Flat tax, allarme SgbCisl. «In Alto Adige rischio tagli ai servizi»

La riforma fiscale contenuta nel contratto di governo sottoscritto dal Movimento 5 stelle e dalla Lega Nord potrebbe rivelarsi un salasso per le casse della Provincia Autonoma di Bolzano. Le minori entrate alla voce IRPEF ammonterebbero a circa 510 milioni di euro e la riduzione sarebbe del 26%. L’imposta genera entrate per la Provincia per circa 1,94 miliardi di euro, mentre il nuovo sistema le farebbe scendere a 1,43. Una riduzione delle imposte verrebbe probabilmente accolta con scene di giubilo da parte della popolazione locale visto che avremmo un’unica aliquota al 15% per quasi tutti i contribuenti che dichiarano meno di 80.000 euro all’anno.

«Qualcuno ha considerato cosa accadrebbe in Alto Adige alle uscite per sussidi e servizi che vengono fruiti prevalentemente da quell’ 89% di popolazione che dichiara meno di 35.000 euro di reddito? – ricorda una nota della SGBCISL –  La Giunta Provinciale dovrebbe rivedere la spesa sociale e quella sanitaria che assieme rappresentano grosso modo l’attuale gettito dell’IRPEF. La popolazione invecchia e le spese di cura aumenterebbero a carico delle famiglie per importi superiori al taglio fiscale adottato dal Governo. Consideriamo che la sanità altoatesina costa ad ogni cittadino residente 438 euro all’anno in più della media italiana e che la spesa per il sociale supera i 500 milioni, nonostante la proposta di una deduzione di 3.000 euro per ogni famigliare a carico. Una riforma fiscale demagogica e iniqua come quella annunciata dal nuovo governo sarebbe una vittoria di Pirro per i cittadini meno abbienti. Infatti dopo un’iniziale euforia dovuta ad un reddito netto più alto potrebbe arrivare la doccia fredda del taglio dei sussidi e dei servizi sul territorio.

Una riforma fiscale in Italia sarebbe necessaria, ma non dimentichiamoci mai che il welfare state è stata la principale conquista sociale delle popolazioni europee a partire dalla seconda metà del XX secolo. In Alto Adige abbiamo un sistema integrativo che, seppur correggibile, permette una migliore redistribuzione del reddito rispetto all’Italia. Noi vogliamo correggerlo e non comprometterlo come avverrebbe con la riforma fiscale contenuta del contratto di governo».

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