Alessandro Rimassa (Radical HR) sul futuro del lavoro tra grandi dimissioni e intelligenza artificiale

“Un tempo le persone erano dipendenti delle aziende, mentre oggi, nella trasformazione continua in cui ci troviamo, sono le aziende ad essere dipendenti dalle persone”. Ha iniziato così Alessandro Rimassa il suo intervento “Future of work – HR e formazione: come gestire le persone in azienda” invitato a Bolzano  da Blum per un Innovation Breakfast organizzato insieme a Fiera di Bolzano e What a Venture il 15 settembre scorso. Rimassa è un punto di riferimento per le imprese italiane sul tema risorse umane, innovazione del lavoro e formazione in azienda: è fondatore di Talent Garden Innovation School, scuola dedicata alla formazione in ambito digital & open innovation, Radical HR -realtà che, insieme a Lacerba, ha dato vita a The Future of Work- e Radical HR Club, piattaforma di formazione e networking per la community dei responsabili risorse umane. Inoltre, Rimassa è autore di otto libri, tra cui il best seller “Generazione Mille Euro” e il nuovo “Le 5 lenti dell’HR”.

E a proposito di risorse umane e persone, secondo Rimassa una delle sfide più importanti da accettare per le aziende è la trasformazione come processo aperto e senza fine “Viviamo in un tempo in cui non esiste una sola trasformazione, ma continui elementi di trasformazione” ha sottolineato l’esperto, mostrando l’immagine di un sismografo con scosse e picchi continui. “Abbiamo aperto il millennio con la quarta rivoluzione industriale, e nei decenni successivi non si è fatto che parlare di digital transformation – arrivati alla fine degli anni Dieci abbiamo averla raggiunta. Ma la pandemia Covid -19 ci ha mostrato che non era così. Esemplare, in questo senso, un’immagine che a marzo 2020 girava sui social: alcune giornaliste di un gruppo della portata di Hearst che escono dall’ufficio con la torre del computer sottobraccio per lavorare da casa durante la pandemia” continua Rimassa.

Ma quali sono i temi del cambiamento? “Non sono le persone e basta, ci sono temi di trasformazione che impattano sulle persone e toccano la comunicazione, la tecnologia e i consumatori. Cambia, per prima cosa, la maniera di raccontare le aziende e questo impatta sulla capacità di vendita del prodotto, di attrazione delle persone e sulla credibilità” dice Rimassa. La comunicazione non è più una semplice campagna o delle azioni mirate, ma è un processo costante, fatto di persone reali, a cominciare da quelle che lavorano all’interno dell’azienda, che ne sono “ambassador” e che quindi devono essere i primi a credere nell’azienda stessa.

L’intervento di Alessandro Rimassa all’Innovation Breakfast. Foto WhatAVenture

Un’altra parola d’ordine è: semplificare. Rendere il lavoro di chi collabora all’interno dell’impresa il più semplice possibile affinché le persone si possano concentrare su quegli aspetti che danno vero valore. Per illustrare il concetto, Rimassa fa l’esempio della tecnologia. “Come consumatori, siamo abituati ad avere accesso facilmente a qualsiasi servizio dal nostro smartphone, dalla prenotazione di un treno al ristorante ai rapporti con la banca. All’interno delle aziende invece si tende a far lavorare le persone con sistemi complessi, che hanno una user experience molto faticosa, aspetto che complica il lavoro e crea un effetto respingimento.” Si tende a pensare che quello che accade all’interno della azienda non deve essere semplice perché le persone sono preparate. E invece sarebbe auspicabile un rovesciamento: quello che viene sviluppato lato consumatore dovrebbe essere adottato anche per il personale interno. Occorre ragionare in termini più ampi e allargare l’orizzonte dalle customer experience alle people experience.

Non si può parlare di risorse umane oggi senza toccare il tema delle Grandi dimissioni (ne abbiamo parlato più volte qui). “Il fenomeno delle grandi dimissioni è legato all’idea di un voler vivere in maniera differente e ricavarsi spazi per sé. Oggi le persone vogliono vivere esperienze e non possedere cose” precisa Rimassa. Un macrotrend in divenire è il biohacking – una serie di tecniche per vivere al meglio che tocca tanto i consumatori che le persone che lavorano in azienda.

Secondo tema attualissimo è quello dell’intelligenza artificiale. Anche se è vero che gran parte delle competenze attuali non saranno utilizzate domani “il segreto non è licenziare le persone per prendere delle altre – anche perché non ci sono” sorride Rimassa. “Dobbiamo mettere in atto un percorso di trasformazione, reskilling del personale che lavora già in azienda e avere una learning strategy. Occorre chiedersi come si vuole sviluppare il proprio business e quali sono le competenze che occorrono. Insomma, avere una people strategy.

Mettere al centro le persone può suonare come uno slogan ritrito: cosa si intende esattamente? “Significa andare a capire cosa sta succedendo” risponde Rimassa, e illustra i dati del World Economic Forum dalla sua ultima ricerca sul mondo del lavoro, il jobs report 2023. La relazione dice che con l’introduzione dell’AI molti lavori cambieranno. Non spariranno, ma si trasformeranno e saranno richieste competenze diverse. La sorpresa arriva quando scopriamo quali saranno le skill più ricercate: da qui al 2030 saranno analytical thinking e creative thinking. “La competenza hard oggi importante per tutti è la capacità di analizzare i dati e utilizzarli. Nelle aziende spesso si è terrorizzati dai dati. Ma se la capacità di analisi e la creatività sono una delle competenze più importanti dobbiamo mettere le persone nelle condizioni di esprimerle al meglio, creare ambienti in cui possano emergere.” conclude Rimassa.

Caterina Longo

Immagine in apertura: Alessandro Rimassa

Ti potrebbe interessare