Alto Adige, dagli imprenditori un sì (ragionato) al referendum

In vista del referendum del 4 dicembre prossimo, il Consiglio generale di Assoimprenditori Alto Adige ha esaminato il disegno di legge di riforma costituzionale. “Dalla discussione tra gli imprenditori è emersa una forte necessità di informazioni oggettive e una convinzione altrettanto forte che l’approvazione della riforma garantisce all’Alto Adige quella tutela dell’autonomia che anche per le nostre imprese è decisiva. La riforma rappresenta una condizione fondamentale per la competitività dell’Italia”, riassume il Presidente di Assoimprenditori, Stefan Pan. Il sì degli imprenditori alla riforma è motivato in particolare da tre riflessioni: l’autonomia dell’Alto Adige viene tutelata e potrà essere anche ampliata in futuro, il funzionamento della pubblica amministrazione diventa più semplice e veloce, la competitività e l’immagine dell’Italia all’estero migliorano.

Autonomia: forte tutela, possibilità di ampliamento

La riforma costituzionale non toglie alcuna competenza alla Provincia di Bolzano; resta invece aperta la possibilità di aggiungerne altre in futuro. La clausola di salvaguardia e l’inserimento del meccanismo dell’intesa tra Stato e Provincia garantiscono una tutela dell’autonomia che è anche maggiore di quella attuale: eventuali modifiche dello Statuto potranno infatti avvenire solo previo assenso anche da parte della Provincia. La cosiddetta clausola di supremazia non viene espressamente adottata in Alto Adige. Con il cosiddetto “federalismo differenziato”, la riforma introduce inoltre anche per tutte le altre Regioni – se si dimostreranno virtuose impiegando in modo efficiente le proprie risorse – la possibilità di assumere nuove competenze.

Amministrazione pubblica: Stato più semplice e snello, meno sprechi

Abbandonando il bicameralismo perfetto, lo Stato italiano si allinea ad altre democrazie europee che hanno dimostrato di poter funzionare meglio rispetto all’attuale sistema italiano. Il Parlamento italiano è in assoluto il più costoso tra tutti i Paesi europei. L’abolizione di un terzo degli stipendi dei parlamentari (attualmente sono 945 rispetto, ad esempio ai 700 della Germania e ai 616 della Spagna), così come l’eliminazione delle Province e del CNEL avranno un effetto anche a livello internazionale che andrà ben oltre ai 500 milioni di Euro risparmiati all’anno. La garanzia di una maggiore stabilità politica e governabilità di un Paese che in 70 anni ha avuto 63 governi diversi rappresentano altri elementi giudicati molto positivamente dal consiglio generale. Uno Stato più snello e un’amministrazione pubblica meno costosa comportano vantaggi diretti per la popolazione altoatesina. L’Italia ha un debito pubblico che supera i 2 mila miliardi di euro: la responsabilità nei confronti delle future generazione, prima ancora che il rispetto delle regole europee, è un motivo sufficiente per tagliare la spesa pubblica e ridurre il debito. Solo in questo modo si potranno, infatti, garantire a lungo termine le prestazioni sociali, pensioni comprese, e permettere un’ulteriore riduzione del carico fiscale.

Visto da fuori: le riforme danno una marcia in più

Le imprese associate ad Assoimprenditori Alto Adige lavorano ogni giorno a contatto con l’estero. La riforma costituzionale influisce su un duplice aspetto. In primo luogo sulla competitività del Paese stesso: maggiore stabilità, tempi certi nei procedimenti legislativi (oggi l’approvazione di una legge dura in media oltre 500 giorni) e competenze ben definite tra Stato e Regioni sono un vantaggio dirette per cittadini e imprese. In secondo luogo le riforme vengono giudicate in maniera molto positiva all’estero: grazie a quanto già fatto in materia di mercato del lavoro e politica fiscale, l’Italia ha guadagnato oltre 40 posizioni nella classifica della competitività “Doing Business” risalendo dall’87° al 45° posto. Rispetto ad altri Paesi – in particolare Svizzera, Germania e Austria, che sono quelli geograficamente più vicini – il gap è ancora consistente: la riforma costituzionale è una delle misure necessarie per avvicinare l’Italia a quei Paesi al vertice in Europa.

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