Ambiente e emissioni al centro dei «Colloqui di Dobbiaco»

La transizione verso l’Era Solare è da tempo al centro di conferenze internazionali, impegni e prese di posizioni dei governi di (quasi) tutto il mondo. Eppure, mai come in questi ultimi anni è cresciuto il divario tra realtà e retorica, con le emissioni globali di CO2 che nel 2017 hanno raggiunto il loro picco e, tanto per rimanere con un esempio in Europa, la rinuncia del governo tedesco al raggiungimento degli obbiettivi climatici delle 2020 (ovvero la riduzione delle emissioni del 40%). Che fine ha fatto dunque l’Era Solare? Se ne parlerà quest’anno ai Colloqui di Dobbiaco, laboratorio d’idee per una svolta ecologica che torna dal 28 al 30 settembre nella cittadina altoatesina.

Con l’approccio “laico” che contraddistingue la manifestazione sin dai suoi esordi nel 1985, anche quest’anno l’analisi teorica si affiancherà alla proposta di soluzioni concrete, a partire dall’incontro sulla transizione energetica in Germania e in Italia, con Felix Ekardt, dell’Università di Rostock, e Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club. La famosa Energiewende tedesca si è infatti arrestata, e le cose non stanno procedendo bene neanche in Italia e in Austria, ma allo stesso tempo in tutto il mondo gli investimenti nelle energie rinnovabili superano di gran lunga quelli nelle centrali elettriche a combustibili fossili. Partendo dalle innovazioni tecnologiche nell’eolico, nel fotovoltaico e nelle bioenergie, ai Colloqui di Dobbiaco 2018 si discuteranno le opzioni politiche e le alternative infrastrutturali della transizione energetica, senza dimenticare i conflitti che già animano gli inizi dell’Età Solare. Spazio quindi in programma anche ai movimenti sociali contro il carbone, il metano e il petrolio, con Marica Di Pierri, portavoce dell’associazione A Sud, e agli esempi più innovativi in Svizzera, Austria, e Germania, come il caso del Comune di Zurigo o le analisi legate alla figura del “prosumer” – cittadino digitale “produttore e consumatore” – proposte dall’Istituto per la ricerca economia ecologica di Berlino.

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