Teleriscaldamento a bassa temperatura, test in Germania e Olanda

Le reti di teleriscaldamento tradizionali lavorano ad alta temperatura, normalmente per poter fornire calore agli edifici devono essere connesse a centrali di grande produzione. Le analisi e le simulazioni svolte dagli esperti di energie rinnovabili di Eurac Research hanno dimostrato come sia possibile realizzare anche impianti di teleriscaldamento che lavorano a bassa temperatura e che permettono di integrare nella rete non solo il calore di scarto delle industrie, ma anche quello proveniente da altre fonti, come gli impianti di refrigerazione dei supermercati o le sale server dei grandi uffici. I vantaggi sono notevoli: le fonti di calore che possono essere utilizzate sono molte di più, la dispersione di calore attraverso i tubi è minore e le attività produttive possono smaltire il calore prodotto senza sostenere costi aggiuntivi.

In tre anni di simulazioni e test di laboratorio nell’Energy Exchange Lab del NOI Techpark, gli esperti di energie rinnovabili di Eurac Research hanno studiato la progettazione e la gestione di reti di teleriscaldamento funzionanti a bassa temperatura.

«Questi nuovi modelli di teleriscaldamento distribuiscono calore a 10-30 gradi centigradi, molti meno rispetto ai 70-90 gradi di una rete tradizionale. È vero che per utilizzare questo calore è necessario installare pompe di calore, ma in questo modo è possibile aumentare moltissimo il ventaglio di fonti utilizzabili, con vantaggi sia a livello ambientale che economico. Il calore di scarto disponibile dalle attività produttive distribuite sul territorio urbano, ad esempio supermercati, non viene più rilasciato nell’atmosfera e le attività produttive possono risparmiare i costi legati al suo smaltimento, addirittura potrebbero vendere calore alla rete», spiega Roberto Fedrizzi, responsabile del progetto. Il teleriscaldamento a bassa temperatura permette inoltre di ridurre la dispersione di calore dai tubi e di usare tubi più economici.

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La soluzione di teleriscaldamento studiata a Bolzano è ora pronta per essere testata in quattro siti reali con diverse caratteristiche. Tra le fonti di calore di scarto prese in considerazione ci sono un’acciaieria ad Ospitaletto, vicino a Brescia (30 °C), le condotte di scarico delle acque bianche della città di Wüstenrot, in Germania (temperatura media annua di circa 15 gradi), una fabbrica di detergenti ad Heerlen, in Olanda (40 gradi) e un ospedale a Rotterdam (30 gradi). «Le reti di teleriscaldamento a bassa temperatura non possono sostituire completamente gli impianti tradizionali, ma li possono completare e integrare. Il modello di business cambia in modo sostanziale: i clienti prendono e danno calore in base alle loro necessità, diventano parte attiva della rete. Per poter replicare le soluzioni studiate lavoriamo anche a modelli di investimento e gestione», aggiunge Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research.

Il progetto, coordinato da Eurac Research, sarà sviluppato da un consorzio composto da dieci attori pubblici e privati, che comprendono gestori di rete, consulenti energetici e ricercatori. In Italia COGEME SpA implementerà le misure sviluppate nella rete di teleriscaldamento di Ospitaletto, mentre ALPERIA e Linea Group Holding si occuperanno di sviluppare modelli per valutare le possibilità di introdurre questa nuova tecnologia nelle proprie reti.

La fase di test nei quattro siti reali prenderà il via nei prossimi mesi ed è cofinanziata dalla Commissione Europea all’interno del programma Life+, progetto Life4HeatRecovery.

Foto Eurac Research/Ivo Corrà

Johanna Roellecke

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