Alto Adige, il lavoro in nero «vale» 893 milioni di euro

L’Alto Adige fra le terre più virtuose. Ma il lavoro in nero, comunque, si stima coinvolgere 25.600 persone, con un valore aggiunto di 893 milioni di euro, pari al 4,5% del totale regionale. Lo si legge nelle more di un’analisi della Cgia di Mestre che prende in considerazione quanto (pare) sarà proposto per il reddito di cittadinanza, lanciando un allarme: il rischio è che metà della somma per il primo anni, 3 miliardi di euro, vada a chi lavora in nero.

Ed ecco quindi l’interessante stima sul lavoro in nero in Italia.

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Il rischio del reddito di cittadinanza

Sulla base delle indiscrezioni apparse nei giorni scorsi, i soggetti che beneficeranno del cosiddetto reddito di cittadinanza potrebbero essere poco più di 4 milioni, pari a 1.375.000 nuclei familiari coinvolti. Un dato ancora ufficioso che, tuttavia, ha fatto scattare un campanello d’allarme alla CGIA. Infatti, è possibile ipotizzare che circa la metà della platea dei teorici destinatari di tale misura potrebbe essere composta da persone che lavorano in maniera irregolare. E visto che per l’anno in corso ai beneficiari del reddito di cittadinanza il Governo erogherà 6 miliardi di euro, verosimilmente la metà della spesa, pari a circa 3 miliardi di euro, potrebbe finire nelle tasche di persone che non ne hanno diritto. Afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:

«A causa dell’assenza di dati omogenei relativi al numero di lavoratori in nero presenti in Italia che si trovano anche in stato di deprivazione, non possiamo dimostrare con assoluto rigore statistico questa tesi. Tuttavia, vi sono degli elementi che ci fanno temere che buona parte dei percettori del reddito di cittadinanza potrebbe ottenere questo sussidio nonostante svolga un’attività lavorativa in nero, sottraendo illegalmente alle casse dello Stato un’ingente quantità di imposte, tasse e contributi previdenziali. In altre parole, l’Amministrazione pubblica, al netto delle misure di contrasto previste, sosterrà con il reddito di cittadinanza un pezzo importante dell’economia non osservata».

Come si è giunti a queste conclusioni? Secondo l’Istat, in Italia ci sono poco meno di 3,3 milioni di occupati che svolgono un’attività irregolare. Se da questo numero rimuoviamo i dipendenti e i pensionati che non hanno i requisiti per accedere a questa misura – pari, in linea di massima, a 1,3 milioni di unità – coloro che pur svolgendo un’attività irregolare potrebbero, in linea teorica, percepire questa misura sarebbero 2 milioni; vale a dire la metà dei potenziali aventi diritto (poco più di 4 milioni).

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