Da Israele alla Val Venosta: Noa Paul, la designer della canapa

L’edilizia contribuisce per il 39% alle emissioni globali di gas serra. Finora, gli sforzi per migliorare questo dato allarmante sono stati indirizzati verso l’azzeramento della domanda energetica dell’edificio nella sua fase d’uso, attraverso operazioni di efficientamento dell’involucro e il ricorso a fonti di energia rinnovabile. Non si è però tenuto conto dell’impatto ambientale di tutte le altre fasi del ciclo di vita, come l’estrazione e lavorazione delle materie prime, il trasporto, la manutenzione e sostituzione di componenti, le operazioni di costruzione e smantellamento. Tutti quelli che sono considerati essere i tradizionali protagonisti della storia dell’edilizia, come la pietra, il legno, la calce, la terra e le fibre vegetali, vi hanno sempre contribuito in modo marginale; nell’ultimo mezzo secolo si è indagato su materiali nuovi, sintetici, altamente performanti dal punto di vista energetico, ma altrettanto costosi dal punto di vista ambientale.

E così, oltre ad operazioni come il Green Deal, la transizione ecologica ed incentivi super bonus – che sono ormai il pane quotidiano dei dibattiti legati all’edilizia – un ruolo fondamentale nel cercare soluzioni e strategie per affrontare la crisi ambientale lo ricoprono sicuramente i progettisti. Tra questi, Noa Paul, trentunenne israeliana trapiantata in Val Venosta. Dopo essersi laureata in Design Industriale presso l’Istituto di Tecnologia di Holon, in Israele, nel 2020, Noa decide di trasferirsi in Alto Adige. “Al momento della laurea – spiega lei – mi sono resa conto che non solo avrei dovuto trovare il mio posto nel mondo come giovane designer, ma soprattutto pensare alla responsabilità che intendevo assumermi nei confronti dell’ambiente. Per questo motivo ho deciso di lavorare ad un progetto di tesi che fosse importante per me ed allo stesso tempo beneficiasse al nostro pianeta. Così, ho impiegato due anni di ricerca per sviluppare e progettare un materiale a base di canapa che costituisce un’alternativa innovativa, ecologica ed ecocompatibile al mondo dell’edilizia, dell’architettura e dell’interior design. Durante questo percorso ho sempre goduto del supporto dell’Università, dei chimici e degli ingegneri dei materiali in Israele”.

Materiali per l’edilizia in diverse forme e colori realizzati con la canapa. Foto courtesy Noa Paul

Perché proprio la canapa?

Con il termine “canapa” ci si riferisce ad una varietà di ceppi non psicoattivi di cannabis sativa, utilizzati principalmente per scopi industriali. La pianta stessa presenta notevoli vantaggi già nella sua crescita, dal momento che non necessita di molta acqua o luce solare, non richiede l’utilizzo di pesticidi e resiste molto bene ai cambiamenti climatici. Una volta seminati i campi, la canapa cresce in pochi mesi fino a raggiungere un’altezza che varia tra i due e i quattro metri. Oltre a crescere circa 50 volte più velocemente di un albero, questa pianta cattura anche il carbonio atmosferico in modo due volte più efficace. “Il materiale che ho progettato – continua Noa – è ricavato dai trucioli dello stelo della canapa. Dal momento che questi residui lasciati dalla pianta sono il risultato del processo di rimozione delle fibre, si tratta di un prodotto a rifiuto zero. La miscela del materiale è costituita da questi trucioli mescolati insieme alla calce, una pietra naturale che viene bruciata a basse temperature; si tratta quindi di un processo produttivo ecologico, rispetto magari a quello del cemento, che per essere lavorato richiede la combustione a temperature molto elevate, con conseguente emissione di un’elevata quantità di anidride carbonica.”

L’avvicinamento all’Alto Adige e Sappa group

A questo punto, però, c’è ancora una questione irrisolta: come ci è arrivata Noa in Alto Adige dall’Israele? La spiegazione risale a un anno prima della sua tesi, quando, durante l’estate, la designer decide di lavorare presso l’azienda agricola di Werner Schönthaler a Tschengls, in Val Venosta, attraverso il WOOFF, un progetto di scambio nell’ambito dell’agricoltura ecologica. Al termine della tesi e successivamente alla pubblicazione sui social media, il progetto ha cominciato a suscitare grande interesse e nel giro di poco sono arrivate segnalazioni da clienti e colleghi nel campo della produzione di canapa da tutta Europa.
“È stato a quel punto che abbiamo capito che quel materiale andava condiviso con il resto del mondo – spiega Noa – A seguito di un’attenta analisi di mercato condotta da Werner, nell’agosto 2021 è stato avviato un progetto pilota in Italia. Da qui il nostro primo prodotto: un pannello acustico a base di canapa. Dotato di un assorbimento acustico ottimale, è realizzato con materiali naturali al 100%, limita al massimo le emissioni di CO2, è naturalmente ignifugo e regola l’aria interna e l’umidità. Si tratta dunque della soluzione più innovativa e sostenibile riguardo il comfort acustico attualmente presente sul mercato.”
Inoltre, per rispettare le esigenze estetiche dei clienti, il pannello non soltanto presenta ottime capacità di assorbimento acustico, ma è anche disponibile in cinque colori e forme differenti, così da creare una sorta di mosaico sulle pareti degli interni che riveste.

I pannelli in canapa utilizzati in un interno. Foto courtesy Noa Paul

“A questo progetto lavoriamo insieme io e Werner attraverso Sappa Group, la nostra piccola azienda che collabora con “Schönthaler”, produttrice dei mattoni di canapa. Ad oggi il nostro laboratorio si trova in Val Venosta e la produzione è stata realizzata nel sud della Germania, in una piccola fabbrica. Ultimamente stiamo lavorando per cominciare a produrre anche qui in Alto Adige, presso un produttore locale.”

L’obiettivo di Sappa è quello di progettare prodotti sostenibili per l’ambiente domestico, dai mobili ai prodotti complementari per la casa, prestando particolare attenzione ai materiali. Nello specifico, l’azienda si concentra sull’utilizzo della canapa come valida alternativa a materiali più inquinanti, e prende parte a workshop (come quello in occasione della settimana della moda a Bolzano) e fiere dedicate a prodotti naturali e edilizia ecologica.
“Per noi la canapa è uno stile di vita – prosegue Noa – oltre ai trucioli dello stelo, utilizziamo anche le fibre, che permettono di produrre carta o tessuti resistenti e durevoli, i fiori e i semi, considerati un superalimento, da cui estrarre olii e ricavare cosmetici ed altro ancora. In questo modo, la pianta è in grado di rispondere ai 3 bisogni fondamentali dell’uomo: casa, vestiti e cibo.”

 

La sensibilità dell’Alto Adige riguardo la crisi ambientale

Anche se in Val Venosta da quasi due anni, Noa si dichiara ancora un po’ incredula dell’enorme salto che ha fatto. Dopo aver vissuto a Tel Aviv per sette anni, infatti, si è trasferita in un piccolo maso di montagna circondato dalla natura e dal verde, abbandonando – ancora non sa se definitivamente – il caos e la frenesia della grande città. “Israele non è esattamente un Paese facile in cui vivere – conclude – e a causa delle molte sfide quotidiane, mi è sempre sembrato che le persone non fossero del tutto libere, sia mentalmente che fisicamente; non c’è modo né occasione lì di impegnarsi a pieno per l’emergenza climatica che scuote il nostro pianeta. Qui in Alto Adige, invece, vedo che alla questione viene data la giusta importanza, e che le persone sono determinate a battersi per questo. D’altronde, ci troviamo in una situazione globale che impone di cercare soluzioni sostenibili e innovative, e l’uso della canapa in ambito edilizio è sicuramente una di queste”.

Vittoria Battaiola

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