NOI, si alza il sipario sul parco tecnologico «modello per il Paese»

«Un modello per il Paese». Dove la crescita si sposa all’attenzione al quella natura già invocato nell’acronimo NOI (Nature of Innovation), dove «lo sviluppo sostenibile nasce dal tenere insieme il passato con uno sguardo attento al futuro». Parole e musica (per le orecchie altoatesine) di Maria Elena Boschi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Era lei l’ospite d’onore della serata che inaugurava una struttura in realtà già viva, il NOI Techpark di Bolzano Sud. E la Boschi non ha deluso: unico intervento a braccio della serata (con Caramaschi), il suo, con saluto iniziale in tedesco. Ed è così che le si perdona anche un piccolo errore nella citazione ad Italo Calvino: «Le città invisibili» che diventano «ideali». Anche perché il sottosegretario stava parlando della riqualificazione dell’area ex Alumix del capoluogo altoatesino, un «progetto architettonico ambizioso». Con soddisfazione degli architetti Claudio Lucchin – visionario come un buon progettista deve essere – e dello studio Chapman Taylor: insieme hanno creato, dibattendo fra loro, un qualcosa di respiro internazionale. Un modello per il Paese, e non era scontato: così come ha ricordato Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, «l’Alto Adige spende meno della media europea in ricerca e sviluppo». Ma gli altoatesini sono tosti, determinati: il gap si deve recuperare, e il NOI è «il punto focale della strategia sull’innovazione».

IMG_7843Tanti numeri si possono dare sul NOI: ve li copiaincolleremo dai comunicati in fondo, come si deve. Uno, un po’ diverso dagli altri, ve lo vogliamo dare subito: in Italia un metro cubo costruito costa 478 euro, in Alto Adige – che è sempre Italia, ça va sans dire, ma a volte più efficiente – il NOI è costato 281 euro al metro cubo. E, udite udite, è stato realizzato in meno di tre anni: il tempo previsto per la costruzione. Un lavoro di tutti, un orgoglio di un territorio che si è presentato compatto all’inaugurazione. Fino al taglio del nastro finale collettivo. Centocinquanta persone con un paio di forbici in mano per una festa palese, acclarata. Kompatscher ha potuto così ricordare come NOI voglia dire nuovo in dialetto pusterese (e anche – come pronuncia – in tedesco) e insieme in italiano. Orgogli riscaldati anche dall’intervento accorato del sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, che ha parlato di inclusione, di Sudtirolo e d’Italia come lui sa fare: insieme, dal cuore. Sul palco due moderatori doc: Ulrich Stofner e Hubert Hofer, altre anime del progetto. Così come Hansi Pickler, numero uno di IDM, e Helga Thaler Ausserhofer, corrispettiva di Bls. Ecco alcuni scatti della serata: le foto sono di Ivo Corrà.

Ma ci stiamo dilungando: vi avevamo promesso dati, cifre e un po’ di storia. Eccoli per voi. Oltre 20 laboratori, 6 istituti di ricerca di respiro internazionale (Fraunhofer Institute Italia, Eurac Research, Unibz- Università di Bolzano, Centro di sperimentazione agroforestale Laimburg, Eco Research, Agenzia CasaClima), 40 startup e 20 aziende – fra le quali Huawei, Maccaferri, Grandi Salumifici Italiani, Leitner – a formare il cuore già pulsante del NOI Techpark, all’interno dell’area di 12 ettari, per un investimento di 124 milioni di euro da parte della Provincia Autonoma di Bolzano. Un’ex fabbrica di alluminio che, a 80 anni dall’apertura datata 1934, diventa ora un polo di innovazione.  Sono 4 i settori di eccellenza sui quali incentrerà i propri sforzi NOI Techpark: Green, Food, Ict&Automation, Tecnologie Alpine.

IMG_7830

La costruzione di NOI Techpark incarna lo spirito green della provincia. Progettato da Claudio Lucchin & Architetti Associati e dallo studio italiano del gruppo Chapman Taylor, Nature of Innovation nasce infatti dal recupero del complesso industriale dell’Alumix di Bolzano, storico stabilimento costruito nel 1937. «Qui passato e futuro si incontrano», spiega Ulrich Stofner direttore del Dipartimento provinciale economia, innovazione ed Europa. L’entrata di NOI Techpark è un edificio chiamato Black Monolith, il monolite nero. La copertura di questo edificio è rivestita con pannelli fotovoltaici scuri e lastre in schiuma d’alluminio scura. «Questo complesso – ricorda Stofner – al momento della sua apertura, nel 1937, era il più grande stabilimento per la produzione di alluminio in Italia. Si tratta di un esempio fantastico di architettura razionalista, ovviamente sotto tutela, che nel NOI Techpark viene integrato con la modernità rappresentata da questo monolite orizzontale, ricoperto proprio di alluminio, simbolo della conoscenza umana, che richiama 2001, Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Una metafora che prosegue con la leggera inclinatura della struttura che serve a ricordare l’essere umano che si alza in posizione eretta man mano che procede nella sua evoluzione. Di fronte all’entrata svetta la torre piezometrica trasformata in opera d’arte contemporanea». Di notte un’illuminazione da set cinematografico esalterà la monumentalità del luogo, segnalando l’incessante lavoro che si svolge all’interno. Si tratta di un quartiere che vivrà in simbiosi con la città: ristoranti; un teatro a gradoni per appuntamenti serali; un centro eventi composto da quattro sale.

Enrico Albertini

 

Ti potrebbe interessare