Psicologia e finanza comportamentale per costruire un'economia della felicità

«La psicologia non è una scienza esatta, non è un sapere su cui fare affidamento per fare business, non è qualcosa che ti può permettere di fare un mucchio di soldi giocando in borsa». Nel 2020 c’è ancora qualcuno disposto a credere a questa premessa, anche se probabilmente questo qualcuno ignora come, per ben due volte negli ultimi vent’anni, il premio Nobel per l’economia sia stato conferito a ricerche in ambito psicologico.

Ma andiamo con ordine. Uno dei concetti fondamentali della teoria economica classica è quello di Homo Oeconomicus, cioè di un essere umano che sa perfettamente cosa vuole, privo di emozioni e di legami familiari o culturali, razionale, amorale, calcolatore e deciso a perseguire e massimizzare il proprio esclusivo interesse individuale. Insomma, dal punto di vista neuropsichico qualcosa di simile ad un grave ossessivo o forse addirittura ad uno psicopatico.

Ma veramente si vuole credere che sia questo triste personaggio quello che, indossati guanti e mascherina, popola i supermercati e gli altri templi del commercio ancora aperti del mondo? Secondo lo psicologo D. Kahneman no. Secondo lui e il suo compare A. Tversky il comportamento decisionale umano viola sistematicamente i principi della razionalità economica, preferendo muoversi sulla scorta di credenze personali, semplificazioni, impressioni e rimanendo sempre e comunque sotto la decisiva influenza del contesto.

Queste credenze soggettive, denominate euristiche, sono processi mentali intuitivi, rapidi, semplificanti e che permettono quindi all’essere umano medio di risparmiare faticosi ragionamenti, raggiungendo una soluzione attraverso regole empiriche approssimate. Ricerche di psicologia cognitiva ben documentano queste “scorciatoie mentali” e ci informano per esempio come l’essere umano tenda a sovrastimare il valore informativo di piccoli campioni, o di come tenda a stimare la probabilità di un evento sulla base dell’impatto emotivo dei ricordi ad esso collegati o ancora di come prenda decisioni sulla base delle emozioni suscitate dal problema o dalle modalità con cui è posto. Quando invece l’essere umano ha bisogno di esprimere giudizi su cose o persone di cui non ha sufficiente esperienza diretta ricorre agli stereotipi, un altro tipo di euristica.

Insomma, secondo questo paradigma il nostro comportamento d’acquisto è influenzato da componenti emotive molto più di quanto siamo disposti ad ammettere. Pensiamo per esempio a fenomeni noti come l’overconfidence, cioè quel comportamento arrogante, di eccessiva fiducia nei propri mezzi che porta spesso ad errori fatali. Per non parlare del cosiddetto herd behaviour, ovvero l’effetto gregge, cioè quel fenomeno per cui un pensiero anche non particolarmente razionale e realistico si diffonde più facilmente se condiviso da un numero elevato di persone. O che dire infine dell’avversione alle perdite, altro fenomeno squisitamente umano per cui, per la gran parte delle persone, evitare una perdita è di gran lunga più importante che realizzare un guadagno.

Ecco, queste non sono che alcune rapide e riassuntive nozioni di finanza comportamentale, cioè quella disciplina nata dall’incontro tra economia e psicologia, che ora, nel pieno di una emergenza sanitaria globale, potrebbe dover assumere un ruolo crescente nello sviluppo di una economia e di una ripresa post virali, puntando a riportare l’essere umano con le sue piccolezze, le sue emotività, i suoi limiti e le sue peculiarità, al centro del sistema.

Forse proprio questo agente virale che spadroneggia per le vie del mondo sta riuscendo a ricordarci, con le cattive più che con le buone, che è il danaro a dover stare al servizio dell’uomo e non viceversa, che il profitto ha poco senso se non si hanno la salute o gli amici con cui gioirne, che non è sano dare al guadagno la priorità sulla natura perché terminata questa sarà finito anche quello e che quindi probabilmente è arrivata l’ora di dirigersi a grandi passi verso l’economia della felicità.

Michele Piccolin

psicologo forense,
consigliere Ordine Psicologi Bolzano

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