Biobanca dell'Alto Adige, lunedì l'inaugurazione

Una superficie di 280 metri quadri, 500 mila campioni della popolazione dell’Alto Adige, tra sangue, urine e DNA. La più grande biobanca altoatesina si inaugura all’ospedale di Bolzano lunedì 14 dicembre alle 11. A promuovere l’iniziativa sono il Centro di biomedicina dell’EURAC e l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige. Sarà la seconda biobanca a nascere nella provincia, dopo quella di Merano aperta nel 2011 nell’ambito del progetto Chris – Studio della salute in Alto Adige: in quel caso la biobanca è al servizio di un progetto di studio su come i fattori ambientali, da soli o associati a caratteristiche genetiche, siano in grado di spiegare alcune patologie nel campo delle malattie cardiovascolari, neurologiche, psichiatriche e di medicina metabolica, la loro gravità o la loro mancanza.

Una fotografia dello stato di salute della popolazione

Differente invece l’approccio della nuova biobanca di Bolzano. Oltre che decisamente più grande – a Merano 10 mila provette, nel capoluogo 500 mila – la struttura del capoluogo non è collegata a uno specifico progetto di ricerca ma punta a raccogliere e conservare materiale biologico per «una fotografia dello stato di salute della popolazione altoatesina, che sarà fondamento per nuove ricerche scientifiche volte a migliorare il trattamento medico», come recita una nota di EURAC.

Convegno inaugurale il 14 dicembre

L’inaugurazione avrà luogo nel padiglione multifunzionale al piano interrato dell’ospedale di Bolzano. La cerimonia di inaugurazione sarà preceduta da un convegno. Relatori saranno Oswald Mayr, direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, Umberto Tait, direttore del comprensorio sanitario di Bolzano, Stephan Ortner, direttore dell‘EURAC, Peter Pramstaller, direttore del Centro di biomedicina dell’EURAC, Marialuisa Lavitrano, coordinatrice nazionale del nodo italiano dell’infrastruttura di Ricerca Europea delle Biobanche.

E poi ancora Mattia Barbareschi, responsabile della Trentino Biobank, Alessandro De Grandi, ricercatore del Centro di biomedicina dell’EURAC, e Ivo Gentilini, primario del servizio ospedaliero di immunoematologia e trasfusionale dell’ospedale di Bolzano.

Ti potrebbe interessare