Nova e Alba, il primo whisky italiano è altoatesino: la scommessa della distilleria Puni

Il primo whisky italiano è nato non lontano dalle sorgenti dell’Adige, a Glorenza/Glurns, nell’Alta Val Venosta. Lo ha prodotto la distilleria Puni che sorge appena fuori dalle splendide mura della cittadina sudtirolese. A dire il vero, i whisky sono due il Nova, invecchiato per tre anni in botti di rovere americana ed europea e l’Alba, invecchiato per tre anni in pregiati botti di Marsala e affinato in botti provenienti dalla Isle of Islay in Scozia. Il primo, più delicato, evoca profumi di miele, vaniglia e banana, il secondo ha toni più decisi: frutta scura, chiodi di garofano e ovviamente torba, grazie all’affinamento nelle botti scozzesi.

Per la famiglia Ebesperger, proprietaria della distilleria Puni, si tratta solo del primo coronamento di un sogno iniziato nove anni fa, come ha raccontato Jonas in occasione del “battesimo” del whisky: “L’idea è venuta a mio padre, Albrecht, nel 2006. Quattro anni dopo sono iniziati i lavori per la distilleria e il 24 febbraio 2012 è stata fatta la prima distillazione”.

Per quel che riguarda la produzione dei whisky Puni, vengono utilizzati tre diversi tipi di malto, d’orzo, frumento e segale, quest’ultimo ricavato secondo i metodi di raccolta tradizionale della Val Venosta e tutta di provenienza locale.

bottigliepuni

La distillazione, invece, avviene negli alambicchi acquistati appositamente in Scozia mentre su tutto il processo ha visionato il “responsabile tecnico” Harry Cockburn, presente al “battesimo” in kilt d’ordinanza ed evidentemente orgoglioso del lavoro svolto. “Un whisky italiano? Perché no. E’ stato un lavoro lungo e meticoloso con grande attenzione alla qualità finale. Un prodotto straordinario che ha ulteriori grandi margini di miglioramento”.

E certamente non manca il tempo necessario, perché, come per ogni whisky, il test definitivo sarà il “dodici anni” che sarà pronto solo nel 2024.  A dimostrazione che gli Ebensperger sono persone lungimiranti. In tempi di crisi, hanno mostrato grande coraggio e fiducia nel futuro e soprattutto grande pazienza. Jonas Ebensperger, però, non sembra nemmeno accorgersi della forza del loro sogno: “Eravamo troppo impegnati nel lavoro quotidiano per pensare alla lunghezza e durata dell’investimento. Abbiamo sempre lavorato per coniugare tradizione e innovazione. In fondo, già ora, il nostro whisky è una cronaca liquida del passato”.

Massimiliano Boschi

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