Maso chiuso, nuove norme contro la frammentazione

La legge sul maso chiuso con il principio di indivisibilità ha contribuito a salvaguardare le piccole aziende agricole. Ma la microstruttura limita la loro competitività e genera alti costi di produzione: se quindi nel breve periodo la frammentazione delle aziende agricole attraverso la costituzione di nuovi masi chiusi senza unità abitativa può sembrare un punto a favore, a lungo termine si rivela uno svantaggio per l’agricoltura locale, osserva l’assessore provinciale all’agricoltura Arnold Schuler. Dal 2003 al 2015 sono stati 160 i masi chiusi costituiti senza casa di abitazione.

L’intento del nuovo disegno di legge approvato oggi dalla Giunta e inoltrato al Consiglio provinciale è pertanto quello di rendere più difficili le condizioni per la costituzione di un maso chiuso in mancanza di una casa di abitazione con relativi annessi rustici. D’ora in poi sarà necessario incorporare tutte le superfici agricole idonee alla costituzione di un maso di proprietà del richiedente e dei suoi genitori nonché quelli del suo coniuge acquisite dopo il matrimonio. Per i giovani agricoltori ora si richiede anche di essere iscritti, negli ultimi cinque anni, nella relativa gestione previdenziale e assistenziale presso l’INPS.

Tra le altre modifiche introdotte il ddl prevede che non solo il richiedente o i suoi genitori, ma anche il coniuge non possa essere stato, negli ultimi cinque anni, proprietario di un alloggio idoneo ad una famiglia coltivatrice. Inoltre, per il raggiungimento della superficie minima – due ettari in frutticoltura e viticoltura e 4 ettari di campo o prato – non possono essere considerate le aree distaccate da altri masi chiusi che hanno già utilizzato le possibilità edificatorie riservate al maso chiuso. In Alto Adige i masi chiusi sono attualmente 13.400, di cui 1166 masi aviti, ossia da almeno 200 anni di proprietà della stessa famiglia in linea diretta o fino al secondo grado in linea collaterale.

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