
Lavoro in Alto Adige, crescono i contratti stabili ma pesa il nodo demografico
Economia. Il mercato del lavoro altoatesino continua a crescere, ma lo fa a un ritmo rallentato e con prospettive che impongono riflessioni di lungo periodo. È quanto emerge dal nuovo Rapporto sul mercato del lavoro presentato il 13 giugno a Palazzo Widmann dall’assessora provinciale al Lavoro Magdalena Amhof e dal direttore del Servizio Mercato del lavoro Stefan Luther. Il documento, riferito al periodo novembre 2024-aprile 2025, descrive un’economia che resiste ma si confronta con mutamenti profondi, dalla transizione industriale al cambiamento demografico.
Nel semestre considerato, i lavoratori dipendenti in Alto Adige sono aumentati dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: una crescita moderata, in linea con la media degli ultimi quindici anni, ma la più bassa dal 2015, esclusi gli anni della pandemia. I comparti più dinamici sono stati quello alberghiero-ristorativo e i servizi sociali residenziali, entrambi con un +3,9%. Più contenuta la crescita nel commercio (+1,8%) e nell’edilizia (+1,4%), mentre il settore manifatturiero ha registrato un calo dello 0,5%, dovuto in gran parte alla flessione dell’industria automobilistica. Le attuali trasformazioni demografiche e l’invecchiamento della forza lavoro non sono fenomeni esclusivamente locali, ma si inseriscono in una tendenza più ampia che interessa molte regioni europee.
Un dato significativo riguarda la qualità dell’occupazione: nel semestre invernale sono aumentati i contratti a tempo indeterminato. I contratti a termine rappresentano complessivamente il 23% del totale, ma scendono al 15,1% se si escludono agricoltura e turismo. Segno di una tendenza positiva verso forme contrattuali più stabili, apprezzata in un contesto di crescente incertezza economica.
Sul fronte della disoccupazione, i dati indicano una leggera crescita dell’1,3%, pari a 243 persone in più rispetto all’anno precedente. Il totale medio delle persone registrate come disoccupate è di 18.217, con una prevalenza femminile (10.601 donne contro 7.616 uomini). Questo aumento è attribuibile principalmente alla Pasqua calendarizzata più tardi e alla fase di stagnazione dell’industria. In controtendenza, si osserva una riduzione tra i disoccupati di lunga durata e quelli immediatamente collocabili, grazie al rafforzamento delle attività dei Centri di mediazione lavoro, resi più efficienti da un potenziamento dell’organico avviato nel 2022. Il tasso di disoccupazione ufficiale stimato resta intorno al 2%, ma quello amministrativo, più rilevante per le politiche attive, si attesta tra il 6 e il 7%, coinvolgendo ogni anno circa 12.000 persone.
Un altro elemento che emerge con forza dal rapporto è il ruolo dell’immigrazione nella dinamica occupazionale. Secondo i dati, tre nuovi occupati su quattro provengono da fuori provincia, in particolare dal resto d’Italia e da Paesi extracomunitari. L’afflusso di manodopera esterna è stato determinante per sostenere l’occupazione, ma comporta una crescente competizione con altre regioni europee. In questo scenario, diventa fondamentale rafforzare l’attivazione della forza lavoro già presente sul territorio.
Il tema demografico si conferma la sfida principale. Oggi il 34,7% dei dipendenti ha più di 50 anni, un dato cresciuto del 3,7% rispetto al semestre precedente e del 65% in dieci anni. La generazione dei baby boomer si avvicina alla pensione, mentre quelle successive sono numericamente più deboli. Nei prossimi 15 anni, il mercato del lavoro altoatesino dovrà affrontare circa 70.000 pensionamenti, una transizione che impone una programmazione attenta e lungimirante.