Minoranze linguistiche, approvata la nuova legge di tutela

Con 37 voti a favore e 13 astensioni, il 16 maggio, è stata approvata dal Consiglio regionale la legge di tutela delle minoranze linguistiche:«Norme in materia di tutela e promozione delle minoranze linguistiche cimbra, mòchena e ladina della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol». L’assessore alle minoranze Giuseppe Detomas spiega soddisfatto: «Nella stesura del testo abbiamo coinvolto autorevoli esperti dell’Eurac di Bolzano e dell’Università di Trento. In particolare, del gruppo di lavoro coordinato dalla professoressa Alexandra Tomaselli, hanno fatto parte i professori Jens Woelk e Günther Rautz, oltre ai funzionari della Regione competenti in materia».

Un traguardo, questo, che per Detomas «può davvero definirsi storico, posto che per la prima volta la Regione ha affrontato il tema della tutela delle minoranze linguistiche con un approccio sistematico e organico». Tra le cose che secondo l’assessore rendono questa legge «una pietra miliare nel complesso delle norme a tutela delle minoranze, c’è la specifica previsione del Comun General de Fascia quale ente esponenziale della comunità ladina della Val di Fassa». Questa norma, sebbene già contenuta dello Statuto di autonomia, «aveva bisogno di un’ulteriore specificazione, posto che la materia dell’ordinamento degli enti locali è appunto una competenza regionale». Ma insieme a questo, continua Detomas, «vi è la previsione, altrettanto storica, del riconoscimento, con una norma di legge, del ruolo della Lia di Comuns Ladins quale soggetto rappresentativo della comunità ladino dolomitica, comprendente anche i comuni della provincia di Belluno appartenuti storicamente al Tirolo storico e parte integrante della comunità dei ladini del Sella». Per l’assessore alle minoranze, in sintesi, «non è cosa che accade tutti i giorni riuscire a far approvare una legge a livello regionale che riguarda entrambe le Province, specie in un contesto dove la Regione viene ad assumere sempre più un ruolo di coordinamento anziché di elaborazione e di gestione diretta di compiti e funzioni».

Fino a prima del decreto la materia della tutela delle minoranze linguistiche, a parte l’erogazione di contributi, era regolata fondamentalmente dalle due Province autonome. Detomas ha voluto precisare che era necessario «dare una maggiore organicità a livello regionale alla materia in questione, sia perché vi sono principi comuni a livello statutario, sia ai fini della partecipazione, della trasparenza e pure sotto il profilo dell’efficacia». La legge utilizza la dizione «gruppi linguistici»per designare le comunità dei parlanti le lingue minoritarie tradizionalmente presenti sul territorio regionale, rifacendosi in tal modo all’Accordo Degasperi – Gruber, fondamento dell’autonomia speciale della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Secondo la legge, gli interventi possono avvenire sia su diretta iniziativa della Giunta sia sulla base di una collaborazione fra la Regione e altre istituzioni locali, nazionali ed estere, oltre che sulla base di proposte provenienti da associazioni ed enti con sede nel territorio regionale. I campi d’intervento riguardano in particolar modo il mantenimento e lo sviluppo delle lingue dei gruppi numericamente meno diffusi sul territorio, anche in vista dell’utilizzo di dette lingue in ambito amministrativo e pubblico in genere. Un Comitato tecnico, del quale faranno parte i rappresentanti delle due Provincie, è stato istituito per valutare le iniziative proposte dalle associazioni e con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni negli interventi di sostegno da parte delle amministrazioni interessate.

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