Val di Mazia, l'inventario della biodiversità

La Val di Mazia nell’alta Venosta è un’area dal valore unico per i ricercatori: è tra le più secche delle Alpi e per questo ideale per studiare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Osservare cosa accade sul suo territorio significa poter vedere oggi, quello che con molta probabilità accadrà in futuro in diverse aree alpine. E non è tutto, perché la valle ospita in un territorio limitato ambienti molto vari, tipici di differenti aree alpine. Per esempio boschi di larici e di pini cembri, pascoli e prati da sfalcio che sono habitat di specie animali e vegetali diverse. Queste particolarità hanno attirato in questi giorni un gruppo di biologi, zoologi ed ecologi locali e internazionali invitati dall’Eurac e dal Museo di scienze naturali dell’Alto Adige. Con la Giornata della biodiversità, sabato 25 giugno, le due istituzioni hanno dato il via a una settimana interamente dedicata alla ricerca, in cui gli esperti indagano le specie animali e vegetali della valle. Un “inventario” finalizzato a studiare come la biodiversità sia influenzata dalle condizioni climatiche e dall’intervento dell’uomo.

C’è stata una nuova scoperta in Alto Adige, l’Alchemilla gracile (Alchemilla tenuis), scoperta da Georg Aichner. Oltre 80 esperti hanno partecipato alla 17esima Giornata della biodiversità – che si è svolta il 25 giugno 2016 – su invito del Museo di scienze naturali dell’Alto Adige. Gli esperti hanno osservato un totale di 900 specie nell’area di osservazione in Val di Mazia, tra i masi Sass e Tumpaschin. I primi risultati sono stati presentati dai gruppi di ricerca sabato sera alla Casa della cultura di Mazia. Gli esperti di botanica hanno attestato a Mazia, come negli anni passati, la presenza della Testa di Drago di Ruysch (Dracocephalum ruyschiana), della Costolina macchiata (Hypochaeris maculata) e del Giglio di monte (Paradisea liliastrum). Più i prati sono coltivati, più è raro trovare queste specie. Ma anche i prati fossero lasciati incolti, il ritorno di queste specie sarebbe comunque possibile nel breve e lungo periodo solo in luoghi per natura non boschivi. In totale sono state individuate 500 specie di piante vascolari.

Temporali e forti rovesci hanno interrotto i lavori verso le 3 del pomeriggio. Fino a quel momento gli esperti hanno riscontrato 70 specie di muschio, grazie all’umidità molto alta hanno osservato delle minuscole rosette di Polytrichum piliferum. Tra i 1.700 e i 1.800 metri di altitudine in questa stagione la biodiversità tra i funghi è molto ridotta. Sono stati osservati il Panaeolus caligatus, che si sviluppa sullo sterco, e la Mycena arcangeliana sul legno di ontano. L’osservazione della Kuehneromyces lignicola, famiglia Strophariaceae, non è del tutto comune e dovrà comunque essere confermata al microscopio. L’analisi delle diatomee deve ancora iniziare. Per i grandi invertebrati gli esperti hanno osservato una fauna molto ricca (22 specie) nel corso superiore del rio Saldura: plecotteri, efemerotteri, tricotteri, etc…. Nel corso inferiore verso Sluderno hanno osservato meno biodiversità (11 taxa). Anche per quanto riguarda gli organismi del suolo ci saranno delle valutazioni, i campioni vengono infatti analizzati in laboratorio, probabilmente saranno registrate 120 specie di acari oribatidi. I ricercatori ritengono che queste particolari specie riscontrate in Val di Mazia molto interessanti in quanto poco conosciute nel sud delle Alpi. In Alto Adige gli esperti di ragni ne conoscono oggi 830 specie, in Val di Mazia ne hanno trovate circa 50, con sicurezza hanno già identificato esemplari della famiglia Salticidae, genere Salticus (Salticus scenicus e Philaeus chrysops).

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Tra le cavallette è stata individuata la specie Tetrix bipunctata, della famiglia Tetrigidae. Quest’anno gli esperti di farfalle hanno effettuato le loro osservazioni solo durante il giorno. Hanno contato 30 specie di farfalle, di cui 27 diurne. La Pieride del biancospino (Aporia crataegi) e la Pieris prioniae, la farfalla apollo (Parnassius apollo) e la Maculina arion sono presenti in Val di Mazia. È stata anche osservata la Formica foreli del sottogenere Coptoformica, molto rara nelle Alpi Orientali: si tratta di una nuova scoperta per l’Alto Adige. Gli Stafilinidi sono rappresentati da specie in un numero tra 400 e 500, ieri gli entomologi ne hanno individuate 30. Rettili e anfibi sono stati molto rari. Dal paesi di Mazia fino all’area di osservazione gli ornitologi hanno individuato 51 specie di uccelli. È stata confermata la presenza di averla piccola e stiaccino. Poiché lo stiaccino nidifica sul suolo, gli esemplari soffrono della lavorazione meccanica dei prati. Positivi per la ricezione degli uccelli canori sono i cespugli e i prati della Val di Mazia. Come per tutti gli altri gruppi, anche per gli uccelli vale la stessa regola: in un giorno non si riescono a osservare tutte le specie previste. Per la prima volta il Museo di scienze naturali dell’Alto Adige ha organizzato un programma per bambini, genitori e adulti interessati sul tema delle specie, della biodiversità e della diminuzione delle specie.

Settimana della ricerca: dati utili a livello globale per la ricerca ecologica di lungo termine

Sono 30 biologi, zoologi ed ecologi provenienti da Austria, Svizzera, Germania e Italia. Insieme ai colleghi dell’Eurac e del Museo di scienze naturali dell’Alto Adige, stanno osservando la varietà di insetti, aracnidi, serpenti, anfibi, piante vascolari, muschi e licheni in alcuni punti della valle caratterizzati da habitat diversi: pascoli magri, prati da sfalcio, boschi di larici, boschi di pini cembri e il rio Saldura. Nel corso della Settimana della ricerca questi esperti non faranno solo un inventario delle specie, ma, per ogni punto di raccolta, registreranno condizioni climatiche come la temperatura, l’umidità del terreno e la radiazione solare. L’obiettivo di questa campagna di raccolta dati è capire come i cambiamenti climatici e lo sfruttamento agricolo del suolo influenzino la biodiversità nell’arco alpino.

stazione_meteo_portatile-1Gli esseri più piccoli raccolti dagli esperti misurano pochi millimetri e sono gli acari. Saranno portati a Innsbruck e analizzati nei laboratori della Facoltà di Biologia dell’ateneo tirolese. Ragni, coleotteri e gli altri insetti raccolti negli appositi contenitori predisposti dai ricercatori vengono invece catalogati sul posto. Per lavorare fuori sede i ricercatori dell’Eurac hanno allestito in Val di Mazia un vero laboratorio provvisorio, con microscopi, lenti e pubblicazioni di riferimento che permettono di indagare al meglio i campioni raccolti. “Non ci limitiamo a un inventario delle specie – spiega la biologa dell’Eurac Ulrike Tappeiner – ma puntiamo a spiegare come le condizioni del luogo possano influenzare la biodiversità. Qui possiamo concentrarci su un’area limitata tra 1000 e 3700 metri di quota e studiare contemporaneamente numerosi habitat caratterizzati da microclimi diversi. Abbiamo superfici coltivate e irrigate, prati magri e boschi di larici e pini cembri. Il territorio comprende anche un ghiacciaio, il massiccio della Palla Bianca, e il suo torrente, il rio Saldura” aggiunge Tappeiner. L’Eurac studia le conseguenze dei cambiamenti climatici in Val di Mazia da diversi anni. I ricercatori hanno installato 17 stazioni climatiche in tutta la valle che misurano regolarmente valori come temperatura, livelli di precipitazioni e vento. Questo articolato sistema di monitoraggio fornisce complete e accurate serie di dati. Proprio grazie a questa ampia disponibilità di dati la valle è entrata a far parte, in qualità di area di osservazione, del prestigioso network internazionale per la ricerca ecologica di lungo termine LTer.

“Oltre alle informazioni sul clima che raccogliamo regolarmente, metteremo nel database di Lter i rilevamenti che faremo questa settimana e, in autunno, anche i risultati delle analisi condotte su questi dati. In questo modo la nostra ricerca diventerà accessibile per tutta la comunità scientifica internazionale”, conclude Tappeiner.

 

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