Pan apre la campagna per l'aeroporto: "L'Alto Adige non può vivere a chilometro zero"

L’Alto Adige rischia di morire di chilometro zero: l’autarchia e la chiusura come pensieri pericolosi, l’aeroporto come cavallo di battaglia dell’Alto Adige che vuole aprirsi al mondo. E’ questo il messaggio che Stefan Pan, presidente di Assoimprenditori Bolzano, ha dato al tradizionale ricevimento che ha riunito in un hangar dell’aeroporto di San Giacomo circa 500 imprenditori altoatesini. Con loro anche il presidente della Provincia autonoma Arno Kompatscher che da questa serata ha un alleato in più nella dura battaglia per il referendum che sancirà il futuro dell’aeroporto di Bolzano. Una battaglia che vede il fronte del sì all’infrastruttura confrontarsi con un’agguerrita schiera composta da ambientalisti e associazioni di coltivatori che all’esterno dell’aeroporto hanno fatto sentire la propria voce prima dell’evento.

“Vogliamo essere una terra aperta – ha esordito Pan – Ma lo siamo davvero una terra aperta?”. “Probabilmente l’immagine che più di ogni altra esprime e determina il sentimento dell’opinione pubblica in Alto Adige e che molto spesso guida la discussione sia privata che pubblica in merito alla visione per il futuro della nostra terra è il concetto del cosiddetto chilometro zero“.

“Il chilometro zero – ha continuato Pan – è l’apoteosi della filiera corta: “small is beautiful”, la migliore frutta e verdura è quella del proprio orto…l‘autarchia di un paesino, che finalmente non ha più bisogno del resto del mondo, è la risposta provvidenziale alle sempre più incombenti minacce della globalizzazione. Associazioni e movimenti si schierano apertamente a favore di questo chilometro zero: qualsiasi cosa arrivi da fuori, oltre questo perimetro, è sospetto e rappresenta una minaccia globale che mette a repentaglio la nostra esistenza. Nella filosofia del chilometro zero un aeroporto diventa l’emblema di ciò di cui non abbiamo bisogno – non siamo un’isola felice che basta a se stessa? Non godiamo già della migliore qualità della vita, probabilmente di tutto il mondo?“.

“Vogliamo essere una terra aperta – ribadisce il presidente di Confindustria -. Il chilometro zero può essere il credo di una terra aperta? Ovviamente – precisa Pan – è vero che la frutta e la verdura del proprio orto sono eccellenti. Ma un concetto chiuso, che esclude un approccio di ampio respiro, disconosce la realtà ed è pericoloso. Mette a rischio il benessere e mina la pace sociale. A ben vedere stiamo già vivendo in un bellissimo maso. L’Alto Adige è già un unico grande maso ma questo maso modello, che meglio di così non si potrebbe coltivare, produce appena il cinque per cento dell’intero prodotto nazionale. Con il 5% del Pnl (prodotto nazionale) non si possono finanziare né ospedali né scuole.  Queste hanno bisogno del contributo proveniente dal mondo dell’industria e del settore manifatturiero che da solo costituisce il 23% del Sozialprodukt dell’Alto Adige”.

Numeri e ragionamenti per insistere sulla necessità di aprire l’Alto Adige. In tutti i sensi. “Se abbiamo prestazioni sociali tra le migliori al mondo, allora il merito è soprattutto delle nostre imprese che esportano in 170 Paesi del mondo”. Pan cita poi il contributo fondamentale del turismo e dell’artigianato, due settori che hanno bisogno di far viaggiare persone e merci. “Non sacrifichiamo l’aeroporto sull’altare del chilometro zero”.

Ma l’Alto Adige, continua Pan citando il manifesto di cinque anni fa, oltre che aperto deve avere un’altra caratteristica: puntare su scienza e ricerca come chiave dell’innovazione. “Un aeroporto efficiente costituisce una infrastruttura indispensabile per accedere al mondo della ricerca e della scienza. Il pensiero aperto ha bisogno di infrastrutture che permettono di creare connessioni e relazioni. Il pensiero aperto ha bisogno delle diverse forme di raggiungibilità attraverso le autostrade digitali, lo sviluppo della ferrovia, ma allo stesso tempo di un aeroporto efficiente”.

“Questa apertura chiede dialogo e condivisione. Siamo ancora in pochi, ma possiamo favorire questo dialogo con coraggio e rendendocene partecipi in prima persona. Mi auguro che l’aeroporto – la conclusione di Pan – diventi un luogo del pensiero aperto, che ci consentirà di rafforzare la sostenibilità del nostro futuro”.

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