Bruciata, spedita lontano o riciclata. Ma rimane una montagna di plastica

“Nell’Oceano Pacifico galleggia un’isola di plastica grande tre volte la Francia”, “Anche l’Italia ha la sua isola di plastica: ecco dove si trova”, “Un mare di plastica: oltre 5mila miliardi di tonnellate disperse negli oceani”. Questi sono solo alcuni dei numerosi titoli sull’inquinamento marino dovuto alla plastica. La stagione estiva è alle porte e, giustamente, sale la preoccupazione, ma tra i monti come siamo messi? Tutto sotto controllo?

Innanzitutto occorre premettere che, almeno in Alto Adige, non vi è traccia di isole di plastica, anche perché a Bolzano e provincia si preferisce farla girare come una trottola. Quella recuperata dalle campane del capoluogo se ne va verso un centro di riciclaggio del Veneto dopo un passaggio ad Egna, mentre buona parte di quella raccolta nei vari comuni della provincia finisce all’inceneritore di Bolzano. A prima vista, la scelta può lasciare perplessi ma se si approfondisce l’argomento e si raccolgono ulteriori dati, ci si accorge che anche a seconda e terza vista il sistema appare molto poco razionale.

La raccolta della plastica nel capoluogo

Procediamo con ordine, partendo dalle classiche campane azzurre in cui i più coscienziosi cittadini di Bolzano “conferiscono” gli imballaggi in plastica per il riciclo. «Quelle campane – mi racconta Andrea Girinelli responsabile dell’area ambiente di Seab – vengono svuotate da un’azienda a cui abbiamo appaltato il servizio che le porta ad Egna per una prima selezione e poi inviate ad un centro Corepla che procede al riciclo vero e proprio». In totale, nel 2018, a Bolzano sono state raccolte 2.109 tonnellate di plastica da imballaggio e 9,8 tonnellate di altra plastica riciclabile non da imballaggio. Come spiega Girinelli: «Il problema è che la percentuale di contaminazione della raccolta è così alta (42%), che i rifiuti necessitano di una selezione a mano prima di essere conferiti al Consorzio nazionale Corepla». (Chi volesse approfondire le modalità può guardarsi questo video. Consigliamo di osservare con attenzione il viso di chi procede alla selezione manuale dei rifiuti in plastica…)

 

Per comprendere come mai la percentuale di contaminazione sia così alta, occorre un’ulteriore precisazione: «Nelle campane azzurre vanno gettati solo gli imballaggi in plastica, non tutta la plastica, quindi vanno bene le bottiglie, i flaconi di detersivo e detergenti eccetera, ma non bacinelle, giocattoli o piatti e bicchieri… (il dettaglio preciso lo trovate qui). La selezione è necessaria perché il Centro Corepla può rifiutare il materiale se troppo contaminato quindi, nel contratto con l’appaltatore, Seab prevede che sia quest’ultimo a fare una preselezione del materiale che poi verrà pressato e inviato agli impianti in cui verranno fatte analisi a campione per valutare la percentuale di impurità e il relativo contributo economico. Lo scarto di entrambe le selezioni, sia a Egna che nell’impianto Corepla, finisce successivamente nell’inceneritore più vicino». Nello specifico, la plastica di provenienza domestica raccolta a Bolzano viene trasferita a “Energie Ag” di Egna (a meno di 30 km da Bolzano) e poi, dopo selezione e compattamento, inviata nell’impianto di Vedelago in provincia di Treviso (circa 150 km da Egna).
L’altro aspetto riguarda una distinzione importante, la plastica può essere riciclata o recuperata. Il riciclo permette di ottenere nuovi prodotti, mentre con il recupero si ottiene energia, calore ed elettricità.

La raccolta in provincia

È proprio qui che si evidenziano i differenti approcci al trattamento della plastica altoatesina. Nel capoluogo si privilegia il riciclo, negli altri comuni della provincia il recupero. Lo esplicita chiaramente il sito di Asm di Merano, città in cui non sono previste le campane stradali per il recupero della plastica. «Essendo la plastica il materiale dal più alto potere calorifico – si legge – il tipo di riciclaggio più frequente è quello della termovalorizzazione. Per questo motivo la plastica va gettata nei rifiuti solidi urbani da destinare all’inceneritore. L’Asm non prevede le campane per la raccolta differenziata di flaconi e bottiglie in plastica a causa degli eccessivi costi di raccolta e trasporto dovuti alla leggerezza e all’ingombro di questo materiale. Questi andrebbero ad incidere notevolmente sulla bolletta. Fanno eccezione alcuni materiali tra cui il Pet, particolarmente prezioso per la produzione di articoli quali ad esempio piumoni, trapunte, pile eccetera. Dalla plastica bruciata in appositi impianti, chiamati appunto termovalorizzatori, è possibile produrre energia termica o elettrica, grazie alla quantità di calore che tale materiale sprigiona durante il processo di combustione». L’apposito impianto è, però, quello di Bolzano, la cui plastica, come abbiamo visto, viene invece inviata in Veneto con conseguenti effetti sulla bolletta dei cittadini.
I dati raccolta da Ispra mostrano impietosamente la differenza di approccio. Nel 2017 a Bolzano (107mila abitanti) sono stati raccolte 2.118,060 tonnellate di plastica, a Merano (40mila abitanti) solo 121, il resto va all’inceneritore.
Tutto questo non è nascosto, ma anzi rivendicato. Lo ha fatto, per esempio, l’allora assessore provinciale all’ambiente Richard Theiner rispondendo a un’interrogazione dei Verdi. Era il 2014: «La Provincia è sicuramente interessata che tutte le plastiche raccolte in modo differenziato vengano riutilizzate. A tale proposito, la Provincia consiglia ai Comuni di raccogliere le plastiche per singola tipologia omogenea nei centri di raccolta comunale e non miste nelle campane. (come fa Bolzano ndr). Perché solamente in questo modo si può garantire un’alta qualità delle plastiche raccolte e conseguentemente il reimpiego dei materiali raccolti». Indicazioni che sono state seguite alla lettera dalle città della provincia, lo dimostrano i dati di Ispra già citati precedentemente: I numeri di Brunico e Bressanone non sono molto diversi (anche se migliori) da quelli di Merano: 210,505 tonnellate raccolte nel capoluogo della Val Pusteria e 182,734 a Bressanone. Tutto il resto in energia (e fumo, ma su quest’ultimo torneremo in conclusione).

L’impatto ambientale

In sintesi, esistono evidenti visioni differenti rispetto alla raccolta dei rifiuti in plastica, approcci su cui si potrebbe mantenere un britannico aplomb non fosse che, numeri alla mano, buona parte della plastica dell’Alto Adige finisce per essere bruciata a Bolzano con conseguente impatto ambientale relativo al traffico di camion in ingresso e all’incenerimento. Nel capoluogo, invece. si preferisce spedirla in Veneto, con relativo traffico di mezzi. (Solo per farsi un’idea, ogni giorno Seab immette sulle strade di Bolzano una sessantina di automezzi, 32 per la raccolta di indifferenziato, organico e campane e 29 per lo spazzamento sia manuale che meccanico). Insomma, vista da Bolzano, la gestione del riciclo della plastica non sembra molto conveniente: non dal punto di vista ambientale, non dal punto di vista economico.
Le cose non sembrano filare molto lisce nemmeno in provincia. Lo dimostra l’alert posto bene in vista sulla pagina dell’Asm di Bressanone: «Nell’umido troppo spesso vengono smaltiti rifiuti residui e rifiuti di plastica che rendono il riciclaggio talvolta addirittura impossibile». Mentre nelle pagine di Asm Merano si legge in grassetto bene evidenziato: «Non incenerire i rifiuti nel caminetto di casa: inquineresti notevolmente l’aria!».

Segnalazioni che evidenziano un problema, se la plastica non viene raccolta nelle campane per strada, ma solo nei centri di raccolta, finisce – con tanto di avvallo dell’assessore – nel sacchetto del residuo. Su quest’ultimo, però, si paga la tariffa dei rifiuti. Può capitare quindi, che qualcuno provi a disfarsi della plastica in altro modo. Qualcuno gettandola insieme all’organico, qualcun altro, si spera pochissimi, bruciandola in mezzo a un campo senza attendere l’intervento dell’inceneritore. Ed è qui che sorge il problema maggiore. Se si crede che sia meglio conferire la plastica all’inceneritore e se si pensa che esista la possibilità che qualcuno incenerisca da solo i rifiuti, si deve fornire un’informazione molto chiara riguardo alla presenza di diossina nell’aria e nei terreni dell’intera provincia, in particolar modo della zona dell’inceneritore. Una prima ricerca in rete ha evidenziato pessime premesse. “Centralina di Casanova, proteste sui dati segreti”, “Guasto al nuovo inceneritore di Bolzano. Il rilevatore della diossina era spento” (dal quotidiano Alto Adige). Effettivamente, i dati sulla diossina non si trovano sul sito della Provincia e occorre richiederli appositamente. Il primo funzionario interpellato, preferendo evitare di rispondere: “non abbiamo dati in immissione” mi ha indirizzato a un secondo che mi ha inviato il link a una relazione scritta da tre ricercatori (due di Eco Research Bolzano) in cui si mostrano i dati relativi alle campagne di monitoraggio effettuate nel 2007, 2009, 2015 nella zona attorno all’inceneritore. All’interno si legge: «Le campagne di monitoraggio hanno permesso di fotografare la diminuzione dei livelli di concentrazione di diossine nel tempo: risulta ragionevole supporre che le misure adottate per la riduzione dei contaminati risultino efficaci e supportate dai valori rilevati». E, nelle conclusioni: «Gli autori concordano nel ritenere che allo stato attuale sia necessario procedere con una continua riduzione dei rifiuti alla produzione degli stessi (esempio tipico gli imballaggi) e perseguire con la raccolta differenziata per il riutilizzo della materia valutandone contestualmente i costi sia economici che ambientali, ma sia ancora necessario utilizzare l’incenerimento per la frazione non riutilizzabile». Ho quindi chiesto all’ufficio gestione rifiuti della Provincia se esistevano dati sulla diossina relativi all’intero Alto Adige, questa è stata la risposta: «Dati complessivi sull’alto Adige non ci sono». Per scrupolo, ho verificato se siano stati registrati casi di danni alla salute causati dall’eccessiva presenza di diossina nell’aria e nel terreno, fortunatamente sono stato totalmente tranquillizzato. Meglio così, anche se qualcun altro potrebbe farsi qualche scrupolo in più riguardo a trasparenza della comunicazione e razionalità del sistema della gestione dei rifiuti in Alto Adige.

Sulla racconta di carta, vetro e alluminio speriamo di poter tornare nelle prossime settimane.

Massimiliano Boschi

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