Violenza sulle donne, i (preoccupanti) numeri altoatesini

Nel 2016 sono state 170 le donne che hanno si sono rivolte a centri anti violenza: quasi la metà ha poi sporto denuncia. Un dato in aumento rispetto al passato: a dirlo la “Rete contro la violenza di genere” composta da servizi e istituzioni socio-sanitarie, giudiziarie, dalle forze dell’ordine e dal privato sociale, che ha tra le sue finalità principali la rilevazione dei nuovi casi di violenza contro le donne. In piazza Municipio c’era anche un presidio informativo a cura della Polizia di Stato.

Nel 2016 le donne che si sono rivolte a uno dei servizi della Rete sono state 170, numero che indica un rilevante aumento rispetto agli anni precedenti (135 nel 2015, 154 nel 2014, 155 nel 2013 e 145 nel 2012).

Sul territorio comunale il Centro d’ascolto antiviolenza gestito dall’associazione Gea si conferma il principale punto di riferimento per le persone che chiedono aiuto; questo servizio ha inserito nel circuito della rete la metà degli ingressi di donne accolte dalla Rete antiviolenza e questo appare come un elemento stabile nei cinque anni di osservazione precedenti. Nel 2016 sono state 86 le donne seguite. Le donne che entrano in rete attraverso il Centro di ascolto antiviolenza di Gea sono in maggioranza vittime di violenza psicologica e fisica, sono più frequentemente nubili o coniugate e convivono con la persona che esercita violenza.

Il secondo punto di accesso alla rete è rappresentato dalla Casa Alloggi Protetti, servizio specializzato nel sostegno alle donne che subiscono violenza e che nel corso dell’anno ha accolto complessivamente 28 donne, pari al 16,5% del totale. Sono accolte nella Casa prevalentemente donne vittime di violenza fisica o psicologica da parte del coniuge/partner. Il presidio di pubblica sicurezza della Questura, in particolare della Squadra Mobile mantiene il ruolo importante conquistato fin dal 2013, con 24 accessi nel 2016, pari al 14,1% del totale degli ingressi: accoglie in particolare donne che subiscono violenza fisica e che hanno il maltrattante in casa.

Le 17 donne rilevate dall’associazione La Strada-Der Weg, attraverso i diversi progetti della Comunità socio-pedagogica integrata “St. Clara”, del Progetto Giovani Madri, del Centro il Germoglio e del progetto Alba, pari al 10% del totale, sono in forte diminuzione rispetto all’anno precedente. A differenza del 2015, nel 2016 vi sono ben 11 segnalazioni dai distretti sociali.

Le caratteristiche delle donne

Nel 2016 si conferma quanto già delineato negli anni precedenti:
• donne coniugate o conviventi (48%), seguite dalle donne nubili che rappresentano circa un terzo delle utenti (32,9%);
• donne con licenza media o attestato professionale o in possesso di laurea;
• le donne fino ai 30 anni rappresentano il 35,3%, quelle sopra i 50 anni il 20,6%;
• più della metà delle donne ha la cittadinanza italiana (52,4%). Sempre importante la presenza di persone che provengono dai paesi dell’Europa centro-orientale (18,8%), mentre le donne di origine africana si attestano al 14,7% del totale delle utenti;
• Rispetto al 2015 le variazioni della tipologia socio-demografica delle donne che sono entrate in contatto con la Rete misurate in termini percentuali sono le seguenti: si riducono le donne separate o vedove, a vantaggio di donne nubili o coniugate/conviventi; coniugate o conviventi, non varia di molto la quota delle più giovani (fino a 30 anni), mentre diminuiscono di più quelle di età centrale (fino a 45 anni) e aumentano notevolmente le più mature. Nell’intervallo tra il 2012 e il 2016 si osserva una tendenza all’aumento dell’utenza più giovane e non in coppia, in particolare le nubili.

La Rete conferma di essere un servizio sostanzialmente usato da donne che vivono nel territorio comunale (91%), ma cresce progressivamente la presenza di utenti che non risiedono a Bolzano (9%).  La posizione socio-economica delle utenti  del 2016 appare migliorata rispetto agli anni precedenti. Le donne che si dichiarano occupate salgono al 60,8%, migliora la percezione dell’autosufficienza economica che sale in modo significativo rispetto al passato: infatti il 69,6% dichiara di avere entrate economiche sufficienti per sé e la famiglia. Si osserva un calo di persone che dichiarano problemi linguistici (nonostante l’aumento di utenti straniere), pari a circa il 5,4% delle donne in contatto con i servizi rispetto al 10% dell’anno precedente. Si comprime anche la quota di coloro che percepiscono vincoli di autonomia nel movimento sul territorio, che passano dall’8% del 2015 al 3% nel 2016.

La violenza
Tra le diverse forme di violenza contro le donne quella che si manifesta nell’ambito delle relazioni di intimità, la violenza domestica, è la più diffusa. In continuità con gli anni 2013, 2014 e 2015 questa tipologia appare largamente prevalente tra le donne accolte dai servizi della Rete locale e raggiunge un valore pari all’81% nel 2016 a fronte 77% nel 2015; lo stalking registra una frequenza pari all’10%, attestandosi sui livelli registrati nel 2014 e 2015. Le aggressioni occasionali sono in diminuzione, restano stabili le violenze legate alla tratta e allo sfruttamento sessuale.  La violenza domestica si esplicita soprattutto attraverso atti di violenza fisica, psicologica ed economica. Cresce nel triennio 2014-2016 la quota delle donne che non identificano un momento specifico di inizio della violenza: nel 2016 raggiunge l’84% del totale, nel 2015 erano il 69%. Tra le motivazioni riportate relative alle indicazioni di chi ha risposto, la gravidanza e la nascita di un figlio/a (10 casi) sono momenti della vita della donna più vulnerabili all’erompere della violenza, in particolare quella psicologica. Inoltre anche il matrimonio/la convivenza (9 casi) si rivelano eventi spesso collegati all’inizio di maltrattamenti ma anche la fine di una relazione segna spesso l’avvio di violenze gravi.

Nel 2016 cambia la gerarchia dell’incidenza delle forme di violenza. Infatti è la violenza fisica a essere la modalità più pervasiva e frequente tra quelle registrate: sono 131 le segnalazioni rilevate, corrispondenti al 34,5% delle risposte ottenute. Al secondo posto della graduatoria delle forme di violenza rilevate troviamo la violenza psicologica (nelle sue diverse manifestazioni): 32,4% (123 segnalazioni). Anche questo tipo di violenza presenta caratteristiche di ripetitività e combinazione con altre forme di violenza. Tra le forme di violenza con carattere ripetuto e pervasivo possiamo includere la violenza economica che a Bolzano si situa al terzo posto nella graduatoria 2016, con 55 segnalazioni, pari al 14,5% delle forme complessive di violenza denunciate dalle donne accolte.

Per quanto riguarda la violenza sessuale nel 2016 a Bolzano sono stati registrati 34 episodi, che corrispondono a circa il 9% del totale. A Bolzano nell’ultimo anno la percentuale di donne che si sono rivolte a uno dei servizi della rete per aver subito stalking è pari al 7,6%. Si segnalano cinque casi di matrimonio forzato.  I cambiamenti avvenuti nell’ultimo anno sono relativi ad oscillazioni più o meno lievi, tra questi segnaliamo un sostanzioso incremento percentuale della violenza fisica (+6 pp), di quella economica (+2 pp) e di stalking (+1 pp). Diminuisce la frequenza della violenza psicologica (-6 pp,) e di quella sessuale (-2 pp).

Gli autori

Dal punto di vista socio-demografico, nel 2016 si confermano i seguenti dati sui maltrattanti :
• una maggiore presenza di uomini adulti e maturi ed un netto ridimensionamento di quelli con meno di 30 anni. Quest’ultimo segmento risale al 15% dal 5,4% che aveva raggiunto nel 2015.
• il gruppo di età centrale (dai 31 ai 45 anni) riunisce il 43% del totale dei maltrattanti: tra questi hanno un peso importante i partner attuali della vittima.
• resta stabile il gruppo degli autori più maturi (42%), tra cui hanno un peso preponderante gli ex coniugi.
• cambia la struttura delle provenienze: gli italiani, come negli anni scorsi, sono in grande maggioranza (57%), ma diminuiscono sia rispetto all’anno passato (-1 pp), sia agli anni precedenti. Diminuiscono anche gli autori provenienti dall’Europa orientale (-8pp), aumentano invece quelli provenienti dall’Africa (+6pp).
Nella graduatoria che si forma considerando la relazione tra maltrattante e vittima, troviamo sempre al primo posto il coniuge o il fidanzato, ossia il partner attuale della donna che risulta, per oltre la metà del totale (58%), responsabile della/e violenze. Circa un atto violento su cinque è invece responsabilità dell’ex partner (19%), seguono parenti (13%) e amici (2%). Le violenze esercitate al di fuori delle cerchia familiare/amicale/di conoscenti, compiute da sfruttatori e sconosciuti rappresentano una quota marginale che conta complessivamente per circa il 6% delle segnalazioni raccolte.
Si osserva:
• rispetto all’intervallo di osservazione 2012-2016 si nota un’importante quota di atti di violenza compiuti dal partner precedente della donna, che, nell’ultimo anno raggiungono il 19%, quando solo quattro anni fa si attestavano al 14%.
• gli ex partner sono autori in misura superiore alla media di atti persecutori nei confronti di donne single, di età matura, cittadinanza italiana e con titolo di studio medio-alto
• aumenta la responsabilità del partner attuale che oscilla intorno al 60% delle risposte ottenute, mantenendo sempre il primo posto tra gli autori. Il coniuge, convivente o partner è in misura superiore alla media responsabile di abusi di natura economica, fisica, psicologica.

A Bolzano nel 58% dei casi insieme alla donna che subisce violenza, convivono minori: figli e figlie della vittima (97%) e solo pochissimi quelli in cui si tratta di altri tipi di parentela (fratelli o sorelle). Solo una parte di essi non subisce alcuna forma di violenza (16%).
La maggioranza invece subisce violenza in forma assistita (65%, pari a 64 segnalazioni), mentre solo l’8% (8 in valore assoluto) in forma diretta, 10 segnalazioni pari al 10,2% delle risposte ottenute è vittima di ambedue le modalità di violenza. Importante ricordare che il maltrattante è lo stesso della madre nel 97% dei casi.  Anche nel 2016 il dato rilevato sottolinea l’elevato coinvolgimento dei minori soprattutto in prima persona, a rischio di incolumità fisica e psicologica, un dato che conferma la pervasività di un modello di comportamento degli autori della violenza.

Nel 2016 si osservano le seguenti modalità in cui una persona che necessita aiuto si avvicina ed entra nella rete antiviolenza :
• continua l’affermazione di un modello di attivazione delle donne, che da sole decidono di rivolgersi a uno dei servizi di rete, probabilmente sulla base di informazioni acquisite in autonomia: questa tendenza si è ulteriormente rafforzata arrivando a rappresentare l’esperienza di circa un terzo delle donne nell’ultimo anno di osservatorio;
• tra i nodi della rete, i servizi sociali e le assistenti sociali confermano di essere un importante punto di raccolta della domanda di aiuto sul territorio;
• si conferma ulteriormente in confronto con il 2015 il ruolo svolto dalle forze dell’ordine attraverso le quali il 15% delle donne viene introdotta nel circuito della rete;
• si consolida il ruolo del comparto sanitario (CSM, medici, psichiatri);
• il centro di ascolto di Gea rimane sui livelli degli anni precedenti.


Quasi la metà delle donne tra quelle accolte dai servizi della rete di Bolzano ha inoltrato una denuncia relativa alla violenza subita (47,5%), un dato in aumento rispetto all’anno precedente. Si osserva una maggiore attitudine a sporgere denuncia delle vittime di violenza sessuale, fisica, stalking e psicologica , mentre difficoltà emergono per le denunce per violenza economica.
Sono aumentate rispetto al 2014 e 2015 le segnalazioni alla Procura presso il Tribunale ordinario, in netto aumento anche quelle al Tribunale dei minorenni. Per quanto riguarda le segnalazioni alla procura dei minori si nota una maggiore attitudine a rivolgersi alla giustizia minorile per la violenza fisica e sessuale, mentre il ricorso al tribunale ordinario è preferibilmente adottato da vittime di violenza sessuale, fisica e stalking, oltre che dalle rare vittime di matrimoni forzati.

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