TechnoAlpin investe a Trento: la guerra silenziosa (e nemmeno tanto) del Trentino all'Alto Adige

“Dopo Dr.Schär, colosso internazionale degli alimenti senza glutine, che a settembre 2015 ha inaugurato a Borgo Valsugana il suo Pizza Center, anche TechnoAlpin, un altro grande gruppo industriale altoatesino sceglie di investire in Trentino”. Le parole scelte da Trentino Sviluppo comunicare l’apertura di una sede di ricerca e sviluppo di EmiControls a Trento non potevano essere più esplicite: il Trentino ha lanciato la sfida. Forte dell’Università, del Polo della Meccatronica e di forti incentivi economici, la provincia autonoma di Trento si sta candidando (e affermando, bisogna dirlo) come la meta ideale per i gruppi industriali già internazionalizzati che hanno bisogno di investire in ricerca e sviluppo. Un fenomeno di near-shoring (lo spostamento di unità produttive poco al di là del confine) che deve insegnare due-tre cose all’Alto Adige.

TechnoAlpin a Trento: la notizia

Innanzitutto i numeri: TechnoAlpin, società di caratura mondiale nella produzione di impianti di innevamento con sede a Bolzano (ma con 14 sedi tra Stati Uniti, Cina, Austria, Svizzera, Germania e Svezia) dà lavoro a 454 collaboratori, conta 1.800 clienti in tutto il mondo e nel 2014/15 ha fatturato circa 145 milioni di euro. Negli ultimi anni TechnoAlpin sta diversificando gli investimenti. Non solo “cannoni” da neve e sistemi per l’innevamento e la gestione delle piste da sci, quindi, ma anche soluzioni contro la polvere, gli odori e per la lotta agli incendi, nelle quali l’affiliata EmiControls è specializzata. Di qui la decisione di trasferire a Trento, al terzo piano del Polo Tecnologico di via Solteri, la sede legale di EmiControls e di avviare a Trento anche un nuovo reparto di ricerca e sviluppo.

TechnoAlpin a Trento, i motivi della scelta

«Determinanti per la decisione di aprire a Trento – spiega Erich Gummerer, fondatore ed amministratore delegato del Gruppo TechnoAlpin – sono stati la vicinanza al Polo Meccatronica di Rovereto e la stretta collaborazione di Trentino Sviluppo con l’Università di Trento e l’Istituto Tecnico Tecnologico Michelangelo Buonarroti. Questa sede è strategicamente molto importante per il reparto ricerca e sviluppo di TechnoAlpin. In particolare nel campo dell’informatica, la collaborazione con l’Università di Trento offre alla società numerosi vantaggi». Sotto la guida del direttore di filiale Paolo Merler, nel BIC di Trento si lavorerà in particolare sullo sviluppo del software e degli schemi elettrici, ma anche di altri prodotti all’interno del gruppo TechnoAlpin. Rispetto all’anno precedente EmiControls ha registrato nello scorso esercizio un aumento del fatturato pari al 45%, passando da 1 milione di euro del 2012 ad oltre 2,3 milioni nell’ultimo bilancio chiuso al 30 aprile 2015. Le previsioni indicano un costante incremento dei ricavi che, per l’anno in corso, dovrebbero arrivare a sfiorare i 4 milioni di euro. Fra i clienti più importanti Thyssenkrupp, Eni Petroli, Audi, Evonik Industries e Ilva. La società vanta inoltre con Magirus AG un contratto di fornitura esclusivo per turbine antincendio mobili.

Cosa ci insegna il caso TechnoAlpin

È ovvio, che, spostandosi a Trento, la “vicinanza” di cui parla Gummer con il Polo della Meccatronica di Rovereto non è fisica: tra i 20 chilometri da Trento e i 70 da Bolzano cambia poco. La vicinanza di cui parla Gummer è quella facilità di rapporti tra aziende e mondo della ricerca (fatta anche di incentivi)  che l’essere inseriti all’interno di un sistema garantisce. Proprio sulle carenze di un pezzo del suo sistema, l’Alto Adige rischia di perdere pezzi importanti. Con l’Università e la Meccatronica, il Trentino può vantare un sistema di alta caratura scientifica. Su questo i problemi altoatesini sono due: il primo, di medio-lungo periodo, far crescere la qualità del suo sistema di ricerca (e sul come si può discutere); il secondo, più immediato, renderlo riconoscibile.

Sì, perché tra Fraunhofer, Eurac, Laimburg e, presto, il parco scientifico e tecnologico, il sistema dell’innovazione altoatesino è ricco e articolato: forse necessiterebbe di qualche innesto attraverso collaborazioni con Università esterne (questa via, dispendiosa ma immediata, ci sembra la più percorribile), ma ha comunque punti di forza. Quel che manca, in attesa della sua crescita, è una sua semplificazione e rafforzamento per i fruitori ultimi di questi asset: le aziende. Che hanno bisogno di dinamiche di Technology transfer chiare e semplici, un ufficio che metta loro a disposizione l’accesso al meglio che c’è al mondo della ricerca, a prescindere da dove essa viene prodotta. Perché se la ricerca non va all’impresa, è l’impresa che va alla ricerca.

 

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