
Hypercar decadenti e paesaggi distopici: l’arte 3D del meranese “The Dizzy Viper”
News. Da Merano ai feed globali: in poco meno di dieci anni Fabian Oberhammer (classe 1997) – in arte “The Dizzy Viper” – è passato dal postare un render al giorno a firmare visual per marchi premium e superstar della musica. Oggi le sue oltre 3.000 “everydays” (una sfida di realizzazione di un’immagine 3D al giorno per 3.000 giorni consecutivi) riempiono Instagram di scenari distopici dove hypercar come Bugatti o Lamborghini giacciono arrugginite in garage invasi dalle erbacce o sfrecciano nelle strade in fiamme di una Los Angeles immaginaria: un’estetica che ha sedotto BMW, Maserati e il progetto elettrico Fulminea di Automobili Estrema – con cui ha appena lanciato una doppia serie di artwork ispirata al mondo del videogioco GTA V.
La stessa miscela di realismo e fiction gli è valsa la ribalta internazionale: a gennaio Reuters ha dovuto pubblicare un fact-check per spiegare che lo scatto virale di una coupé tra le fiamme californiane non era una foto, ma un suo render. La stampa di settore – da Top Gear a Design You Trust – ha celebrato le sue “barn-find” da fine del mondo, definite «una versione The Last of Us per supercar milionarie».
Il talento altoatesino non si limita all’automotive: le sue luci al neon e i paesaggi nebbiosi compaiono nei visual show del famoso DJ Skrillex e in copertine commissionate da artisti hip-hop e pop internazionali (tra cui il cantante Post Malone), oltre che in stage design e Not Fungible Tokens (NFT), vere e proprie opere d’arte in formato digitale da poter disporre in esclusiva dopo l’acquisto. Alla radice di questo successo una forte passione per il mondo del 3D rendering e la voglia di seguire in ogni progetto la propria libertà creativa. Un approccio che gli ha fruttato una community di oltre 180 mila follower su Instagram.
Cominciamo dall’inizio: come si è avvicinato alla grafica 3D e perché ha deciso di farne la sua attività creativa principale?
Tutto è partito quasi dodici anni fa, quando producevo musica elettronica e mi servivano dei visual per YouTube. Cercando materiale royalty-free ho scoperto i file 3D di Beeple, che allora condivideva gratuitamente. Ho pensato: «Scarico i suoi progetti, li studio e provo a farne di miei». Da quel momento la musica è passata in secondo piano: mi divertivo così tanto con il 3D che finivo per dedicargli tutto il tempo.
All’inizio che tipo di lavori realizzava?
Principalmente copertine di album e visual per i concerti: laser show, loop animati, cose così. Poi ho visto il progetto Everydays di Beeple — un’immagine al giorno — e ho deciso di imitarlo: dal 2017 pubblico un render quotidiano senza interruzioni. Sono passati più di otto anni. Quell’esercizio costante mi ha dato visibilità: tramite i social sono arrivati contatti con Fulminea, agenzie internazionali, Skrillex, Post Malone… Insomma, si è aperto un mondo.
Il mosaico con le 3.000 creazioni di Oberhammer, il progetto è stato completato nel 2025.
Oggi collabora con brand importanti, eppure continua a definire il 3D una passione più che un lavoro.
Esatto. Il mio “lavoro lavoro” è l’albergo di famiglia qui a Merano: è ciò che mi paga le bollette. Il 3D resta una passione; prendo solo i progetti che mi entusiasmano. Se un brief non mi convince, posso permettermi di dire no — la libertà creativa per me vale più del cachet.
Le sue opere più note raffigurano supercar in contesti insoliti: garage pieni di polvere, scenari post-apocalittici, città immaginarie. Da dove nasce questa estetica?
Da sempre sono un appassionato di auto, ma inizialmente non sapevo come realizzarne i modelli. Scaricavo i 3D online o li ricevevo dalle case automobilistiche. Facevo render “puliti”, praticamente quelli che si vedono nelle riviste di settore. Un giorno però ho provato a imitare una foto scattata di fretta col flash: luce sbagliata, polvere ovunque, inquadratura storta. Quell’immagine — una supercar abbandonata in un capannone — è esplosa sui social. Da lì ho continuato a mettere vetture rarissime in situazioni estreme: incendiate, colpite da fulmini, distrutte. L’ultima serie con Fulminea è nata così. Adesso sto pensando alla prossima idea…
Molti di questi render sono diventati virali e vengono re-postati senza citarla come artista (il fenomeno, nei social media, si chiama freebooting). Come gestisce questo problema?
Si tratta di un fenomeno davvero difficile da controllare Le prima volte passavo le giornate a scrivere ai profili che avevano “rubato” l’immagine, senza cioè inserirmi nei credits. Ora sono più rilassato: se non c’è scopo commerciale e mi taggano, va bene — alla fine è comunque pubblicità.
Parliamo della sua ultima collaborazione con Automobili Estrema e la hypercar elettrica Fulminea. Com’è nata?
Conoscevo di nome Gianfranco Pizzuto – anche lui meranese e fondatore di Automobili Estrema – ma non avevamo mai parlato di persona. Poi un suo amico di Monaco gli ha mostrato i miei render, e così Gianfranco mi ha telefonato e abbiamo capito subito di avere la stessa visione: presentare la vettura in un modo non convenzionale, quasi “post-apocalittico”, in linea col mio stile. Da lì è partito il progetto, con l’idea di realizzare un’esposizione con l’auto reale affiancata ai miei artwork.
Nelle immagini che ha realizzato si vede la Fulminea dentro l’universo del videogioco GTA V. Perché proprio Grand Theft Auto?
Perché Rockstar Games, casa produttrice del famosissimo videogioco, nel 2024 ha inserito nel gioco una supercar fittizia – la “Overflod Pipistrello” – ispirata in modo evidente alla Fulminea. Abbiamo chiesto se fossero interessati a un accordo ufficiale, ma la risposta è stata negativa. Allora abbiamo “ribaltato” la situazione: io ho ricreato Los Santos (la città immaginaria in cui si svolgono gli eventi di gioco, ispirata a Los Angeles) in 3D, ne ho cambiato quel tanto che basta per stare tranquilli dal punto di vista legale, e ci ho inserito la Fulminea vera. Abbiamo pubblicato una serie di dieci immagini; dopo l’ottava Rockstar ha chiesto a Pizzuto di fermarci, così ne ho postate altre due e abbiamo chiuso la saga. Il bello è che, se ti scrivono, vuol dire che qualcosa di interessante lo abbiamo realizzato.
Nel progetto con Fulminea parlate anche di NFT e di una futura asta “silenziosa”. In concreto che cosa avete in mente?
Gli NFT non sono l’opera, ma un ottimo certificato digitale di autenticità. Vogliamo proporre le stampe fisiche dei render e allegare l’NFT come prova d’origine. L’idea è fare un’asta silenziosa: chi è interessato fa un’offerta privata, senza sapere quelle degli altri. Così otteniamo un prezzo davvero “onesto” per il mercato, senza alzare in modo spropositato e insensato il valore dell’opera.
Pensa che restare a Merano abbia un impatto positivo nel suo percorso da artista 3D? Ha mai pensato di trasferirsi?
Ci ho pensato, ma la famiglia e l’hotel mi tengono qui. In Alto Adige il mercato del 3D è piccolo: ci si occupa principalmente di web design e rendering architettonici, poco altro, e spesso i budget non sono così alti. Però grazie a internet posso lavorare con clienti di tutto il mondo restando a casa. Finché l’equilibrio regge, sono contento di restare.
E lei, dopo aver superato quota 3.000 “everydays”, dove si vede nei prossimi anni?
Sto preparando il prossimo capitolo della serie Fulminea, ma vorrei anche portare le mie opere in gallerie a Milano o in Germania: in Alto Adige il mercato dell’arte digitale non è ancora abbastanza sviluppato. Non ho un piano preciso per i prossimianni — preferisco restare aperto alle opportunità che arrivano, mantenendo l’equilibrio fra l’albergo di famiglia, che mi dà stabilità, e i progetti creativi che mi appassionano davvero.