Residui pericolosi, sui terreni altoatesini nessun problema. Ma le analisi continuano

Da anni la sezione di Medicina ambientale dell’Azienda sanitaria svolge di routine analisi dell’eventuale presenza di sostanze potenzialmente pericolose, fra cui anche prodotti fitosanitari, in diversi luoghi pubblici. La rete che rende possibile lo svolgersi di questi controlli è stata ora resa ancora più capillare ampliando il monitoraggio a 25 Comuni in Alto Adige. Il protocollo prevede che i prelievi di campioni da analizzare vengano raccolti in tre momenti diversi durante il periodo di utilizzo dei fitosanitari. «Non è stato riscontrato in nessun caso il superamento dei limiti previsti per la presenza delle singole sostanze considerate problematiche per la salute umana, e quest’anno alcuni campioni sono risultati addirittura privi di qualsivoglia residuo» spiega lo specialista in medicina ambientale Lino Wegher. L’analisi dei campioni d’erba, effettuata dal laboratorio analisi alimenti dell’Agenzia provinciale per l’ambiente, richiede un processo piuttosto lungo e complesso tramite l’utilizzo della stessa procedura che si usa per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. L’analisi chimica effettuata è in grado di individuare eventuali residui di 300 diversi principi attivi, e l’obiettivo di tale monitoraggio è quello di individuare e di escludere possibili rischi per la salute derivanti dalla presenza di residui di principi attivi dannosi. La moderna tecnica di laboratorio consente di ottenere risultati molto precisi, in quanto è in grado di individuare anche solo tracce di sostanze minimali, prossime allo zero. Dal momento che l’erba che cresce negli spazi verdi pubblici non è destinata all’alimentazione umana non esistono per essa valori limite rispetto alla presenza di sostanze dannose.

I valori di riferimento

Per questa ragione anche il confronto con i residui riscontrati negli alimenti non ha alcun valore, dal momento che il valore non è in alcun modo sintomo di un effetto dannoso per la salute umana. Molto più significativo è il confronto con la dose giornaliera accettabile (DGA) o con la dose acuta di riferimento (DAR). Il primo valore (DGA) fa riferimento alla quantità di una sostanza che una persona quotidianamente può ingerire nell’arco dell’intera sua vita senza che da questa assunzione derivino pericoli per la salute umana, e viene calcolata in milligrammi per chilo di peso corporeo. Il secondo valore (DAR) è invece la quantità di sostanza che può essere ingerita nell’arco di 24 ore – o in un arco di tempo ancora minore – senza che vi siano conseguenze per la salute umana, e viene parimenti espressa in milligrammi giornalieri per chilo di peso corporeo. Entrambi i valori vengono calcolati in riferimento all’ingestione delle sostanze di riferimento, dal momento che la loro introduzione attraverso il corpo attraverso la pelle, gli occhi e le vie respiratorie è generalmente ridotta. Le sostanze Tetraconazol e Imidacloprid, ad esempio, sono state rinvenute nei campioni, ma per raggiungere la dose acuta di riferimento (DAR) sarebbe necessario che un bambino ingerisse – eventualità pressoché impossibile a verificarsi – rispettivamente 75 chili d’erba nel caso della prima sostanza e 44 chili nel caso della seconda.

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