Le Politiche giovanili per abbracciare il futuro: la collaborazione con Sheldon.studio e Kilowatt

Gettare uno sguardo lucido su quanto si è fatto nel passato per immaginare e abbracciare il futuro: è questa la sfida che, a 40 anni dalla sua fondazione, si è posta l’Ufficio Politiche giovanili di Bolzano.

Un percorso che inizia tra faldoni di documenti cartacei e centinaia di file, un oceano di informazioni da districare in cui si è trovato a “nuotare” Sheldon.studio, lo studio di information design che sta tracciando la storia dell’Ufficio e delle sue attività attraverso il data journalism. Partiamo da qui per farci spiegare di cosa si tratta da Alice Corona, data journalist di Sheldon.studio che sta lavorando al progetto insieme a Matteo Moretti. “Data journalism significa raccontare i dati in maniera che siano comprensibili alla maggior parte delle persone, con un approccio divulgativo. Siamo giornalisti e giornaliste, ma con un’esperienza tecnica nel gestire dati, formule Excel e i diversi ragionamenti sull’aggregazione delle fonti”, spiega.

L’analisi di Sheldon.studio è partita dai dati per la spesa: “I dati finanziari dell’Ufficio Politiche Giovanili agiscono come un termometro, rivelano le priorità d’investimento e permettono di osservare come le politiche siano cambiate nel corso degli anni. L’Ufficio ha due strumenti principali per mettere in campo risorse sul territorio: contributi a favore delle organizzazioni giovanili locali e spese dirette per progetti promossi direttamente dall’Ufficio stesso” spiega Corona, e continua “per l’analisi dei dati sulla spesa è stato fondamentale allineare in uno schema unico le tante informazioni che ci sono arrivate dai documenti, sia sotto forma cartacea che digitale, si trattava di centinaia di file! A monte c’è stato quindi un importante lavoro di valutazione e selezione, per scegliere quali dati estrapolare e quali no e quindi arrivare ad un solo file con un’unica struttura, un master data, da cui trarre le analisi” continua Corona.

Foto courtesy Sheldon.studio

Anche se il lavoro di Sheldon.studio è ancora in corso, alcune prime indicazioni rispetto alle scelte e all’orientamento dell’ufficio sono già emerse: “I dati raccontano la transizione da una fase focalizzata sulla creazione e allestimento di luoghi fisici, anche per costruire la rete dei centri giovanili, a una fase incentrata sulla promozione di attività, iniziata già dal secondo decennio di vita dell’Ufficio. In un primo momento hanno prevalso infatti progetti dedicati a occupare il tempo libero che consideravano i giovani soprattutto come consumatori culturali o soggetti deboli da tutelare. Negli ultimi anni le attività hanno messo invece al centro i giovani come soggetti attivi, di cui promuovere la partecipazione culturale e sociale e lo sviluppo di competenze. Questo mutamento si riscontra anche nei dati, con l’emergere di progetti legati a tematiche nuove quali le imprese creative e culturali, la scienza e le nuove tecnologie.” conclude Corona.

Insomma, un’evoluzione c’è stata, ma per il futuro l’Ufficio vuole spingersi oltre. “Le politiche giovanili devono stare al passo con un mondo che è radicalmente cambiato -vedi evoluzioni tecnologiche epocali, ma anche le diverse crisi di questi anni, dalla questione ambientale alla pandemia fino alla guerra in Ucraina. Tutti fattori che hanno visto sfaldarsi l’ideologia del mondo globalizzato e il modello economico consumistico. Insomma, oggi la società ha bisogno dei giovani come agenti di un cambiamento che solo loro possono immaginare” spiega Claudio Andolfo, direttore dell’Ufficio Politiche Giovanili. (abbiamo parlato di giovani e cambiamento anche nell’intervista al sociologo Alessandro Rosina qui).

 

Un nuovo modello per le politiche giovanili

Per percorrere nuove vie bisogna poterle immaginare, sapersi proiettare oltre il presente. “Non penso mai al futuro. Arriva così presto” recita una famosa frase di Einstein. Immaginare il futuro è la cosa più difficile e necessaria allo stesso tempo. Avere dei compagni di viaggio aiuta: nel processo di sviluppo di un nuovo modello per le politiche giovanili, l’Ufficio si è fatto supportare da Kilowatt, cooperativa di lavoro di Bologna, che, oltre a gestire un centro culturale rigenerato, Le Serre dei Giardini Margherita, guida processi di pianificazione d’impatto, dove nuovi progetti, imprese, politiche sono animate dalla volontà di contribuire a un cambiamento positivo nel proprio contesto di riferimento.

“È importante definire una visione a medio e lungo termine al di là dei cicli del consenso, per i prossimi cinque, dieci anni, un orizzonte di cambiamento desiderabile a cui si vuole tendere” spiega Gaspare Caliri di Kilowatt, che ha collaborato al progetto insieme a Francesca Calzolari, Cecilia Colombo e Anna Romani. “Abbiamo quindi lavorato ad una pianificazione di impatto per definire strategie a lungo termine, ridefinire e ri-confermare gli ambiti di attività dell’Ufficio e quindi stabilire le prossime azioni da mettere in campo”. Aspetto importante, il processo ha coinvolto non solo esperte ed esperti del settore, ma anche tutti i soggetti che sono in collegamento con l’Ufficio, quindi le diverse associazioni giovanili del territorio finanziate dall’Ufficio stesso. “Perché il futuro è un fatto collettivo, corale” dice Caliri.

Il progetto ha seguito un approccio ibrido: “abbiamo integrato la Teoria del cambiamento, approccio riconosciuto dalla Riforma del Terzo settore in materia di Valutazione di Impatto Sociale, con tecniche di design di scenari, un esercizio di proiezione del futuro” continua Caliri, e precisa “viviamo un momento in cui è difficile immaginare il futuro, perché è molto schiacciato sul presente. Ma un futuro immaginato e frequentato mentalmente da molte persone è più probabile che si avveri. Definire scenari diversi, anche negativi, aiuta a saperli affrontare meglio”. Aspetti negativi che sono stati letti come potenzialità “abbiamo fatto emergere i problemi di contesto per tradurli in un cambiamento desiderabile per le nuove generazioni” sottolinea Caliri. Tra le tecniche utilizzate da Kilowatt, che hanno portato a momenti molto partecipati da parte delle associazioni coinvolte, c’è anche la “metaforologia”, una pratica in cui si fanno associazioni mentali con altri contesti per osservare da fuori quello che si sta analizzando.

E quali sono le visioni, i cambiamenti desiderabili emersi? “Crediamo che sia fondamentale, per immaginare un mondo diverso, che le giovani generazioni si sentano valorizzate dal punto di vista del proprio potenziale espressivo. Spesso i ragazzi e le ragazze fanno fatica a pensare di poter incidere sul futuro: crediamo che liberare il potenziale espressivo possa generare nuove visioni di mondo e rendere quindi più attrattivo un territorio”, spiega Caliri.

Un elemento emerso, è che bisogna creare sfide interessanti per le nuove generazioni, “ad esempio pensare a vite alternative più sostenibili può essere una bella sfida. In questo senso, l’Alto Adige è un luogo interessante in cui poter sperimentare, può diventare un territorio attraente, in cui esplorare una vita diversa e crearsi un progetto di vita che non si esaurisce nella spinta consumistica”.

“In questa visione il sistema delle politiche giovanili si inserisce come una piattaforma abilitante, che permette di guardare criticamente al presente e pensare a soluzioni realmente trasformative per il futuro” aggiunge Caliri. E come si fa? “Facilitando ambienti di aggregazione e progetti in cui si incontrano sguardi diversi, in cui si entra in contatto con il molteplice e l’inatteso. Insomma, in cui i giovani possano guardare alla realtà con altri occhiali e, allo stesso tempo, sentirsi incoraggiati a esprimere nuove idee. Perché solo dal confronto tra punti di vista originali – e non rappresentati- si possono costruire vere visioni sul futuro”. Il tutto con un approccio sperimentale, orientato alla fiducia: “Mettere in pratica nuove idee vuol dire non spaventarsi davanti alle difficoltà e agli errori, anzi significa favorire anche la cultura dell’errore” continua Caliri.
Questa visione condivisa e collettiva verrà restituita in documento finale, che mostrerà gli esiti del percorso intrapreso e traccerà macroambiti di intervento e progetti test. “Verranno offerti anche strumenti di valutazione di impatto per gli operatori e le operatrici del settore, che aiutino l’Ufficio a verificare la rotta e quanto ci si sta avvicinando a quel futuro desiderabile. È un modo per dare valore, secondo un approccio leggero e poco invasivo” precisa Caliri e conclude “l’obiettivo non è giudicare l’operato ma osservare il cambiamento”.

Caterina Longo

In collaborazione con Ufficio Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Bolzano

Immagine in apertura: foto courtesy Kilowatt

 

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