Alto Adige, terra no-vax. Quando la natura rischia di far male

I dati arrivano alla spicciolata e non sono ancora definitivi. Ma una certezza già c’è: l‘Alto Adige si conferma il territorio italiano con la minore copertura a livello vaccinale. Lo scrive il Corriere della Sera: almeno mille, forse 1.100, sono i bambini ammessi alle scuole materne senza aver presentato la certificazione, resa obbligatoria per legge, sui vaccini. E il quadro è da sempre desolante: le coperture vaccinali sono al 85% su antipoliomelite, tetano, difterite, epatite B. Su morbillo, rosolia e parotite scendiamo al 67%. Un bambino su tre non è vaccinato. L’immunità di gregge, ovvero la soglia che mette in sicurezza anche la restante popolazione, è al 95%.

A rifiutare il vaccino quasi totalmente famiglie di lingua tedesca. E proprio l’assessora alla Salute Martha Stocker ammette: «Le iniziative di sensibilizzazione a favore della prevenzione sono andate deserte. Temo sia difficile persuadere i più convinti». Un problema che tira in ballo anche la natura. Le sacche di resistenza al vaccino, infatti, sono più alte fra le valli. Dove il bio, il naturale, diventa un mantra pericoloso. Scrive il Corriere che sono zone dove si «rifiutano gli screening in generale, colonscopie, mammografia e visite ginecologiche». Una vicinanza alla natura che suona, lasciatecelo dire, di regresso.

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