Merano si candida come Capitale italiana della cultura 2020

Merano candidata come Capitale italiana della Cultura 2020. E’ la sfida lanciata dalla giunta della città del Passirio: entro l’inizio del 2018 si saprà se Merano avrà vinto la gara con le quasi cinquanta città che si sono presentate. «La decisione di proporre la candidatura della nostra città per questa iniziativa nasce dalla convinzione che Merano, fra le 46 città che si sono presentate, costituisce una realtà assolutamente originale», ha spiegato il vicesindaco e assessore alla cultura Andrea Rossi. «È soltanto qui, infatti, in una città che rappresenta equamente i due gruppi linguistici maggioritari di questa terra, che la cultura italiana quotidianamente dialoga con quella tedesca, con quella europea. Contaminando e facendosi contaminare. Contrasti e incontri, dialogo e ponte: con questa visione Merano intende promuoversi come città che chiude il progetto».

Capitale italiana della cultura: l’aumento di visitatori

Lo scorso 7 luglio il vicesindaco ha partecipato a Roma a un incontro nazionale dal quale ha ricevuto utili indicazioni per la stesura del dossier di presentazione. L’occasione è valsa anche per informarsi sui lusinghieri risultati, turistici e non, di Mantova, capitale del 2016. Un +20% di flusso turistico e un ritorno più che raddoppiato degli investimenti sono i benefici che la designazione quale capitale italiana della cultura ha fruttato alla cittadina lombarda. «La stessa buona sorte – ha ribadito Rossi – ci auguriamo anche per Merano. L’impegno sta fin d’ora coinvolgendo gli uffici e gli altri attori del territorio. Entro il 15 settembre, infatti, dovrà essere presentato al Ministero il dossier che conterrà presentazione e progetti, investimenti e aspettative, collaborazioni e sinergie».

Capitale Italiana della Cultura: le tempistiche

Se Merano dovesse passare la prima selezione ed entrare tra le prime dieci città in lizza per l’ambito titolo, amministratori e dirigenti meranesi dovranno affrontare un colloquio dinanzi alla commissione giudicante per sapere poi, entro gennaio 2018, se potrà fregiarsi del titolo e beneficiare dei fondi – pari a un milione di euro – ad esso collegati.

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