Audi (in elicottero) sul Pisciadù, è polemica. La denuncia di Michil Costa: «Un obbrobrio»

«Vorrei capire come si può pretendere di trasmettere un messaggio ecologico posizionando una macchina a 2000 metri». Lo scrive sul quotidiano Alto Adige e sul suo sito Michil Costa, ambientalista e «oste», come lui stesso si definisce, ladino. Una riflessione amara, la sua. O meglio: dolceamara. Visto che lascia trasparire un amore per la montagna assoluto, viscerale. Oggetto del contendere la richiesta fatta dalla casa automobilistica Audi alla Provincia di Bolzano: portare in elicottero una macchina al rifugio Pisciadù per girare uno spot. Cai e Alpenverein non ci stanno, il presidente Arno Kompatscher è cauto. «Ho detto di valutare la richiesta con molta attenzione anche al messaggio che si vuole dare. Audi ha comunque precisato che si tratta di pubblicizzare la nuova linea superecologica green e potrebbe essere interessante per noi se la nostra natura fosse accostata ad un messaggio di mobilità pulita».

Le parole di Costa

Costa, invece, è innamorato. Della montagna, tanto da meravigliarsi del silenzio Unesco:

 Come al solito la fondazione Unesco non si è sentita, ma questo è un altro discorso. Dico solo che se uno nella vita fa di mestiere il coordinatore per una gestione efficace del Bene Dolomiti rappresentando di fatto il referente univoco sia per il Ministero Italiano dell’Ambiente sia per il Comitato per il Patrimonio mondiale Unesco, ogni tanto una parolina in direzione Patrimonio di tutti potrebbe anche spenderla.

Costa è chiaro: la questione non è ambientale. Il suo vecchio diesel, ammette, consuma quanto l’elicottero che porterebbe in alto la vettura. La questione è diversa:

Quello che è molto più preoccupante è la questione estetica. La parola deriva da aisthesis, percezione, quindi l’estetica è il principio del sentire, percepire, avvertire. Estetico non è necessariamente bello. Non a caso il contrario di estetico non è brutto, ma anestetico, vale a dire qualcosa di insensibile, algido, quasi un’anestesia del vivere.

La questione, ridotta all’osso, rimane la stessa: le montagne vanno amate, e di conseguenza rispettate. Difficile tirarsi fuori.

 Obiettivamente piazzare quelle auto nel cuore delle Dolomiti mi sembra una strategia di comunicazione non dico sbagliata, piuttosto falsa, mistificante, subdola. Quell’auto messa in cima alle montagne non vuole affatto comunicare una vita normale, abitudinaria, che non desta particolare interesse e all’insegna di valori ecologici; punta piuttosto alla creazione di un’”experience”, come la chiamano gli strateghi del marketing: del resto oggigiorno se non viviamo costantemente nel bel mezzo di un’esperienza o di un evento che punta diritto alla ricerca del meraviglioso non vale la pena esserci. Ma l’autentica meraviglia è che qui nessuno dica mai nulla su questi obbrobri. Personalmente trovo anche orribili le auto nei paesi messe su delle sopraelevate illuminate a giorno tutta la notte, nemmeno fossero il pulpito per celebrare il dio merce. E non mi è chiaro come ci si fa a svendere marchiando maglie e camicie con i loghi, pardon i brand, nei locali del paese in cui vivo. Non mi meraviglierei se sul Sassongher vedessi i quattro cerchi proiettati di notte.

Abbiamo preso a prestito le parole di Costa, lo ammettiamo. Perché è così che pensiamo al nostro territorio, così che vogliamo vedere la montagna. Senza esperienza, con rispetto.

 

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