totali. Il comparto ha dovuto far fronte a un’intensificazione del lavoro manuale nei vigneti e a costi gestionali più elevati, per garantire una selezione attenta delle uve rimaste in buone condizioni.
Nonostante le difficoltà, dalle cantine emergono segnali incoraggianti sul piano qualitativo, con una tenuta complessiva che testimonia la capacità di adattamento del settore. La vendemmia 2024 ha richiesto interventi precisi e tempestivi, ma ha anche premiato la professionalità delle aziende vitivinicole altoatesine, che hanno saputo affrontare una stagione anomala con strumenti adeguati.
Il bilancio finale parla di un’annata a rese contenute, ma che ha comunque consentito la produzione di vini coerenti con gli standard qualitativi del territorio. Un dato che assume rilievo per un settore che in Alto Adige incide in modo significativo sul valore dell’economia agricola e che, ancora una volta, si trova a misurarsi con l’imprevedibilità climatica come fattore strutturale e non più eccezionale.
Nell’immagine in apertura, calici di alcuni prodotti vinicoli del territorio (credits Alex Filz)