Riforma Bcc: "Casse Raiffeisen ignorate"

La riforma delle Bcc, le banche di credito cooperativo, varata dal governo e firmata il 15 febbraio 2016 dal Presidente Mattarella, “dimentica” le specificità delle Casse Raiffeisen dell’Alto Adige, che solo pochi giorni fa erano state rassicurate dal governo Renzi, come aveva dichiarato il presidente della provincia Arno Kompatscher che a Roma aveva portato la forte richiesta dell’Alto Adige di veder tutelati i propri istituti cooperativi storici.

Federcasse, la federazione nazionale delle casse di credito cooperative, ha messo nero su bianco la rabbia verso l’esclusione di norme specifiche: «Federcasse esprime forti perplessità anche di natura tecnica su alcuni profili del provvedimento – recita il comunicato ufficiale diramato poco dopo la firma della legge – oltre a ribadire la non condivisione della modalità con cui verrebbe resa possibile la cosiddetta way-out e del mancato recepimento di quanto previsto nella proposta di autoriforma sulle specificità di alcuni territori a statuto speciale, in particolare per il sistema delle Casse Raiffeisen altoatesine». La Federazione Raiffeisen riunisce 47 casse con 196 sportelli, oltre alla Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige.

Bcc: pressing per cambiare il decreto
Michael Gruener

Michael Gruener

La partita, però, è vista come ancora aperta da Bolzano. Michael Grüner, presidente della Cassa centrale Raiffeisen di Bolzano, si dice stupito ma anche, scrive l’Ansa, “”fiducioso” che una soluzione sarà trovata modificando il testo prima che sia definitivo”. L’obiettivo è ottenere il riconoscimento che le 47 casse rurali e la cassa centrale come soggetto unico.

L’ostacolo del miliardo di patrimonio

Il testo del governo, invece, prevede l’obbligo per le Bcc – eccetto quelle che superano i 200 milioni di patrimonio e che potranno diventare Spa autonome – di aderire a un gruppo bancario cooperativo che abbia come capogruppo una società per azioni con almeno 1 miliardo di patrimonio. Il problema è che la Cassa centrale Raiffeisen di Bolzano ha un patrimioni di circa 300 milioni, insufficienti per diventare il perno di un nuovo gruppo bancario autonomo. La via obbligata sarebbe dunque aggregarsi a partner bancari esterni all’Alto Adige, perdendo l’autonomia.

 

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