Crisi, è allarme in Alto Adige: quattro imprese su dieci rischiano di non sopravvivere

I dati preoccupano, e non poco. Il lockdown – e la conseguente crisi – ha colpito duramente le imprese e il tessuto economico dell’Alto Adige, e le misure sin qui adottate per far fronte all’emergenza hanno sì tamponato le ferite, ma non le hanno ancora ricucite. Secondo i dati dell’Istat nazionale, il 37,3% delle imprese altoatesine e il 36,9% delle imprese trentine hanno seri rischi operativi e di sostenibilità dell’attività. In parole povere, rischiano di non sopravvivere a lungo. Un dato in linea con il 38% nazionale e un po’ sopra la media del Nordest che si ferma al 34,5%. Quattro aziende su 10 stanno rischiando la chiusura per effetto dell’emergenza sanitaria. Non sono a rischio solo le attività turistiche e di ristorazione, perché a cascata andranno in crisi anche il commercio, l’artigianato e tutti i comparti legati ai consumi interni.

A farsi portavoce del problema è CNA Alto Adige che ha espresso forte preoccupazione anche per la situazione relativa alla mancanza di liquidità per far fronte alle spese correnti e ai debiti. In Alto Adige il problema è avvertito dal 33,2% delle imprese, in Trentino addirittura dal 52% (dato perfettamente in linea con il 51,5% nazionale e il 49% del Nordest). E poi c’è il dato sul Pil, che indica un calo del 7,3% in Alto Adige su base annua, mentre in Trentino il calo dovrebbe toccare il 10%. L’impatto occupazionale, per adesso ancora non definitivo in attesa dell’esito della stagione turistica, desta comunque forte preoccupazione visto che, attualmente, in Alto Adige ci sono 28.200 persone senza lavoro rispetto agli 8.800 di media del 2019. In Trentino la situazione è analoga.

“Riteniamo che sia indispensabile l’attivazione di un tavolo permanente di confronto in entrambe le provincie. Apprezziamo quanto fin qui fatto dagli Enti territoriali per agevolare i prestiti, erogare contributi a fondo perduto, accelerare il pagamento della cassa integrazione, sostenere le famiglie in difficoltà, sospendere mutui, prestiti, tasse, imposte, affitti. Misure straordinarie rispetto ad un’emergenza straordinaria”, ha affermato il presidente di CNA Alto Adige, Claudio Corrarati, secondo cui adesso non si può più rimanere in attesa dei soldi promessi dall’Ue, ma bisogna mettere in piedi riforme strutturali, a cominciare dalla revisione dei bilanci delle Province, che non possono continuare ad essere imbalsamati sulle spesse correnti che assorbono gran parte della disponibilità finanziaria.

“È necessario liberare risorse per investimenti incidendo profondamente sulla riduzione della burocrazia, sulla digitalizzazione, sullo smart working produttivo, sui costi e sull’efficienza della sanità e del sociale, che non possono essere migliorati facendo pagare ancor di più i cittadini. Non vogliamo rincorrere dati allarmanti, ma affrontare con determinazione i problemi che tali dati mostrano”, ha concluso Corrarati.

E un primo segnale concreto per le imprese potrebbe essere rappresentato dall’attivazione di soluzioni territoriali per il famigerato ecobonus al 110% sulle ristrutturazioni e sui risanamenti di edifici, che compenserebbe in parte la lentezza con cui il governo sta procedendo per indicare soluzioni pratiche sulla cessione del credito d’imposta che consentirebbe di far partire consistenti investimenti privati a vantaggio delle PMI locali.

Alexander Ginestous

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