Giro d'Italia, un affare (economico) per tutti

Quando si parla di ciclismo il pensiero corre subito al Giro d’Italia e al suo fascino. Alla gente che si riversa sulle strade ad applaudire i corridori. Lo sport della bicicletta ha fatto e sta facendo scrivere pagine di storia. Memorabili imprese e grandi drammi, miti e leggende in parallelo con la storia del Paese e dell’Europa. Sudore e fatica, metafora della vita. Le gesta dei campioni delle due ruote accompagnato la vita quotidiana , sono l’emblema della voglia e della necessità di “alzarsi sui pedali” nel momento di massimo sforzo. Il fascino del ciclismo è grande e grandi sono i miti del ciclismo italiano: da Fausto Coppi (entrato nell’immaginario collettivo degli italiani) a Gino Bartali (iscritto fra i “Giusti delle Nazioni” per aver salvato la vita a 800 ebrei nascondendo nel tubo della bicicletta i documenti per falsificare i passaporti) e ancor prima Luigi Ganna, Costante Girardengo, Alfredo Binda, i bersaglieri ciclisti Carlo Oriani e Ottavio Bottecchia. In tempi più recenti Moser, Saronni, Pantani (con la sua storia drammatica) fino a Vincenzo Nibali, il vincitore del Giro d’Italia 2016, grazie ad un finale eccezionale, sorprendente, quando ormai tutti lo avevano considerato out, dopo le tappe dolomitiche, soprattutto in occasione dell’infausta cronoscalata da Castelrotto all’Alpe di Siusi. Il Giro 2016 lascia negli occhi e nel cuore tanti splendidi momenti sportivi.

Dal punto di vista economico, in attesa della comunicazione ufficiale dei dati dell’edizione numero novantanove e delle prime indiscrezioni sugli arrivi di tappa in Alto Adige (per il 2017 anche la Val Gardena sarebbe fortemente interessata), va detto che la corsa rosa 2016 ha avuto un’esposizione globale, soprattutto grazie ai nuovi media. 184 i paesi in tutto il mondo che hanno trasmesso il Giro in tv attraverso 29 network, dei quali 24 lo hanno fatto in diretta. Facile ipotizzare che anche quest’anno i follower su Twitter siano intorno ai 350mila e circa oltre 650-700mila i fan su Facebook con quasi 3 milioni e mezzo di pagine viste al girno su sito, mobile e app del Giro. Sui 4 milioni di telespettatori l’ascolto medio fatto registrare dall’host broadcaster Rai durante le tappe più interessanti.

Una manifestazione di tale portata ha sulle regioni interessate un forte impatto in vari ambiti: economico, turistico, ambientale, socio-culturale e politico. In effetti il Giro d’Italia garantisce dal punto di vista economico e turistico una valorizzazione della notorietà delle aree attraversate come destinazioni turistiche e una crescita delle informazioni sulle potenzialità in termini di investimenti e sulle attività commerciali: uno spot pubblicitario con ritorni di gran lunga superiori agli investimenti; in ambito socio-culturale ad uscirne rafforzate sono le tradizioni e i valori locali oltre ad un maggior interesse e partecipazione dei residenti ad attività associate all’evento; infine a livello politico il Giro d’Italia garantisce un maggior riconoscimento internazionale dell’area italiana e dei suoi valori. L’impatto economico è decisamente rilevante. Il traffico generato dal passaggio del Giro nelle località di tappa fa registrare numeri di tutto rispetto. Migliaia i turisti che hanno affollato le tappe, migliaia le camere di strutture ricettive prenotate, da sportivi, persone accreditate e persone della carovana. Difficile stabilire i dati sul fatturato generato dal passaggio del Giro nelle città di tappa, comunque ogni città che ospita un arrivo di tappa, oltre alla pubblicità internazionale introita moltissimo subito e a posteriori.

Una città di tappa del Giro d’Italia mediamente può contare su un fatturato, generato dall’evento, pari a circa 620 mila euro La corsa rosa sulle strade del “paese più bello del mondo” e sulle strade delle “Dolomiti, Patrimonio dell’Unescu), è anche un grande evento che genera riscontri positivi in ambito economico, turistico, ambientale, socio-culturale e politico. Riscontri che sono quantificabili in rendimenti compresi fra il 3,65% e il 10,25% dell’investimento. I benefici ottenuti dal Giro si estendono al medio e lungo periodo. Le cifre cambiano a seconda delle località e del periodo.

Il giro d’affari è in media di 465 mila euro per le città che ospitano un arrivo di tappa, 571 mila per i traguardi in alta montagna (indotto, tra l’altro, in fase di “destagionalizzazione del turismo”), e si arriva a una cifra compresa fra 1,2 e 1,8 milioni per le tappe in occasione del fine settimana e a 1,5-1,9 milioni di euro per i grandi centri. Oltre all’impatto sul breve termine c’è da considerare quella che si potrebbe definire eredità o legacy dell’evento. Qualche esempio: sia il Trentino che l’Alto Adige puntano sul passaggio annuale del Giro per sviluppare, nel corso della stagione estiva, il turismo ciclistico amatoriale, con un fitto calendario di eventi sportivi che creano un’onda lunga di 2,5 milioni di turisti.

Forte di questi numeri, l’Alto Adige ha da sempre stipulato accordi di partnership con il Giro d’Italia al fine di perseguire svariati obiettivi: far conoscere il territorio nei suoi diversi aspetti (non solo montagna), creare un evento di lancio della stagione estiva,
generare un valore economico, migliorare la notorietà complessiva.

Daniele Magagnin

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