Dalla «rana crocefissa» al corpo distorto, Kippenberger torna al Museion

Atteso anche il vescovo Ivo Muser all’inaugurazione di «Body Check. Martin Kippenberger – Maria Lassnig». La chiusura di un cerchio aperto nel 2008, con la famosa «rana crocefissa» di Kippenberger che suscitò gli strali dell’allora Papa Benedetto XVI. La rana, stavolta, non ci sarà. Non mancheranno i crocefissi, ma la mostra pare essere l’occasione per chiudere una vicenda che dopo dieci anni può arrivare al termine.

La mostra, a cura di Veit Loers, curatore ospite, apre la stagione espositiva 2018, anno in cui il museo celebra i dieci anni nella nuova sede progettata dagli architetti KSV di Berlino. 
Con l’invito allo storico dell’arte tedesco Museion vuole creare un momento e luogo di significativa rilettura del lavoro di Martin Kippenberger (1953, Dortmund, D – 1997, Vienna, AT), artista che ha segnato la storia dell’istituzione con l’esposizione, nella mostra inaugurale del 2008, dell’opera “Zuerst die Füße”. La figura di Kippenberger viene collocata così nel più ampio contesto storico artistico e messa in relazione, per la prima volta, con quella di Maria Lassnig (1919, Kappel am Krappfeld, AT – 2014, Vienna, AT). La mostra getta un nuovo sguardo sull’opera di queste due grandi personalità, mettendo in evidenza connessioni fino ad ora inesplorate tra i due.

 

MUSEI: RANA CROCIFISSA, E' GIA' POLEMICA PER NUOVO MUSEION. OPERA DEL TEDESCO KIPPENBERGER A MUSEO D'ARTE MODERNA DI BOLZANOPer Kippenberger «tutto va velocemente, e non è mai abbastanza veloce». Nella sua breve vita crea un’opera multiforme, che oltre a quadri, disegni sculture e installazioni comprende anche inviti e cataloghi. Il vero riconoscimento avviene post mortem. Tra le sue ultime personali la retrospettiva al MAMCO di Ginevra e nel 1997, anno della sua morte, al Museum Abteiberg di Mönchengladbach in Germania, diretto allora da Veit Loers.  Maria Lassnig «prende tempo per le cose che fa» – ha 35 anni più di Kippenberger e gli sopravviverà di quasi vent’anni. Il riconoscimento internazionale arriva tardi; nel 1985 si tiene la sua prima retrospettiva al Museum Moderner Kunst di Vienna; il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia è del 2013. Lassnig crea un’ampia opera prevalentemente come pittrice e disegnatrice e lavora costantemente a una “pittura del corpo” portata avanti anche nello spirito di un’emancipazione femminile.

«Entrambi, Maria Lassnig e Martin Kippenberger, avevano come obiettivo quello di dare una forma alla miseria dell’esistenza umana: come messa in scena del corpo femminile e maschile» – così scrive il curatore Veit Loers. Sono infatti corpi umani distorti, scomodi, limitati in anti-pose, ridicolizzati, talvolta comici e caricaturali quelli in cui si autorappresentano Kippenberger e Lassnig. Il riferimento alla tematica del corpo in maniera grottesca emerge in Kippenberger in mostra nel dipinto in più parti “Fünfzehn Beine, trotzdem alleine”, del 1981 e nel gruppo “Familie Hunger” del 1985, il primo grande lavoro scultoreo dell’artista. Negli stessi anni Maria Lassnig realizza i quadri in cui è in lotta con le macchine o con la tela; in mostra “Die innige Verbindung von Maler und Leinwand” del 1986.

 

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